833: numeri o dipendenti?
Caro lettore, non sono una giornalista e la mia intenzione è quella di scrivere una semplice riflessione. Scrivo in qualità di figlia di un dipendente preoccupato perché la sua azienda, la Sirti, una grande azienda che si occupa di progettazione e manutenzione di importanti reti di telecomunicazioni, la stessa per cui lavora fedelmente da circa 27 anni, quella per cui ogni giorno ha impiegato e impiega tutt'ora ore e ore della sua vita, facendolo con passione e professionalità e garantendo un servizio alla cittadinanza , ha annunciato una procedura di licenziamento collettivo che vedrà un totale di 833 esuberi su 3691 lavoratori su tutto il territorio italiano. 99 saranno gli esuberi che interesseranno la Puglia: 55 nella zona di Bari, 12 nella provincia di Taranto e 32 sulla provincia di Lecce.
Ho letto diversi articoli in cui l'azienda giustifica questa decisione appellandosi alle ingenti perdite finanziarie subite nell'ultimo biennio ma non ho trovato, in nessuno di questi ultimi, alcuna idea per un' eventuale risoluzione alternativa del problema o ricollocazione degli stessi 833 dipendenti che sarebbero inevitabilmente lasciati allo sbaraglio supponendo che nemmeno un decimo di questi sia d'età pensionabile. Mi chiedo cosa possa fare un uomo o una donna di 40 - 60 anni che viene sbattuto fuori dall'azienda per cui ha sempre lavorato, che si è specializzato in un determinato settore con corsi d'aggiornamento ad hoc e che ha dedicato tutto se stesso per dare il 101% dei risultati per rispondere alle esigenze del cliente.
Quali sono le possibilità di reinserimento o di trovare un'altra occupazione a quell' età? Quali saranno le certezze sulle quali queste 833 teste potranno fare leva una volta fuori da un'azienda di tale importanza? E in che modo l'azienda in questione sopperirà all'aumento del carico di lavoro? Appesantendo, a sua volta, il fardello dei dipendenti rimanenti o affidando incarichi ad attività di subappalto per risparmiare e mettendo in dubbio anche la stessa sicurezza sul lavoro? So che queste parole, nero su bianco, non faranno granché ma spero almeno possano far riflettere. A. C.