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"Questa strada sbilenca, traballante fu dunque la mia pelle"

Di seguito un componimento del salentino Vittorio Bodini, proposto in occasione della "Giornata mondiale della poesia"

LECCE - In occasione della Giornata mondiale della poesia, che si celebra oggi 21 marzo, di seguito vengono proposti i versi che il poeta salentino Vittorio Bodini dedicò a Via De Angelis, strada in cui era collocata la sua abitazione, ed attualmente intitolata all'ex sindaco Carlo Russi. 

La poesia

[…]

Questa strada sbilenca, traballante

fu dunque la mia pelle,

pietre e lastrici umani

di cui m’entrò nel sangue

l’odore e la gaia tristezza.

Venuto via dal mondo, fuori gioco

come credevo d’essere

dalle sue chiuse gare

di treni e di egoismo,

di subire o di imporre,

fui come un gatto che s’affaccia

alla luce dal buio degli scantinati

con un’aria terribile,

come se tornasse dall’aver scoperto

un passaggio per gl’inferi.

La calce bianca ed il cielo sonoro,

la povera realtà del tuo strano compenso

furono più di quanto meritassi:

un’ironia

che poté consolarmi fino a sorridere

d’ogni cosa perduta.

[…]

Vittorio Bodini, biografia

Nacque a Bari da genitori salentini il 6 gennaio del 1914, ma ancora in fasce venne portato a Lecce. Nel 1932 fondò un gruppo futurista leccese, il "Futurblocco". Nel 1937 si iscrisse alla facoltà di Lettere e filosofia di Firenze, dove si laureò nel 1940. Qui diventò amico tra gli altri di Mario Luzi, Alessandro Parronchi e Piero Bigongiari. Tornato a Lecce, con Oreste Macrì, curò la terza pagina di Vedetta mediterranea, storico periodico fondato da Ernesto Alvino, poi collaborò a Letteratura, pubblicando le prime poesie; aderì al movimento Giustizia e Libertà e si inserì in Libera Voce.

Nel 1946 si trasferì in Spagna come lettore d'italiano e poi antiquario. Nel 1950 rientrò a Lecce e dopo due anni ebbe la cattedra di Letteratura spagnola presso l'Università di Bari. Nel 1954 fondò L'esperienza poetica, rivista che durò due anni. Continuò ad avere rapporti stabili con il Salento, anche se negli ultimi dieci anni si trasferì a Roma, dove morì il 19 dicembre 1970.

Studioso del barocco, di Luis de Góngora e dei surrealisti spagnoli, Bodini diede vita a importanti traduzioni del Don Chisciotte della Mancia di Cervantes, del Teatro di García Lorca, uscite presso Einaudi, oltre che di riuscite pagine di Francisco de Quevedo, Rafael Alberti, Pedro Salinas, Pablo Neruda ed altri.

È autore di numerosi scritti in prosa. Pubblicò inoltre apprezzati libri di poesia. Da ricordare La luna dei Borboni (1952), Dopo la luna (1956), Metamor (1967) e Poesie (1972, raccolta postuma uscita per Arnoldo Mondadori Editore e negli ultimi anni ripubblicata da Besa).

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