Il Salento perde un uomo illustre: Vincenzo Abati
Più di una settimana fa è venuto a mancare un personaggio di spicco del panorama culturale leccese: il professore e cavaliere Vincenzo Abati. La notizia dell'improvvisa scomparsa lascia ancora attoniti. Il presente articolo ha lo scopo di dedicare un giusto ricordo a questa brillante personalità, facendo una disamina sul suo operato, utile anche come fonte d'informazione ai vari studiosi locali. Vincenzo Abati nasce a San Cassiano di Lecce nel 1938 da una nobile e antica famiglia marchesale di Terra d'Otranto, che nei secoli ha dato tanti sacerdoti, avvocati, medici, patrioti e uomini di cultura. Compie gli studi superiori presso il Collegio “Calasanzio” di Campi Salentina. Si laurea in filosofia all'Università di Bologna.
Dal 1980 al 2005 è docente di Storia dell'Arte all'Accademia delle Belle Arti di Lecce. Nel 2000 la Scuola di Cavalleria di Lecce lo sceglie a presentare presso l'Hotel Tiziano la sfilata delle divise militari femminili, presentate dalle studentesse dell'Accademia di Belle Arti di Lecce. E' tra i più prolifici autori salentini, di drammi sacri, di bozzetti pedagogici ed interdisciplinari per le scuole e di commedie dialettali con cui ha vinto, dal 1976 al 2008, cinque rassegne teatrali presso il Teatro Politeama di Lecce. Delle sue opere bisogna ricordare dunque: 1. Nobiltà e Amore (commedia); 2. Focu meu mpizzicatu (commedia); 3. Terra Tumara (commedia); 4. Lu Scazzamurreddhu (commedia, più il testo per una canzone); 5. E mò... fazza Diu (commedia); 6. Lu Puparu (commedia); 7. Sutta sti chiari de luna (commedia); 8. Nc'era na fiata (commedia); 9. Lu testamentu de li guai (commedia); 10. E fose tuttu pe na macaria (commedia); 11. Fatti vecchi de casa noscia (commedia); 12. La pignata (commedia); 13. Osci è duminica stative citti (commedia); 14. La uce de Diu (commedia); 15. Lu vangelu secondu Papacagliazzu (commedia); 16. Li cunti de lu nonnu (commedia); 17. Li Quaquaraquà (commedia); 18. Utrantu de na fiata (commedia epocale); 19. Botrugno sulle orme della storia (commedia epocale); 20. Liberalismo e brigantaggio a Nociglia (commedia epocale, ancora inedita); 21. Lucia di Siracusa (dramma sacro); 22. C'era una volta a Tropea (dramma sacro); 23. Oronzo di Lecce (dramma sacro); 24. Adsum Domine – eccomi Signore (dramma sacro); 25. San Giorgio di Ortelle (dramma sacro); 26. Le seminariste (film); 27.
La donna sulle orme della storia (recital); 28. Quannu pizzica la taranta (musical). Ricordiamo anche l'opera “Fratello ho fame” che ha permesso di vincere alla Scuola Elementare “Don Bosco” di Nociglia il 1° premio al concorso nazionale scolastico di teatro a Barletta nel 1988. Vari sono stati i premi alla carriera, tra cui quello di “Teatramu”, festival del teatro popolare salentino (Maglie - edizione 2015) e quello ricevuto durante lo svolgimento del “Premio Lupiae” (Lecce – 2013). Il professor Abati ha guidato un gruppo musicale folcloristico dal 1975 al 1979. Tale gruppo, “I Curumùsciuli”, si è esibito con successo in molti paesi leccesi financo nel brindisino. Dopo il '79 il gruppo passa la palla al gruppo teatrale “Teatro e vita” che per 12 volte ha avuto lusinghieri successi di critica e di pubblico. Nagli anni '80 del XX° secolo non era ancora esplosa la “moda pizzicarola”, ma si stavano preparando le basi per quello che sarebbe stato il movimento della Taranta salentina (vedi “Notte della Taranta”). Negli anni, l'Abati, è partecipe in varie conferenze, soprattutto quelle più appassionate riguardanti il brigantaggio, la donna nell'arte e la Storia Patria di San Cassiano, Nociglia e Botrugno. Ricordiamo inoltre la Cittadinanza Onoraria che gli è stata concessa dal Comune di Poggiardo.
