Basta lavoro in nero
L’arrivo di un nuovo anno è sempre ricco di propositi e sogni nel cassetto da realizzare. Ma è anche il momento di bilanci. Forse è la cosa più noiosa da fare, ma bene o male, anche senza volerlo; la facciamo tutti. Tra un pranzo e una cena o tra una festa e l’altra passata con parenti e amici. Sono una Donna di 32 anni, sono una salentina… amo la mia Terra, le Persone che solo qui si trovano (nel bene e nel male, sia chiaro…. Lu sule, lu mare e lu ientu oltre a modellare i nostri paesaggi, ci rendono unici al mondo, pregi e difetti), amo Lecce, amo la squadra del Lecce(sempre forza Lecce!!!)…e potrei continuare all’infinito nell’elencare le cose che amo e che tutti ci invidiano. Confesso che stando lontana gli anni dell’università ho sofferto di “saudade” anche io per tutto questo.
La “saudade” per Casa che accomuna tutti i salentini, a prescindere dall’età, e dai progetti futuri. I pensieri per casa, per il mare, le partite al Via del mare, il Barocco, la Taranta, i pasticciotti, il caffè e il “ti offro il caffè”, le frise, il cocomero,le “pittule”, le pucce, il rustico…. E non si tratta solo di nostalgia, ma di attaccamento alla nostra terra che è nel sangue di ogni salentino. Io ho deciso di tornare a Casa per Amore…del mio ragazzo salentino e della mia terra. Qualunque cosa abbia imparato lontana da casa, so di poterlo mettere, nel mio piccolo, a disposizione della mia terra e dei miei conterranei.
La mia professionalità ancora priva di esperienza, la mia umanità, la mia forza. E questo nonostante, negli anni, questa amata terra non mi abbia sempre dato tutte le risposte e l’aiuto che mi servivano in ambito sanitario e lavorativo, per esempio, o tutte le opportunità che avrei voluto. Non voglio elencare ciò che non funziona, tutte le contraddizioni della mia terra e della “mia gente”. Quelle le leggiamo ogni giorno su questa testata, le vediamo in tv, e le viviamo, chi più chi meno, sulla nostra pelle. A volte facciamo solo finta che non ci sfiorino o ancor peggio che non ci riguardino. Io sono un’idealista assoluta, Don Chisciotte contro i mulini a vento, senza destriero e senza Sancho Panza ahimè e ad oggi mi sento sconfitta da “lu ientu dellu Salentu”.
A prescindere da ciò e dagli ideali personali, credo che molti giovani- e anche meno giovani- sappiano bene di cosa parlo. Potrei iniziare anche a disquisire sulle colpe che ha il “sistema”, di quante e quali siano le frustrazioni che accompagnano chi cerca di affacciarsi nel mondo del lavoro nel Salento, di chi non voglia fare il bamboccione sulle spalle di mamma e papà, di chi già prima dei 30 anni, avendo incontrato l’Amore, vorrebbe metter su famiglia e avere dei figli. Ma questa mail non vuole essere una lamentela dal primo all’ultimo rigo, né un sermone per nessuno. Non punto il dito, non voglio dare colpe né trovare colpevoli.
Spero, sempre nel mio piccolo, di dare solo uno spunto di riflessione e spero che le cose cambino in meglio, anzi spero che vengano solo date opportunità a chi, come me, vuole restare e crescere qui a Casa sua, nella sua Terra e per la propria Terra. In modo da avere la possibilità di costruirci da soli il meglio. Questa è anche la storia dell’uomo che amo, e che più di tutti ama il Salento. La terra dove è nato e cresciuto. Dove è tornato dopo gli studi e dove vorrebbe vivere la sua vita. E che qui vorrebbe realizzarsi. La storia di un ragazzo che nonostante abbia una laurea in Economia, sia appassionato e capace nel suo settore, non si è mai tirato indietro dall’accettare qualunque lavoro abbia trovato. (Sia ben chiaro, la disoccupazione è un problema nazionale, non solo del sud e del Salento. E la maggior parte dei ragazzi probabilmente avrà vissuto quello che abbiamo vissuto noi).
Lui è un gran lavoratore, oltre ad essere un grande uomo. Ha lavorato anche durante gli studi, si è sempre dato da fare e subito dopo la laurea con la massima umiltà ha cercato semplicemente un lavoro, una possibilità. Nessuna pretesa di “posto fisso” come nel film di Checco Zalone. Solo la grande voglia di spendere la sua professionalità nella sua amata Terra, magari nel suo settore. Guadagnandosi quel posto e quell’eventuale contratto ogni giorno. La nostra generazione forse non arriverà mai alla pensione, ma lavorare con un contratto non è una stupida pretesa. E non è solo un discorso di legalità.
