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Giovedì, 28 Marzo 2024
Moi te nde ticu quattru

Ma Lecce non mi ha insegnato ad andare in bicicletta

Riscoprire l''importanza delle due ruote. Il commento di una nostra lettrice: "Questa città sorda non ha saputo far germinare tra i suoi cittadini il naturale bisogno di lentezza e pulizia"

di Elisabetta Liguori

Questa città non mi ha insegnato ad andare in bicicletta, né in campagna né tanto meno in città: oggi faccio fatica su strada o fuori, se ho solo due ruote sotto i piedi, sono colta dal panico, sudo molto più del normale, confondo il percorso. Credo che la colpa non sia mia, ma di questa città sorda che non ha saputo far germinare tra i suoi cittadini il naturale bisogno di lentezza e pulizia connesso all''uso del mezzo ciclabile.

Ricordo anni fa: un mio zio che, a poco più di 30 anni, era stato costretto a lasciare Lecce per lavoro e a trasferirsi a Pesaro rinato altrove per necessità, aveva scoperto l''uso delle due ruote e ne era orgoglioso. Così scendeva qui da noi, in Puglia, durante le feste, portando in patria la sua scoperta nuova, caricando il mezzo fiammante sul porta bagagli, assicurandolo con cura e amore. Veniva a Lecce per passeggiare lungo i noti tratturi tra papaveri con leggerezza, cercava la sua città, la sua terra, mi diceva, per osservarla meglio, ritrovarla, capirla. Una volta mentre era per strada, venne buttato giù da un tizio con una Volvo nera. Questo neppure scese dall''auto, per venire in aiuto del ciclista: si limitò ad urlargli dal finestrino: "E tie, all''età toa, ancora cu la bicicletta vai camenandu?"

E'' un fatto di cultura mi dicono. Bene. la cultura è realtà dinamica. Mi auguro che questa città, che amo così tanto, mi insegni presto a passeggiare con lentezza e pulizia, ritrovando bellezza. In tanti oggi siamo disposti ad imparare.

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