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San Cataldo: provate a pedalare su questa pista

La pista che dalla marina corre verso le Cesine versa in una stato di degrado e abbadono. Un lettore: "Sperpero di denaro pubblico, per un'offesa incancellabile: i politici intervengano sul serio"

Di Gino Spedicato

Un problema sentito da molti è quello delle piste ciclabili. Gruppi di cittadini inforcano la bicicletta per ragioni sportive o per la facilità con cui questo mezzo di trasporto consente di muoversi, ma vi sono delle barriere che ne impediscono l'uso diffuso. In città sono pochissime le rastrelliere a cui agganciare il mezzo. Bisogna cercarsi il palo giusto come fanno i cani, per vincolare la bicicletta se non si vuole tornare a casa a piedi.

Se mai qualche politico fosse più attento al problema che investe non solo la mobilità cittadina, ma anche quello dell'inquinamento e del risparmio energetico, e smettesse di ridere e lanciare slogan dai manifesti "tre per sei", farebbe opera meritoria e si guadagnerebbe la riconoscenza di chi utilizza questo mezzo salutare.

In ordine alle piste ciclabili che non esistono e che non fanno parte della nostra cultura a tutti i livelli, c'è un esempio di degrado, di sperpero del denaro pubblico e d'indifferenza che ci offende e c'indigna. Ciò accade ogni qualvolta, per non finire investiti dalle auto che la domenica si recano a San Cataldo, si è costretti a percorrere quell'embrione di pista ciclabile o quel che resta di essa, il cui percorso è parallelo alla strada che conduce al lido dei leccesi e scorre sulla condotta fognaria che parte dal depuratore e si conclude alle "Cesine".

Non so stabilire se quel percorso sia stato progettato per farne una strada su cui far andare biciclette o se sia stato costruito per consentire la sorveglianza o la manutenzione del tronco di fognatura. Propendo per la prima ipotesi dal momento che è improbabile che per sorvegliare o mantenere la condotta sia stato necessario illuminarla con lampade ad energia solare. Infatti il fondo stradale è stato asfaltato, delimitato da guard-rail e illuminato dalle lampade di cui si diceva prima.

Se queste erano le intenzioni iniziali, esse sono naufragate miseramente e sarebbe interessante conoscere il nome di chi ha causato il naufragio. Il percorso risulta in più punti volutamente interrotto da elementi in cemento che ne impediscono il traffico. Concorrono a ciò, grovigli di rovi e le chiome degli alberi che invadono la sede stradale, oltre alle buche che si sono aperte su di essa. Lo stato di abbandono è totale tanto da autorizzare i soliti ignoti ad asportare le lampade ed i pannelli solari. Per i pali, si stanno attrezzando e provvedendo dopo.

Un vero peccato, un'offesa incancellabile, che ha impoverito la città di denaro pubblico e di quella struttura di cui se ne avverte la necessità. Invio qualche foto a testimonianza di ciò di cui si duole, con l'augurio che i politici intervengano muti e in silenzio, dal momento che si è stanchi delle loro promesse e delle tante parole.

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