Dopo due anni di invane ricerche tra annunci lavorativi, agenzie di collocamento, colloqui, lavoretti malpagati, e senza mai abbandonare l’idea di restare qui, pur sapendo che tutto sarebbe stato più “complicato”; sembra arrivare l’occasione giusta. Un tirocinio di sei mesi e poi un eventuale contratto in una bella e avviata azienda salentina. I chilometri da fare ogni giorno erano tantissimi, gli orari del tirocinio non sarebbero stati comodissimi, all’inizio si trattava di lavorare anche il sabato e la domenica per conoscere tutto quello che c’era da sapere dell’azienda, ma nulla ha fermato quel volenteroso ragazzo, che dopo tanti sacrifici ha colto l’opportunità offertagli pur non avendo grosse garanzie.
Per farla breve, passati i sei mesi avendo dimostrato sul campo le sue capacità, il suo impegno e la sua dedizione a quel ragazzo è stato chiesto di rimanere a lavorare in azienda a ricoprire il ruolo per cui aveva svolto il tirocinio. E lui ha svolto il suo dovere con precisione, con passione e dedizione per 425 giorni, percorrendo ogni giorno 130 km con la macchina presa a rate con i primi stipendi, ha aiutato i suoi colleghi e i fatti dicono che è stato un plus per quella azienda. Il punto è che dopo il tirocinio, nonostante le svariate promesse e le rassicurazioni, non è arrivato nessun misero contratto. Anzi anche il tirocinio è stato fatto in nero. Non si può nel 2019 lavorare in nero, qualunque sia la posizione ricoperta. Sia questa “tranquilla” dietro una scrivania, oppure “pericolosa” in un cantiere, in un campo o in un’officina. Non si può approfittare del “bisogno” o dei sogni di una Persona. Non si può speculare sulla vita di nessuno.
Non si deve rubare il presente o il futuro a nessuno, a chi accetta di lavorare in nero con la promessa di…. Non si deve essere costretti a fare i conti con la propria coscienza perché si è nell’illegalità quando, nonostante si abbia una famiglia alle spalle, un ragazzo deve lavorare per poter costruire un futuro. Non darò altri particolari e non racconterò altri aneddoti perché non sono io la persona coinvolta in prima persona. Il mio ragazzo, qualche giorno fa, dopo un anno e due mesi è stato costretto a rinunciare a quel lavoro, perchè avrebbe dovuto lavorare ancora in nero.
E ora è di nuovo alla ricerca di un nuovo lavoro nella terra che tanto ama. Io spero abbia presto la sua occasione, perchè se lo merita. Perchè è onesto, in gamba, volenteroso e competente. Non voglio fare la morale a nessuno, né il predicatore della situazione. L’idealista che è in me direbbe “se nessuno accettasse di lavorare in nero, un qualsiasi titolare sarebbe costretto a fare un qualunque tipo di contratto”. Ma credo che questo si possa dire solo nel Paese di Utopia, e questo non vuol dire scendere a compromessi. Inutile raccontarci favole, bisogna lavorare per vivere. Non voglio neppure fare una sorta di denuncia, non sarebbe questa la sede adatta. Vorrei solo proporre una riflessione e porre un invito. A
partire dall’anno che inizierà tra un giorno, non toglieteci opportunità vere. L’opportunità di vivere una vita nella nostra Terra e non sopravvivere alla giornata senza progetti, senza la speranza di poter crescere e migliorare le nostre zone. Non siamo comodi e non ci manca la volontà. Il lavoro in nero uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoratore non può essere considerato una riga di costo del bilancio.
Un'azienda è come un' orchestra jazz.L'organizzazione aziendale, come quella musicale di un concerto jazz, è basata su tre fattori comuni: il ruolo delle persone, la gestione delle attività, i risultati prodotti. L'orchestra jazz valorizza il singolo componente, e la competenza e l'unicità del singolo valorizza l'orchestra. Il risultato sono le armonie e le atmosfere uniche che derivano da questa commistione. Date a chi vuole mettersi in gioco l'opportunità di valorizzare con il proprio apporto la vostra azienda, il vostro lavoro. Per crescere e far crescere il nostro territorio.