“Mater: Filosofie Futuristiche”, un viaggio con le opere di Panico verso nuovi pianeti
Conservare, proteggere, custodire la memoria; e ancora, omaggiare madre natura e tutte le donne, superare i limiti: sono tanti i temi dominanti nelle opere di Roberto Panico esposte presso la Fondazione Palmieri a Lecce fino a giovedì 8 settembre. “Mater: filosofie futuristiche” è il titolo suggestivo della mostra, che lascia ampio spazio alla riflessione. La “Mater” di Panico è rappresentata distesa mentre abbraccia il suo bambino, con una mano sul capo del piccolo, nel tentativo estremo di strapparlo alla morte, poco prima di essere seppelliti entrambi dall’eruzione del Vesuvio a Pompei. È questa l’opera - omaggio dell’artista a tutte le donne. Come anticipato, i temi che emergono sono molteplici: al centro del suo lavoro vi è anche il mondo rurale. Vecchi oggetti da lavoro ormai in disuso e arrugginiti, come zappe e rastrelli, ritrovati fortuitamente, un tempo compagni dei “contadini eroi”, vengono recuperati e “protetti” attraverso una copertura di catrame, con l’istinto di chi vuole preservarne la memoria del passato e del loro “sacrificio”. Negli anni queste opere sono state sottoposte a fenomeni naturali: l’energia degli attrezzi ha rotto le tele, come a voler manifestare la loro voglia di continuare ad agire in questo mondo. Ed è da qui, dalla nostra terra, che inizia il “viaggio” verso l’infinito, rompendo gli argini. Emblematici in questo senso sono “I Chiodi” che perdono completamente la loro identità e ne suggeriscono una nuova: il loro scopo non è più quello di trattenere ma, al contrario, di spingere verso l’alto, alla scoperta di nuove dimensioni. Il loro lungo “sacrificio” a rimanere “nascosti” viene stravolto e superato dall’artista, che conferisce loro una nuova luce e diventano il mezzo che conduce alla ricerca di nuove dimensioni spazio - temporali. Il loro scopo, quindi, è quello di “andare oltre” ed espandersi nello spazio, su nuovi pianeti. In tal senso, la visione di Roberto Panico si inserisce nel solco del concetto spaziale che lo avvicina a Fontana.