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Appunti giallorossi. Lo spirito di squadra conta almeno quanto la prima vittoria

Per Lerda doppio sospiro di sollievo: oltre ai tre punti, il Lecce pare aver ritrovato quella compattezza, mentale prima che tattica, che è condizione essenziale per ogni impresa sportiva. Sul piano del gioco resta molto sui cui lavorare

LECCE – Ci sono due momenti, della partita di ieri, che sono sfuggiti ai più. Ma che però sono rivelatori di quanta rabbia compressa ci sia nella testa dei giocatori del Lecce, finalmente in grado di tornare a casa con tre punti.

Di entrambi è protagonista principale Diego Lopez, di cui già la scorsa settimana si sono lodati la duttilità tattica, l’esperienza e lo spessore temperamentale. Poco prima della rete decisiva di Doumbia, Papini ha reclamato un calcio di rigore per una trattenuta subita nel cuore dell’aria. Probabilmente non sarebbe mai arrivato su quel pallone, ma il contatto c’è stato. In un attimo una seria di avversari gli sono andati incontro con fare minaccioso; addirittura, si sono ritrovati disposti quasi su due file ordinate, come era per le forche caudine, e al povero Papini è arrivato pure uno scappellotto, come nella più scontata tradizione da caserma. L’arbitro chissà dov’era, Lopez, invece, ha visto tutto ed è partito, da solo, per andare a mettere le cose in chiaro: non gli ci è voluto molto.

Il secondo “frame” segue al goal della vittoria: i compagni di squadra corrono ad abbracciare Doumbia e tutto il Lecce si trattiene dalle parti dell’area di rigore della Paganese. Il portiere dei padroni di casa cerca di recuperare il pallone, che è nelle mani di Amodio, altri calciatori campani si avvicinano, ma senza troppa decisione. Nonostante per loro restino solo nove minuti più recupero per provare a pareggiare, preferiscono lasciare che l’esultanza giallorossa abbia il suo naturale compimento. Di fronte hanno una squadra, non un gruppo di grandi nomi allo sbando. Diego Lopez, ancora lui, abbraccia il giovane francese e con un’espressione da guerriero gli urla la sua gioia e lo stringe a sè con una presa che non è una carezza.

Ecco, alla terza uscita della gestione Lerda, il Lecce sembra davvero un gruppo, e per di più bello quadrato. La compattezza di uno spogliatoio è la condizione preliminare di qualsiasi impresa sportiva, l’umiltà l’ingrediente decisivo per trasformare il lavoro in risultati. L’allenatore dei salentini ha, da ieri, un motivo in più per sperare nell’operazione recupero, alla quale – a dire il vero – crede fermamente sin dal giorno del suo ritorno in città: i giallorossi stanno maturando la consapevolezza di sé. Non è una banalità.

Ancora tanto resta da fare: dal pieno recupero degli infortunati – problema chi si protrarrà per alcune settimane per quanto riguarda Miccoli e probabilmente anche per Bellazzini – alla ricerca di soluzioni che rendano più efficace la manovra offensiva del Lecce. Per arrivare ad una conclusione degna di nota ci vogliono almeno due passaggi di fila senza errori, cosa che quest’anno è riuscita poche volte: Bogliacino – si spera al rientro già domenica - darà una grossa mano alla causa.

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