Asl Lecce: Come allungare le liste d’attesa
Dopo mesi di attesa rispetto alla data di prenotazione e profittando di una disdetta da parte di qualcuno, il 13/01/2020 mi sono recato presso il competente reparto dell’ospedale s. Caterina novella di Galatina dove ho trovato personale motivato, attento e gentile. Fatto l’esame al momento di ritirare il referto, il medico esecutore mi comunica che dovrò rifare l’esame per asportare 2 polipi di dimensioni molto ridotte. Alla mia domanda sul perché non avesse proceduto direttamente in quella sede, la risposta è stata chiara: la struttura non è abilitata a tale tipo di intervento, Per essere più precisi, la conclusione del referto recita testualmente “si consiglia polipectomia endoscopica in elezione, esame non eseguibile presso questo P.O.”
Premesso che due anni fa ho dovuto sottopormi allo stesso esame presso l’ospedale di Gallipoli dove l’asportazione di due polipi (simili, per natura e dimensione, a quelli accertati in quest’occasione) è avvenuta contestualmente e senza bisogno di rimandare a una successiva seduta “in elezione”, davvero resta difficile comprendere le ragioni per le quali i due distinti presidi ospedalieri entrambi facenti capo alla stessa azienda adottino criteri difformi davanti a identica casistica. E dire che la strumentazione utilizzata presso il presidio galatinese è di ultimissima generazione. Chiedersi come mai l’endoscopio non fosse dotato di una “terminazione” avente funzione di bisturi, diventa naturale. Ora, dovendo rifare l’esame, ho provato a prenotare attraverso il consueto canale telematico: il sistema alla data odierna (17.01.2020 ore 14:20) mi restituisce come prima data utile quella dell’ otto giugno 2022: 873 giorni di attesa (vedi screenshot allegato).
Fatti due conti dico: ho atteso molti mesi per sottopormi al primo esame che ha impegnato 2 giorni lavorativi del mio tempo (tra preparazione e esecuzione dell’esame), 45 minuti del tempo dello specialista endoscopista e altrettanti minuti di n. 3 infermieri assistenti. Oltre all’utilizzo della struttura e della strumentazione. Ignoro l’organigramma della ausl di Lecce e la sua strutturazione per funzioni. E dunque non sono in grado di valutare in capo a chi ricadano le responsabilità dell’episodio che ho vissuto personalmente. Né, d’altra parte, è mio compito stabilirlo. Mi chiedo però, in quale azienda privata (e già dal nome mi pare di capire che la ausl è un’azienda i cui criteri gestionali dovrebbero essere simili a quelli adottati da qualunque azienda operante sul mercato ancorché “temperati” da principi di solidarietà sociale) tutto questo potrebbe accadere. E la risposta è inequivocabilmente in nessuna, pena il fallimento. Per quanto ancora dovremo accettare simili inefficienze? E qui il “parallelo ” torna facile: neanche la “casalinga di voghera” farebbe registrare simili sprechi. Basterebbe solo adottare la diligenza del buon padre di famiglia. Ce lo suggerisce il nostro codice civile.