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Venerdì, 19 Aprile 2024
Moi te nde ticu quattru

Poste centrali: lasciate ogni speranza o voi ch'entrate

Tra file estenuanti, ritardi abissali, malumore generale, ogni mattina si scatena il caos. E si corre pure il rischio di essere guardati con fastidio

di Andrea Polo

Sembra che il celebre poeta e romanziere inglese Rudyard Kipling abbia trascorso, in incognito, gli ultimi anni della sua vita a Lecce. Ecco un prezioso documento emerso in questi giorni, che attesterebbe il suo passaggio nel Salento.

"Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate. Tra l'inferno di Dante e le poste centrali di Lecce c'è ben poca differenza. Oltre all'ormai intramontabile e interminabile fila che da anni e anni le contraddistingue, oggi dobbiamo anche vedercela con i dipendenti arroganti e presuntuosi che male svolgono il proprio lavoro. Sì, perché tra un cambio di turno e l'altro i dipendenti postali di cui sopra, pare che debbano mangiare, bere, prendersi il caffè, scambiare quattro chiacchiere col collega che arriva per il turno, riposarsi, e tante altre piccole faccende. Del resto anche loro hanno dei diritti, come ci ammonisce una signora appostata all'entrata, con la targhettina gialla sul petto".

"Tutto questo succede davanti a centinaia di occhi increduli e sbalorditi dei poveri utenti delle poste. Il ‘cambio di turno' degli operatori agli sportelli avviene ogni giorno pressappoco così, davanti a tutti, causando ritardi abissali e malumore tra i cittadini pazienti. Ma non è finita qui. Una volta conquistato il nostro turno dobbiamo vedercela con il dipendente che ci guarda male, quasi fosse infastidito dalla nostra presenza, da dietro lo sportello. Qualsiasi cosa noi chiederemo non si potrà fare, ci saranno problemi, intoppi, lamentele, giustificazioni, burocrazia lenta e regole inventate. Tutto questo per farti innervosire (qualora non lo fossi già abbastanza)".

"Non è la prima volta e non sarà l''ultima che farò la fila alla posta, che verrò preso di mira e danneggiato. Le poste centrali a Lecce sono così. Del resto basta andare a Surbo o in piazza Napoli, dove c'è l'ufficio postale Lecce 7. Si trova lo stesso la fila, ma almeno non c'è tutta questa arroganza. Eppure anche lì i dipendenti hanno dei diritti. E' da tempo che frequento le poste centrali di Lecce. Ci vado ogni volta alle otto meno un quarto di mattina, non nei primi giorni del mese".

"La prima coda è proprio fuori dal portone che non apre mai alle otto precise. La seconda coda è davanti al distributore di bigliettini dove una solerte impiegata decide il tuo destino. La terza coda è al tuo sportello, non scegliere la A o la E perché non ne esci più. Scegli la P (Pacchi) anche se non devi farli, portati appresso una busta grande ed esibiscila con noncuranza. Allo sportello P ci sono tre possibilità: la prima che venga chiamato subito il tuo numero e che tu debba aspettare perché dietro al bancone non c'è nessuno. Ma allora chi ti ha chiamato? Mah! La seconda è che ci siano due impiegati che litigano perché uno non vuole restare solo e l'altra ha da fare altrove".

"Fornisciti di caramelle e offrile ai litiganti: ti guarderanno con sorpresa e ti diranno di aspettare. La terza è che troverai uno gentilissimo che inizierà con lentezza estenuante a chiederti chi sei, che vuoi, dove vai, magari anche un fiorino. Ma non protestare, per carità! Sennò mille e più difficoltà ti verranno scaraventate addosso e non uscirai più dal groviglio delle ferree leggi postali. Se riesci a conquistare lo sportello, parla con l'impiegata e dille che non riesci a comprendere come lei possa sopportare quei mascalzoni e furfanti che non hanno nulla da fare e rumoreggiano inferociti in sala. Sii umile e viscido, fai che l'impiegata si impietosisca. Se farai ciò, sarai un uomo che esce vivo dalle Poste Centrali di Lecce, figlio mio!" (R. Kipling)

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