La Tim confonde il futuro col passato
Come è noto e ormai sperimentato anche sul piano pratico e in soldoni, la Tim, a decorrere dal primo luglio 2015, ha modificato, da bimestrale a mensile, la frequenza di emissione delle fatture a carico dei propri utenti.
Fra i motivi del cambiamento, forse, l'opportunità di far cassa a più stretto giro e, in pari tempo, la possibilità di riscontri e verifiche maggiormente ravvicinati riguardo ad eventuali mancati pagamenti da parte degli abbonati.
Sia come sia, il gestore in questione, grazie alla sua posizione dominante nel comparto, ha potuto introdurre il cambiamento agevolmente, senza ombra d’eccezioni, tutto è andato, insomma, liscio come l’olio, in linea col vecchio adagio “cosa fatta capo ha”.
E però, a cambiamento ampiamente consolidato, residua, in merito, una coda di comunicazione di Tim che qualificare ridicola è poco.
Difatti, chiamando il 187, capita ancora adesso, e siamo a novembre, d’essere sistematicamente gratificati con una comunicazione registrata così recitante: “Al fine di rendere più chiara e semplice la consultazione della spesa telefonica, l’emissione delle fatture cambierà da bimestrale a mensile, a partire da luglio”.
Un avviso che, a questo punto, sa di muffa.
Alla faccia dell'ingresso nella società telefonica dei nuovi mega azionisti stranieri Bolloré e Niel.
3 novembre 2015
Rocco Boccadamo
Lecce