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Quando il consultorio diventa una "via crucis"

Quanto sostegno riceve chi ha bisogno di aiuto per combattere depressione, maltrattamenti in famiglia e altri problemi, ma non ha i mezzi economici per presentarsi da uno specialista?

di Elisa Chetta

Nella nostra società cercare aiuto da una persona competente ed estranea alla propria famiglia per un sostegno psicologico non sembra essere ancora una questione presa molto in considerazione. Chi, però, decide per un modo o per un altro di rivolgersi ad uno psicologo, ma non ha le possibilità economica per permetterselo, quali peripezie deve affrontare per trovarne uno nelle strutture pubbliche di Lecce? Se si ha bisogno di una persona obbiettiva per capire quali sono veramente i propri problemi, ma non si vuole coinvolgere il proprio medico di base, a chi ci si può rivolegere?

Abbiamo chiesto un po' in giro tra i corridoi del consultorio di Lecce, notando come il problema sembri essere spesso preso sottogamba. Le persone che hanno bisogno di questo servizio si perdono tra i corridoi di queste strutture e, in qualche caso, scarsa disponibilità del personale. Può capitare di vedersi spesso mandare qua e là, verso persone non adatte ad aiutare a risolvere il proprio problema, rinunciando così a "curarsi" e rischiando di peggiorare la propria situazione.

Una ragazza in particolare, Daniela M., leccese di 25 anni, si è prestata a rispondere alle nostre domande.

Come sei riuscita a trovare l'appoggio giusto qui al consultorio?

"Veramente a dirla tutta non sono ancora riuscita a trovare qualcuno che possa aiutarmi a risolvere i miei problemi, infatti sono qui proprio per sapere se qualcuno può darmi retta".

Come mai?

"Ho cercato in tutti i modi uno psicologo nel consultorio. All'inizio il centralino mi passava continuamente persone non competenti per il mio problema, ad un tratto mi ha anche passato l'ex Cim, il centro dove ora vengono curati i tossicodipendenti. Ed io non sono una tossicodipendente. Per puro caso, poi in una delle tante chiamate mi ha risposto una psicologa che si occupa di difficoltà famigliari, parlando e pur capendo che non era proprio il suo campo mi ha dato un appuntamento offrendomi la sua disponibilità".

Lei ci è andata?

"Si, ci sono andata e questa psicologa è stata gentilissima dedicandomi più di un'ora, ma alla fine della discussione mi ha spiegato che non poteva tenermi in cura e mi ha indirizzata presso il centro di ascolto, che non si è formato da tanto. Ho chiamato e la dottoressa che mi ha risposto mi ha spiegato che per un primo colloquio dovevo fare una richiesta scritta del medico di base per un consulto psicologico e pagare 18 euro circa. Successivamente per altri colloqui avrei dovuto rifare nuovamente la richiesta e pagare questa volta circa 36 euro. Ora sono qui per vedere se si può trovare un'altra soluzione, ma sinceramente sono fortemente sconfortata per tutta l'indifferenza che mi circonda".

E se questa persona fosse una madre di famiglia non lavoratrice, quindi senza possibilità di spendere più di 50 euro, magari picchiata dal marito, come potrebbe chiedere aiuto e cercare di uscire dal suo enorme problema? E se questa persona fosse uno studente o studentessa "squattrinata" in preda a una crisi "esistenziale", a chi dovrebbe chiedere aiuto? E se questa persona fosse un uomo o una donna in depressione, come potrebbe convincersi a consultare uno psicologo pubblico non vedendosi indirizzata verso la giusta strada? Del resto, forse è meglio chiudere ancora una volta gli occhi e fare finta di nulla chi ha bisogno che se la cavi da solo.

Ma sarebbe davvero giusto?

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