Lettera Aperta a Sua Illustrissima Eccellenza l’Arcivescovo della Diocesi di Lecce
A Sua Illustrissima Eccellenza l’Arcivescovo della Diocesi di Lecce Sua Grazia, Eccellenza Reverendissima Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, in piena umiltà mi permetto di disturbarLa, per riferirLe di incresciosi accadimenti che si protraggono oramai senza soluzione di continuità nella Sua Diocesi, più precisamente nella cattedrale metropolitana di Santa Maria dell’Assunta.
Lei ha sicuramente contezza del fatto che lo zelantissimo servitore della chiesa e parroco di suddetta parrocchia ha apposto all’ingresso manifesti coi quali si vietano alcune deprecabili attività non consone ad un luogo sacro ed in contrasto con i parametri di conservazione dei beni culturali del nostro paese; si vietano espressamente con icone barrate e corredate di didascalia, dagherrotipi statici e dinamici.
Io ho la grande fortuna di essere un saltuario frequentatore di codesta meraviglia, e, purtroppo, già lo scorso anno ebbi a lamentarmi per la frequenza in cui venivano disattese queste interdizioni. La settimana passata, (sicuramente un caso fortuito nel momento della mia presenza!) fra immagini prese con l’ausilio di un lampo ed autoritratti volgendo l’apparecchiatura a se stessi, mi sono sentito catapultato nel bosco di agrifoglio della città degli angeli.
Non mi sento il salvatore della patria, ma il senso civico non deve mancare a nessuno, pur senza fare l’eroe. Mi sono permesso di far notare a questi improvvisati registi che il veto imposto è ben preciso, fortunatamente è stato sufficiente l’attenzionare affinché la sconsiderata pratica avesse termine, sennonché un gruppo di 50/60 visitatori, credo barbari, hanno ingigantito il fenomeno, aggiungendo anche vocii e schiamazzi senza rispetto per chi la casa del Signore la stava frequentando per una preghiera. Questo gruppo era accompagnato da una guida italiana, alla quale mi sono rivolto facendo educatamente rilevare anche ad essa che veti di autorità superiori oltre che al buon senso avrebbero dovuto impedire ai suoi accompagnati, tutto quanto stavano facendo.
Questa gentile donzella, nello stigmatizzare che i suoi protetti vengono qui forse una volta nella vita, mi ha girato le spalle, ha impostato la mano destra di coltello, piegando il gomito con rapidissima mossa ha portato il braccio dietro il capo. Per interpretare il gesto se lo faccia ripetere da un suo sottoposto. Tutto questo mi è sembrato un eccesso poco sopportabile. Mi sono appropinquato alla persona addetta all’ingresso in cripta, il Sig. Bruno, ed ho chiesto se potevo prendere dall’auto la mia telecamera professionale a spalla. Risposta: Guai!! Prima si deve fare un regolare permesso!!
E quando ho detto, indicando praticamente tutti i presenti: e quelli?; sinceramente amareggiato, ha portato una mano sullo stomaco, manifestando una profonda frustrazione per la situazione. Il braccio dietro al capo lo hanno portato anche per lui, spesso, e che comunque ha un altro compito, deve stare in biglietteria. Uscito dalla basilica, sono entrato in arcivescovado, dove ho incontrato un prelato, di cui non ricordo il nome, al quale ho chiesto come fare per parlare con Lei Sua Grazia; chiestomi la ragione della richiesta, alla risposta, si è messo in difesa (io ero disarmato), mi ha detto che non ricordava i numeri di telefono, di cercare sul sito tutte le informazioni necessarie, e, che improvvisamente aveva molta fretta.
Allora ho chiesto con chi avevo parlato, la risposta è stata: non è importante!. Io nel frattempo credo, forse, di aver ricordato il nome: Don Abbondio. Onde evitare un inutile carteggio, nel caso Sua Grazia avesse l’intenzione di rispondermi, mi permetto, sempre con la cenere sul capo, di suggerirle le possibili soluzioni a questa spiacevole situazione.
Potrebbe decidere che il Sig. Reverendo Parroco si è confuso e che si possono svolgere tutte le attività ora proibite, di conseguenza rimuovere la restrizione. Potrebbe chiedere al Sig. Reverendo Parroco di ingaggiare un volontario che aggirandosi per le navate impedisca l’approccio alle vituperate pratiche. Al riguardo vorrei anticiparle che qualora il parroco dicesse, come Don Abbondio, che non si trovano i volontari per fare ciò, io parlando con tanti leccesi, posso assicurare che la disponibilità c’è; aggiungo che se il Sig. Reverendo Parroco, come Don Abbondio, dovesse pensare che una persona ben poco può fare, potrebbe mandare un suo legato in visita a Galatina, a Santa Caterina D’Alessandria.
Si renderebbe conto che il problema sarebbe risolto, da subito!. Le guide ufficiali dovrebbero essere sensibilizzate al punto, che durante la visita dovrebbero tenere la mano destra in tasca, ed essere le prime a farsi promotrici di una pratica di rispetto. Sono dispiaciuto di averLa tediata con piccoli problemi da poveri mortali, sicuro che anche la Sua Eccellentissima e Reverendissima sensibiltà è stata toccata e che avrà modo di risolvere per il meglio.
Paolo Ferrari – Modena