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Giovedì, 18 Aprile 2024
Moi te nde ticu quattru

"ma ora basta con questa crociata anti-pali"

"La fine della campagna elettorale aveva fatto dimenticare di colpo tutta la rissa verbale scatenata dai pali del filobus segno evidente che si trattava di un argomento per una sterile dialettica"

Riceviamo e pubblichiamo una mail di un nostro lettore in risposta all'articolo firmato dalla nostra corrisponente da Londra, Luisa Cotardo (che al momento è a Lecce, e per questo ha potuto parlare in presa diretta dei pali...) sulla questione infinita del filobus (l'articolo è il seguente: https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=3100).

di Cesare De Carlo

La fine della campagna elettorale aveva fatto dimenticare di colpo tutta la "rissa" verbale scatenata dai pali del filobus segno evidente che si trattava di un argomento per una sterile dialettica tra sinistra e destra circoscritto al periodo. Oggi però casualmente leggo che ancora qualche nostalgico della crociata anti-pali ritorna sull'argomento. E lo fa con una infioritura poetica da fare invidia al più classicheggiante dei nostri autori letterari.

Non conosco l'età dell'articolista ma, forse non si è accorta, che, da molto tempo, la nostra bellissima città, pur conservando le linee architettoniche di un tempo, è radicalmente cambiata specie nel campo della mobilità interna. Sono finiti i tempi in cui sui viali trotterellavano solo le carrozze con i cavalli (con le ben note scie...profumate), le circolari color penicillina destra e sinistra e poche, pochissime automobili.

Oggi Lecce ha centuplicato il suo movimento traffico grazie anche alla gran mole di turisti che le nostre indescrivibili bellezze riescono ad attrarre. Lecce è una delle poche città italiane che è riuscita ad ottenere, in breve, questo straordinario risultato, ma è anche una delle pochissime città a non aver ancora limitato il traffico al suo interno, magari anche con un ticket. Perciò se gli automobilisti (i guidatori come li definisce la signora Cotardo) bestemmiano, è un dato di fatto, ma in fondo, debbono prendersela anche con se stessi che non sono capaci di rinunciare all'auto neppure per andare a comprare le sigarette all'angolo di casa. Allora cosa vogliamo? Le strade di Lecce sono quelle di 50 anni fa mentre i veicoli sono cresciuti in modo esponenziale.

Quindi che facciamo? Buttiamo giù i palazzi barocchi per allargare le strade o limitiamo il numero delle auto specie nelle zone centrali? La soluzione mi sembra scontata. E poiché gli immobili non possono essere abbattuti, allora, per quanto è possibile, lasciamo l'auto in garage e cominciamo a servirci dei mezzi pubblici tra cui anche il nascituro filobus che essendo elettrico deve prendere l'alimentazione dai fili che non possono stare se non su dei pali. In quanto poi alle sofferenze dei leccesi non credo che esse derivino dalla presenza dei pali, sarebbe deprimente e offensivo per i nostri concittadini.

Purtroppo oggi le sofferenze son ben altre e derivano dalla mancanza di lavoro per i nostri figli, dal dilagare della droga, dallo smog che ci uccide, dall'euro che ci ha impoveriti, dalla gran mole di incidenti stradali o dagli abusi su donne e bambini. Voler far credere che si soffre per dei pali oltreché un'esagerazione costituisce solo un alibi per vuole alienarsi dai problemi quotidiani. Ma la signora Cotardo si è chiesta se nelle decine di città dove il filobus e i relativi pali (non credo che altrove i fili di alimentazione siano mantenuti da cherubini biondi e con gli occhi azzurri) esistono da sempre, i rispettivi abitanti sono stati o sono in preda a simili sofferenze? E' un dato che mi piacerebbe conoscere.

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