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Capitale europea della cultura 2019

Lecce Capitale europea della cultura 2019, commissione dice sì alla candidatura

Il gruppo di lavoro insediato al Ministero dei beni artistici e culturali ha redatto la short list tra le 21 città annesse alla seconda fase. Oltre al capoluogo salentino, passano Perugia-Assisi, Matera, Siena, Cagliari e Ravenna

ROMA – E’ un po’ come andare ai quarti di finale nella Champions League. Lecce questa volta non gioca al calcio, ma si contende lo sprint finale dell’ambito riconoscimento di Capitale europea della cultura per il 2019. Con il sogno europeo sempre più vicino. Ora si può dire. La commissione insediata presso il Mibac (Ministero dei beni artistici e culturali) di valutare le candidature italiane e di produrre una short list tra le 21 città annesse alla seconda fase, ha concluso i lavori nel tardo pomeriggio a Roma, ed ha ammesso la candidatura della città barocca. Lecce da oggi prenota davvero un posto nel centro dell’Europa, pur restando nel cuore del Mediterraneo. 

Oltre al capoluogo salentino, sono Cagliari, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena le altre candidate italiane al riconoscimento, scelte dalla giuria mista presieduta da Steve Green. L'organo tornerà a riunirsi nell'ultimo trimestre del 2014 per la selezione vera e propria, quella che può aprire le porte per il paradiso.

Eppure non era affatto facile. La commissione selezionatrice era composta da sei delegati delle istituzioni italiane e da sette designati da quelle europee. Professionali, precisi, severi, cortesi, da quel che si dice. I criteri di valutazione hanno riguardano la dimensione europea della manifestazione e il coinvolgimento dei cittadini nel processo di preparazione.  

E Lecce ha convinto più di altre città. Altroché. Lo ha fatto con il suo dossier, con il coordinatore della candidatura Airan Berg, col sindaco Paolo Perrone e l’amministrazione leccese, le tante associazioni culturali che si sono spese gratuitamente per sostenere la mission impossible: Lecce che ha dovuto vedersela con  candidature sulla carta autorevoli come quella di Venezia e il Nord Est, Urbino, Matera, L’Aquila, Palermo, Perugia-Assisi, Torino, Ravenna, Bari-Taranto, solo per citare alcune. Ma quel dossier in inglese dal titolo epico Reinventare Eutopia, quelle 78 pagine di progetti e ambizioni per una città culturale possibile dentro un territorio quasi isola, devono avere convinto la commissione. 

D’altronde, se davvero Lecce raggiungesse l’obiettivo finale, come tutti si augurano - spuntandola sulle altre città con le quali si potrebbe giocare la finale tra sei mesi a Bruxelles -, con una nuova commissione e un nuovo dossier, allora diventerebbero reali anche le occasioni di investimento a medio termine con evidenti ricadute di carattere economico per il comune capoluogo e per tutto il territorio salentino.

Per capire ancora meglio di cosa si tratta, è opportuno forse una piccola cronistoria dell’ambito riconoscimento. La prima città ad essere selezionata fu Atene, nel 1985. All’epoca si chiamava Città europea della cultura. L’anno successivo toccò a Firenze. Nel corso del tempo la procedura di selezione è stata modificata con la previsione di una turnazione tra gli Stati dell’Unione Europea, due per ogni anno. Dal 2000 le città selezionate sono state battezzate Capitale europea della cultura: per quell’anno ne furono selezionate nove e tra queste Bologna. Nel 2004 fu la volta di Genova. Quest’anno le due candidature vincenti sono state quella di Marsiglia e di Kosice (Slovacchia). La prossima occasione per un città italiana si presenterà nel 2033. 

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