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"Si può curare in casa, mi hanno detto. Ed è morto"

Si pone mano alla riorganizzazione del 118: si abbiano come criterio e parametro principale la salute e i diritti dei cittadini; non vorrei che ragioni di bilancio ridimensionassero il servizio"


di Piero Manni *

Ieri pomeriggio ho partecipato ai funerali d'un amico antico, Franco Costantini, per tanti anni docente di Filosofia allo Scientifico "De Giorgi" e già consigliere comunale di Lecce. Giovedì scorso, nelle serata si è sentito male: spossatezza, impossibilità a muovere la parte sinistra del corpo; chiamato il 118, è arrivata un'autoambulanza non medicalizzata (in gergo, senza medico a bordo), ed un infermiere ha sintetizzato che si trattava di un malore transitorio, e che il professore Costantini non si muoveva per una certa rilassatezza del tono muscolare dovuta alle molte ore passate tra letto e poltrona.

Ciccillo (così lo chiamavamo noi vecchi amici) ha comunicato all'infermiere la propria diagnosi: ictus; l'infermiere è invece stato del parere che poteva rimanere a casa, e l'autoambulanza se ne è andata. Le condizioni del professore sono andate peggiorando; è stato richiamato il 118 e lo stesso infermiere si è deciso a trasportarlo al Fazzi, dove Franco è morto per ictus cerebrale. Io sono convinto, per le informazioni a mia conoscenza, che la situazione non avrebbe avuto esito diverso se il ricovero fosse avvenuto alcune ore prima; rimane il fatto che una persona con un ictus devastante è stato giudicato guaribile in casa. Di chi sono le responsabilità? della insufficiente preparazione del personale? Della cattiva organizzazione del servizio? Non lo so, e attendo risposte dai dirigenti preposti.

Non posso accettare, da cittadino prima che da consigliere regionale, il rischio che qualcuno muoia per l'incapacità (professionale o gestionale) di altri. Già l'anno scorso, nel mese di febbraio, una dottoressa del 118 rifiutava il ricovero di una mia zia (sostenendo che poteva essere curata in casa), la quale è morta dopo poche ore. Ora si pone mano alla riorganizzazione del 118: si abbiano come criterio e parametro principale la salute e i diritti dei cittadini; non vorrei che ragioni di bilancio ridimensionassero il servizio il quale, pur tra sporadici casi di inefficienza, funziona mediamente molto bene.

I risparmi si operino bonificando il 118 dagli aspetti di falso volontariato e di lavoro nero, si operino tagliando i tempi infiniti degli appalti e della esecuzione delle opere, si operino limitando i ricoveri fuori regione, si operino evitando i ricoveri impropri; soprattutto, si risparmi ponendo mano alla valorizzazione della rete sanitaria sul territorio, la quale significa prevenzione e riduzione della spesa ospedaliera. Non dimentichiamo che in ospedale si cura la malattia, ma è sul territorio che si cura la salute.

* Editore e consigliere regionale

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