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Venerdì, 19 Aprile 2024
Moi te nde ticu quattru Andrano

"Non date colpa alla natura. Gli scempi sono i nostri"

E' l'incompetenza che paga, la mancanza di professionalità, l'abuso sulla natura quando basterebbe semplicemente rispettarla, in ossequioso silenzio. E da lì che si impara. Ma questo è anche il nostro Sud. Pubblichiamo la lettera e le foto scattate da un nostro lettore all'indomani della mareggiate che hanno colpito la costa salentina.

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Ho visto la bellissima foto che un mio compaesano andranese vi ha inviato, per mostrare la bellezza del nostro lungomare e della marina, e mi si è stretto il cuore pensando a cosa sia accaduto pochi giorni fa, a quel gioiello che noi andranesi amiamo e di cui andiamo fieri. Purtroppo la foto che vi mando non rappresenta la bellezza della natura, ma come essa sia purtroppo sottoposta a scempi di ogni genere, pur di soddisfare i nostri bisogni di piccoli uomini.

Nei giorni scorsi su tutto il Salento si sono abbattute forti piogge, che non hanno risparmiato Andrano, e con esse anche violente mareggiate. Proprio queste ultime hanno causato i danni che vedete nella foto, in località "Botte". La mia foto non vuole mostarvi i danni che può provocare la natura con la sua furia e la sua potenza, ma i danni che "noi uomini" arrechiamo ad essa, cercando di adattare essa a noi, deturpandola con sempre più violenza.

Mi chiedo: se avessimo lasciato la scogliera come la natura ce l'ha donata, invece di torturarla con la scusa di renderla più bella, più "fruibile", ora ci troveremmo a guadare questa immagine orribile?
Mi chiedo: non c'erano veramente altre soluzioni, oltre il cemento, che avrebbero potuto rendere la zona "Botte" più accessibile, e più idonea alle esigenze di un turismo che dovrebbe essere il nostro volano della nostra crescita?
Mi chiedo: a che cosa servono le associazioni ambientaliste, e la sovrintendenza, le opposizioni, e ogni strumento a tutela del paesaggio, se non si è riusciti a evitare tutto questo?
Mi chiedo: a cosa è servito per la Marina di Andrano, entrare a far parte del Parco Otranto - Santa Maria di Leuca, a tutelare che cosa ciò è servito?
Mi chiedo: cosa pensava chi ha ideato questo progetto di bonifica, chi lo ha approvato, chi lo ha realizzato, quando si parlava di "spianare", "cementare" ecc?
Mi chiedo: dove eravamo noi andranesi, dove guardavamo, quando gli altri decidevano su cosa fare e su come cambiare la nostra marina?
Mi chiedo: servirà ciò che è accaduto a renderci consapevoli di quando sia il momento di dire basta, e lasciare che la nostra "terra" sia come madre natura l'ha fatta, che sia libera l di mostrasi senza "ritocchi", con le buche, gli spuntoni che fanno un male cane, e tutte quelle sue imperfezioni che la rendono assolutamente perfetta?

Lettera firmata

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