Periferie abbandonate, mortificanti interventi
Raccontare un fatto, ovviamente registrato giusto per celia. Abitazione al mare Leccese, dove, a parte la pandemia che non ha consentito di poter raggiungere le proprie abitazioni da circa 8 mesi, per un guasto elettrico, ci si ritrova, proveniente da altra regione, ad aspettare l’elettricista di turno, e ad accumulare una raccolta differenziata da conferire ma, stranamente, non si ritrovano più i cassonetti in strada.
Questa è la solita storia in cui una società la fa da padrone, decide senza chiedere, forse concordato solo con l’amministrazione, mai con quei poveri fessi degli utenti, e, senza mai offrire un periodo di transizione ai propri clienti, che come ben noto anche alle più sprovvedute persone, non c’erano, non potevano esserci in quel periodo e non sapevano. Ma più vergognoso sono le decisioni assunte durante un periodo in assenza di tutti gli utenti in cui la Puglia è sempre stata rossa o arancione.
Qualche fesso aspettando l’elettricista di turno raccoglie bottiglie di vetro, bottiglie di plastica, polistirolo e schifezze varie dalla spiaggia e dal mare. Chiedendo alla società interessata alla raccolta di intervenire, viene rimandato all’Assessorato competente, perché senza il mancato ritiro del famoso Kit non si deposita e non si raccoglie spazzatura. Ma si paga quasi interamente la tassa per tutti i 12 mesi. Chiedere all’Assessorato, in questa regione è abbastanza semplice, in altre non ti rispondono neanche.
Si spiegano i fatti, ma si resta meravigliato, stupito, incredulo dalla domanda di un impiegato, se per caso si appartiene ad una associazione o se si è iscritto a qualche lista particolare, altrimenti a che titolo ci si permette, o chi l’ha autorizzato a raccogliere questa spazzatura? Viene spiegato che è stato già fatto un contratto con una ditta per tale scopo, e che partirà da giugno, ma siamo solo agli inizi di maggio. A questo punto, non essendo un iscritto, non avendo le dovute autorizzazioni, si può solo rispondere che si rimetterà tutta la schifezza raccolta sulla spiaggia dove magari era stata precedentemente prelevata. Dagli uffici competenti, si rilevano i dati del richiedente e si rassicura che faranno intervenire la famosa ditta preposta. Si ritorna nella propria regione, lasciando le buste di spazzatura raccolta e foglie varie, ma riportando buste di umido, carta, indifferenziata e plastica nella propria regione. Una puzza incredibile per 500 Km.
A solo titolo di cronaca, le buste giacciono ancora dove lasciate. Si resta veramente sconcertato dalla trascuratezza che si pone nella informativa alla cittadinanza. Forse per i residenti è normale, non certo per la mancata informativa ai non residenti, dei quali si conoscono gli indirizzi e si inviano regolarmente le richieste di pagamento delle imposte dovute, mai una informativa. In un periodo di transizione di una fase pandemica così grave, si poteva adottare una politica di buon senso nei confronti di certi tartassati di queste periferie.
Sembra che tutti se ne freghino dei cittadini, utenti abbandonati e tartassati dei quartieri periferici marini. Giusto qualche esempio, sono i più tartassati dovendo pagare il doppio della IMU perché più del 90% delle abitazioni sono seconde case di non residenti, abitate per soli due mesi all’anno. La TARI, TASI, TARSU, o come la vogliono chiamare, questa supertassa incide per 5 volte il costo di un residente perché pagata per il 90% circa dell’importo di un residente che sfrutta questo servizio per 12 mesi. Adesso analizziamo il servizio offerto in questo periodo di transizione, dai cassonetti al porta a porta.
E’ vergognoso che la Puglia dopo un anno quasi di impossibilità, per i proprietari raggiungere le proprie abitazioni se provenienti da altre regioni o stati esteri, non poter usufruire del servizio se non si è potuto ritirare il famoso Kit. Si ritiene vergognoso pensare di non offrire alle abitazioni periferiche di mare un servizio adeguato e mirato, senza un’isola ecologica, e senza la disponibilità di un’assistenza commisurata al pagamento di un elevato tributo. Non si parla di cassonetti per rami, foglie di cui più necessitano questi quartieri e fanno ridere i piccoli recipienti nei confronti del volume prodotto in questi due mesi. Ci si chiede, perché viene imposto tutto ciò senza ascoltare le esigenze della cittadinanza?
Quale è il rapporto tra cliente e fornitore che permette questi continui soprusi nei confronti dell’utenza? Qualche anno fa fu fatto presente, in un incontro, all’allora Assessore all’Ecologia, che gli orari e i giorni di ricezione degli utenti differivano fra quelli esposti sui cassonetti e presso il front office di via Diaz, per cui dopo aver percorso oltre 40 km si ritornava indietro. L’assessore, persona encomiabile per il suo intervento, chiamò la ditta che affermò di aver cambiato gli orari apponendo sui cassonetti le esatte informazioni. L’assessore se l’è bevuta. Qualcuno fece un rapido giro dei cassonetti e di quella panzana neanche l’ombra.
Potrebbero essere state inviate comunicazioni o informative che difficilmente raggiungono sempre i tartassati non residenti. Ci si chiede inoltre cosa si fa per arginare l’erosione marina che distrugge in Italia decine di Km di coste? Non è possibile lasciare che la natura faccia il suo corso, perché non si analizzano tutti gli interventi posti in essere da altre regioni italiane? Forse è tempo sprecato, ma si prova sempre, come anni fa fu salvaguardato la spiaggia di Torre Chianca con la costruzione del “pennello”.