rotate-mobile
Moi te nde ticu quattru

L'odissea del tifoso. "Io? Volevo solo un biglietto..."

Se non vivi nella tua città, acquistare un biglietto per il settore ospiti di uno stadio può diventare quasi impossibile. Ecco la disavventura di un tifoso del Lecce residente a Parma

Essere terroni è una condizione senza via di scampo. Se non sei figlio del signorotto del paesello e non hai la pappa pronta sotto il muso, ti tocca rimpolpare le schiere degli emigranti del Nuovo Millennio. Essere terroni significa - lo dice l'etimologia stessa - avere un saldo legame con la propria terra. Fatta qualche rara eccezione di rinnegamento, il più delle volte il terrone mantiene inalterato questo legame. Che lo spinge a seguire le trasferte al Nord della propria squadra del cuore. Perché è un modo per mantenere vivo il contatto con la lingua (il dialetto) ed il senso di appartenenza, perché permette di ritrovare gli amici sparsi qua e là, in questa sorta diaspora tutta italiana, perché è un modo per vivere 90 minuti di intensità emotiva, stretti a difesa dell'onore e del colore di quella terra, che pure poco o nulla ha fatto per trattenerti. Il terrone, si sa, è generoso. Ma per colpa di qualcuno, non si fa credito a nessuno.

Da qualche tempo una legge cieca che vorrebbe colpire la delinquenza, quella che purtroppo rovina il calcio, ferisce a morte anche l'orgoglio dei più, quelli che il calcio è… vita, passione, gioia. Acquistare un tagliando per il settore ospiti è ormai quasi una chimera, per chi vive fuori dalla propria città. Finisce così che la legge contro la violenza, colpisca soprattutto, in modo indiscriminato, studenti universitari e onesti lavoratori. Ecco cosa ha dovuto affrontare oggi un salentino. Per un biglietto che forse non comprerà mai. Una domanda, una sola domanda: a chi giova tutto questo? (Emilio Faivre).

di Antonio Malorgio

Sono un appassionato tifoso del Lecce, vivo a Parma, e quando mi è possibile, seguo la mia squadra del cuore in giro per il Nord Italia. In occasione di Chievo-Lecce del 1° marzo 2008 mi sono interessato per poter acquistare i biglietti della gara da seguire nel settore ospiti dello stadio "Bentegodi". Saputo che è possibile acquistare il biglietto per il settore ospiti presso tutte le filiali nazionali di una certa banca e controllata quale fosse quella più vicina a casa mia, mi ci sono recato per acquistare il biglietto sia per me, sia per un mio amico impossibilitato a spostarsi in orari di ufficio (ovviamente ero anche in possesso della sua carta d'identità). Arrivato all'istituto di credito, fuori ho trovato scritto il nome della filiale, quello di un'altra banca, ma facente parte dello stesso gruppo.

Tra me e me ho pensato che il biglietto fosse possibile acquistarlo anche qui, e sono entrato. Al mio cospetto si è presento un istituto finanziario relativamente piccolo,con due soli sportelli di cui solo uno aperto. Mi sono messo in fila ed ho aspettato il mio turno. Una volta di fronte al funzionario ho spiegato che avrei voluto acquistare dei biglietti per una partita di calcio. Il funzionario mi ha detto: "Mi dispiace, ma oggi abbiamo solo una cassa aperta e non possiamo perdere tempo per fare i biglietti dello stadio". Al che, l'ho guardato ed ho esclamato: "Guardi i biglietti posso farli solo qui, non ci sono altri punti vendita in zona". Lui mi ha guardato ed esclamato, a sua volta: "Guardi, non so dove sta la carta per stampare i biglietti dello stadio, forse l'abbiamo finita, non so proprio come fare".

Allora, guardandolo seccato, gli ho detto: "Gentilmente, potrebbe controllare se ne è rimasta, a me i biglietti servono oggi". E lui mi ha risposto: "Ma perché non li fa sabato allo stadio prima della partita?". Ed io: "La legge mi impedisce di acquistare il biglietto del settore ospiti il giorno della partita". E lui: "E' necessario andare nel settore ospiti?". Ed io: "Certamente, ma che domande sono queste?". A quel punti s'è alzato e dopo pochi secondi è tornato con la carta su cui stampare i biglietti. Quindi, sorridendo, mi ha detto: "Erano di là, ho controllato". Io, con un sorrisetto ironico, gli ho risposto: "Ha fatto bene a controllare". Mentre era intento a scrivere al computer, mi ha riferito: "Il biglietto possiamo farlo solo per te, non possiamo farlo per il tuo amico perché oltre al suo documento occorre anche una sua firma". Esasperato, ho provato a fargli capire l'antifona: "Guardi che nessuno deve firmare nulla, lei deve solo trascrivere i dati". Allora lui si è alzato ed ha chiesto conferma ad un suo collega nell'ufficio dietro la sua postazione.

Dopo un po' è tornato, dicendo: "Aveva ragione lei". Ormai la mia pazienza era scomparsa del tutto e non vedevo l'ora di uscire dal la banca (sperando di avere i biglietti tra le mani). Dopo aver preso i dati e battuto al computer per circa un quarto d'ora, con un silenzio di tomba fra noi, mi ha detto con un sorrisino compiaciuto: "Siamo impossibilitati a fare il biglietto per il settore ospiti in questo istituto di credito, possiamo farlo per qualsiasi altro settore, ma il settore ospiti proprio no; il biglietto del settore ospiti lei lo può acquistare solo nella X e in nessun altro istituto di credito di questo circuito". Dopo esser rimasto a bocca aperta e abbastanza adirato, ho domandato: "Come mai sulle pagine bianche questa banca è segnata come "X" e non come "Y"? Ed il signore in questione si è rivolto a me in maniera maleducata: "Non sono fatti che mi riguardano, ora si sposti che ci sono clienti che aspettano da mezz'ora, arrivederci"...

Ma la cosa che forse può dare ancora più fastidio è stato il "Forza Chievo" dettomi quando ormai gli avevo voltato le spalle. Sfido una qualsiasi persona a mantenere la calma in queste circostanze. Ora, non so se fa davvero più male non sapere se riesco a raggiungere i miei amici per passare una felice giornata di sport, o dover compiere i salti mortali per poter (tentare di) acquistare un semplice biglietto per una partita...

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'odissea del tifoso. "Io? Volevo solo un biglietto..."

LeccePrima è in caricamento