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A Siena è una disfatta. Lecce lento e senza personalità

Finisce 3 a 0 per gli uomini di Sannino che dopo 6 minti mettono la partita in discesa. I giallorossi si perdono completamente nella ripresa e l'espulsione di Esposito chiude una gara da dimenticare

LECCE - Fa quasi compassione vedere Di Michele inseguire il pallone, incartarsi nei dribbling a testa bassa, piombare sugli avversari con una certa cattiveria agonistica. La partita è finita già da un pezzo, il Siena sta passeggiando proprio da quando lui è entrato in campo, pochi secondi prima del raddoppio di Calaiò. Tanto di cappello ad un attaccante di 35 anni che avrebbe potuto mollare, come il resto della squadra, e anzi risparmiare forze dopo gli impegni ravvicinati dell'ultima settimana, motivo per il quale Di Francesco lo ha tenuto fuori dalla formazione iniziale.

Di note dolenti ce ne sono diverse in questa giornata orribile per i colori giallorossi, ma forse la peggiore è l'assoluta assenza di personalità, quella dote che dovrebbe salvare la dignità anche nelle partite in cui dal punto di vista tecnico e tattico non riesce nulla. Il Lecce subisce passivamente l'intervento chirurgico studiato da Sannino e interpretato da un'equipe non certo di prima scelta. Pressing alto e collettivo sin dalla tre quarti, reparti ravvicinati, verticalizzazioni efficaci. Proprio quelle che mancano agli ospiti che non vanno mai oltre un fraseggio dannatamente sterile.

Non si diventa fenomeni dopo una gran partita - Bologna - e non si diventa brocchi dopo essere stati travolti senza colpo ferire - Siena -, ma le spie accese sul cruscotto non possono essere ignorate nell'attesa del rientro di Olivera e di Carrozzieri e dell'esordio di Oddo. Per fare un certo tipo di gioco ci vogliono interpreti adeguati e una volontà nell'applicazione che non è nemmeno lontana parente della prestazione offerta oggi.

Al di là dei passaggi, comunque sempre rallentati nella zona centrale del campo, il Lecce non offre nulla: Piatti e Cuadrado sulla destra sembrano preoccuparsi di non affondare e di non impensierire i diretti avversari, Mesbah arriva sul fondo una volta soltanto. Pasquato e Bertolacci ci provano, sbagliano appoggi e fanno scelte sbagliate, ma almeno vivacizzano al minimo sindacale una manovra compassata che di più non si può.

E' veramente difficile salvare un qualche aspetto dopo il match del "Franchi". E la prossima partita diventa già una sorta di tagliando: se il Lecce c'è - nelle gambe, nella testa, e per finire nel gioco - deve venire fuori e prendersi i tre punti. Perché la classifica non aspetta.

Primo tempo: Dopo sei minuti la strada è già in salita. E il Lecce fa solo un tiro in porta.

Con Corvia unica punta nel 4-2-3-1 di mister Di Francesco, l'abbrivio della gara mostra già il canovaccio del prosieguo: Siena corto e aggressivo, Lecce ben disposto alla ricerca del dominio territoriale attraverso il possesso palla. Ma la solita dormita cambia la sceneggiatura: al 6' Destro - uno che lo scorso anno era stato richiesto da De Canio - salta indisturbato, complice la caduta di Corvia, e batte un'incolpevole Julio Sergio. L'allineamento a zona della difesa gira come un 45 giri su un piatto di truciolato.

Per annotare il primo - e unico - tiro nello specchio di Brkic, spettatore non pagante, bisogna attendere un'iniziativa di Corvia da fuori area. Per il resto da segnalare due provvidenziali interventi di Esposito e altrettanti cartellini gialli per lo stesso difensore di Galatina e per Tomovic, uno che può giocare anche male ma che fa comunque capire di essere arrabbiato di brutto.

Secondo tempo: Il Siena passeggia sul cadavere del Lecce e chiude in trionfo. Espulso Esposito.

Al terzo minuto della ripresa il signor Doveri - un altro che interrompe le azioni con giocatori a terra palesemente per bloccare le ripartenze - risparmia un giallo, quasi rosso, a Mannini che scalcia nei confronti di Cuadrado, in uno dei rarissimi uno contro uno cercati dal colombiano. Dopo due minuti Obodo si conquista un'interessante punizione dal limite per la quale Mesbah sceglie una soluzione ad uscire ed infatti la palla si spegne sul fondo, seppur non di molto. Di Francesco, consapevole dell'inconcludenza della sua squadra, si gioca la carta Di Michele per Bertolacci che però non sembra prenderla benissimo.

Le lancette dei secondi non esauriscono il giro che Calaiò la mette dentro su un'azione che mette chiaramente in risalto i limiti del Lecce: rimessa lunga del portiere, Mannini di testa allunga per Brienza, Cuadrado non stringe la marcature, passaggio filtrante per l'attaccante che intanto ha bruciato sul tempo Tomovic e sono due. Game over. Esposito al 16' si merita il secondo cartellino per un fallo ben oltre la linea di metà campo. Entra Strasser per Pasquato, mentre Giacomazzi va a fare il centrale difensivo nel 4-3-2 di emergenza. Il centrocampista della Sierra Leone crea un paio di grattacapi alla retroguardia bianconera prima con un tiro cross da destra, sul quale Corvia si fa trovare troppo indietro per la deviazione vincente, poi con un destro dal limite, facile preda dell'estremo senese.

Il Lecce, in inferiorità numerica, non può davvero niente contro un Siena, va ripetuto, tutt'altro che trascendentale. Calaiò sale in cattedra trovando la doppietta grazie ad un tiro a giro di sinistro da una trentina di metri con Julio Sergio fuori dai pali per fermare un altro avversario. A venti minuti dalla fine il risultato si fa pesante come un macigno. Sannino inserisce Vergassola per D'Agostino, Di Francesco risponde con Ofere per Corvia ma non cambia proprio nulla e l'unica maglia giallorossa a muoversi più velocemente delle altre è quella di Di Michele. Il tecnico senese completa i cambi con Reginaldo per Calaiò e Grossi per Mannini. L'ultimo sussulto della partita è una traversa su tiro di Grossi deviato dal portiere giallorosso. Per il Lecce elettroencefalogramma piatto.

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