Vincenzo Abati è fondatore nel 2013 dell'Associazione artistico-culturale “Accademia della Nike”; lo vediamo presente in molte esposizioni d'arte: Premio Art Paris (Francia), Premio Hellas (Grecia), Premio Japigia (Bari), Premio Lupiae (Lecce), Premio Levante (Otranto) ed inoltre in “Salento Silente” e molti altri eventi. Tante sono state le sue note critiche, le recensioni, i commenti riguardanti le opere di artisti locali, in mostre dislocate in tutta la Puglia. Impegnato nella presentazione di vari artisti locali e di vari libri, ha curato diverse introduzioni su pubblicazioni editoriali di altri autori, scrivendo pure per riviste locali in svariati paesi. Ha scritto dei volumi tra cui: 1. Il Costume popolare a San Cassiano agli inizi del XX° secolo (ed. 1981); 2. Lineamenti stilistici della moda nella storia del costume; 3. San Cassiano Sacra (ed. 2013); 4. Nociglia al tempo dei Gallone (ed. 2018); 5. Nociglia tra sacro e profano (ancora inedito); 6. Diversi saggi sulle tradizioni popolari. Si potrebbero riempire pagine e pagine, perché sono ormai tanti i ricordi che legano Enzo al Salento. Chi ha avuto l’onore di conoscerlo, lo ha definito un uomo del cambiamento, che ha scommesso sui giovani per dare possibilità a tutti. Soprattutto nutriva grande fiducia nelle persone più giovani e nei confronti di chi, per svariati motivi, non aveva ancora avuto la chance di poter dare il proprio contributo in modo attivo, di poter dimostrare di valere.
Questa categoria di persone, in particolare, ha saputo trovare in lui un riscatto e una voglia di cambiamento. Bisogna ricordare così il professor Vincenzo Abati, per tutto ciò che ha saputo realizzare tendendo al bene delle nostre Comunità, con un impegno mai pago dei risultati raggiunti e pronto a guardare avanti per raggiungere nuovi traguardi. Di questo e di molto altro i suoi alunni ed anche gli artisti gli saranno sempre grati. Guardiamo alla sua vita come una testimonianza di grande impegno e concretezza, spirito d'iniziativa, capacità d'ascolto, speranza nei momenti difficili, sostegno, fiducia, integrazione dei ceti sociali. Uomo instancabile, determinato, tenace, combattivo. Per lui il “Caro” non era una forma di semplice cortesia o un modo di rivolgersi per forza dell’abitudine, ma la ferma volontà di accoglienza nel suo progetto, nella sua vita. Quando si entrava nel suo studio era sempre pronto all'ascolto per affrontare insieme le difficoltà e le gioie di chi aveva di fronte. Grazie alla sua notevole dose d’ironia ed autoironia riusciva a divertire gli astanti, nelle piazze e nelle botteghe dove spesso faceva visita per studiare gli usi e costumi delle persone, trasposti nelle sue commedie.
Personaggio di carattere umile e mai altezzoso, a prescindere dai suoi grandi e ben noti meriti culturali, vogliamo ricordare il suo tratto gentile ed ottimista (“l'ottimismo della volontà” secondo una massima gramsciana), la capacità di riuscire a mediare in funzione dello sviluppo e della concretezza. Bisognerà mettere insieme tutto, tutto quello che ha dato con gratuità, con generosità, tutta la bellezza e l’autenticità delle parole e dell’esempio che ha lasciato: quella lezione, quel tratto caratteriale distintivo, quella capacità di chiamare amico ogni persona conosciuta; quella forza d’animo di domandare rigore intellettuale, nell’aiutare a vivere l’errore come opportunità di crescita e di successo, anche minimo, come importante conquista. Chi ha avuto il privilegio di conoscere il professore, di apprezzare le sue qualità e la sua forza, proprio per il rispetto che merita, cercheranno di fare sicuramente del suo ricordo un modello. Non ci sono parole per un dolore così immenso. Desidero salutarlo con immutata stima, profonda gratitudine e con il proposito di rinnovare il nostro impegno per rendere i salentini maggiormente amanti delle proprie radici e tradizioni. Ciao Enzo!