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Al Lecce basta un tempo per stendere il Treviso

Riesplode il feeling con la tifoseria: il Via del Mare accoglie con un'ovazione la vittoria sui veneti, arrivata dopo una gara molto sofferta. La firma del solito Tiribocchi su assist di Ariatti

E' l'entusiasmo che circonda il Lecce il grande protagonista di un esordio interno in cui si vedono scintille, ma solo per 45 minuti. Mancano gli striscioni, ma ritornano i cori, e sono fragorosi. La Nord è un colpo d'occhio di magliette, un muro giallorosso, tutto il "Via del Mare" è un calderone che trasuda ottimismo, la serie A un'idea fissa martellante nella testa dei tifosi, la vittoria di Frosinone un biglietto da visita prestigioso. Le gambe della squadra però sono ancora imballate, e si vede. La tenuta atletica è ancora al 70 per cento, dirà Papadopulo a giochi fatti; così il Lecce mantiene il ritmo nel primo tempo, ma nella ripresa le gambe accusano i carichi di lavoro e si perdono più volte in un bicchier d'acqua. La palla gira spesso a vuoto, la stanchezza si trasforma in confusione e ne nasce una sorta di sagra della palla persa. E quando in difesa chiede il cambio anche Cottafava, il Treviso si getta in avanti a testa bassa alla ricerca di falle. Buon per il Lecce che lì, in avanti, i veneti siano un po' troppo evanescenti: tanta mole di gioco, sfilza di corner, risultati zero.

Insomma, un tempo basta per centrare l'obiettivo: punteggio pieno dopo due giornate. Ma soprattutto per capire che questa squadra crescerà in corsa, con un affiatamento ancora in fase di collaudo. La formazione è stata costruita per vincere e quando l'attacco avanza lucido, non sembra essercene per nessuno. Abbruscato e Tiribocchi dialogano già abbastanza bene, ma è evidente, da alcuni segnali di incomprensione reciproca in fase di rifinitura, come ancora debbano affinare la conoscenza reciproca. E poi, nel Lecce di oggi c'è un grande assente: Zanchetta. Ne nasce così un centrocampo di una solidità dirompente, un argine sul quale il Treviso va puntualmente ad infrangersi, ma con meno fantasia del solito. E questo si vede fin dalle prime battute di gioco. Per una decina di minuti il Lecce pressa e si dimostra più mobile, ma non va mai al tiro, se non in un'occasione dalla distanza con una staffilata di Ardito che accarezza la traversa della porta difesa da Calderoni. E' in realtà il preludio del gol, che arriva intorno al quarto d'ora. Roba da scuola del calcio. Ariatti lotta in area e, schiacciato dalla difesa avversaria, tocca quasi il fondo della linea alla destra del portiere quando di sinistro, improvviso, lascia schioccare un rasoterra all'indietro; la palla taglia in diagonale tutta l'area e viene captata dal piattone di Tiribocchi che manda il Treviso in tilt ed il "Via del Mare" in paradiso.

E' il Tir l'instancabile martello pneumatico del Lecce. Si getta su tutti i palloni, parte in percussione, tira da posizione impossibile sfidando le leggi della fisica e mettendo a dura prova i riflessi di Calderoni, come accade al 20'. Alla mezzora Abbruscato, solo davanti alla linea a seguito di un corner calciato da Angelo, si mangia il più facile dei gol mancando clamorosamente la sfera a mezzo millimetro dalla linea di porta. Però si trova in fuorigioco e questo gli salva la media voto. Al 36' il Tir riparte in quarta e si trova ancora una volta davanti all'estremo trevigiano, che ci mette qualcosa di felino nel balzo che gli chiude lo specchio. L'arena apprezza il gladiatore, le ovazioni volano in cielo. Si sente odore di raddoppio, ma il gol non arriverà più. Ci prova, per la verità sempre la premiata ditta Ariatti-Tiribocchi a confezionarlo; il primo avanza di prepotenza, il secondo raccoglie e spara, ma Calderoni c'è anche questa volta. E' l'ultimo vero sussulto della prima frazione di gioco.

Le formazioni rientrano invariate, ma fin dall'avvio si annusa la stanchezza. Il Treviso prova a prendere coraggio, ma senza grandi numeri da esibire. Al 10' Cottafava chiede il cambio per i postumi di un infortunio, al suo posto entra Schiavi. Al 17' Vives fa spazio a Diarra, il vice-Zanchetta. Papadopulo prova a ridisegnare il centrocampo con un cambio per la verità già annunciato in partenza. Ma sono sempre gli ospiti a gettarsi in avanti con il sangue agli occhi. Inizia una sequela infinita di angoli, mentre la difesa salentina pasticcia un po' troppo e tiene il pubblico con il fiato sospeso. Eppure il Treviso non sembra mai veramente in grado di trovare il varco vincente, tant'è che a fronte di una manovra insistente, riesce ad insidiare realmente Rosati solo su punizione. E' una parabola velenosissima quella che nasce dal piene di Guigou, al 27'. La palla sorvola la traversa e scende all'improvviso, Rosati fa prima un passo indietro e poi uno scatto di reni che gli permette di arrivarci con la punta delle dita, spedendo in angolo. La partita inizia a farsi più fallosa ed i minuti corrono via con la sterile offensiva veneta e la difesa affannosa dei salentini. Il finale è tutta storia di rimesse e contropiedi. Trascorrono cinque, interminabili minuti di recupero, con i cuori affogati in gola, poi Dondarini decreta la fine. La squadra corre a salutare la curva. E' riesploso il feeling con il pubblico, il Lecce ha un'arma in più.

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