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Scacco agli ultras. Undici arresti per le violenze dopo Lecce - Carpi

Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare un palermitano che, dopo le violenza all'interno dello stadio, avrebbe appiccato il fuoco alla vettura della polizia.

LECCE – “Una risposta immediata e severa per punire comportamenti che hanno a che fare con una logica criminale e ripristinare l’onore di questa città”. Le parole del sostituto procuratore Antonio De Donno hanno aperto la conferenza stampa – alla presenza del questore Vincenzo Carella - convocata per illustrare le ordinanze di custodia cautelare in carcere per le violenze di Lecce – Carpi  definendo il contesto che inquadra, nell’ipotesi investigativa sposata dalla Procura, la domenica nera del calcio leccese.

I provvedimenti restrittivi , richiesti dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci e firmati dal giudice per le indagini preliminari Giovanni Gallo sono stati eseguiti nei confronti di Antonio Carmine Angelè, 40enne di Matino;  Giuseppe Campobasso, 36enne di Copertino; Francesco Cannoletta, 26enne di Cavallino; Christian Capoccia, 30enne leccese; Andrea De Giorgi, 37enne del capoluogo salentino; Simone Fiorentino, 34enne di Lecce; Gabriele Greco, 27enne, leccese; Renato Orlando, 42enne di Morciano di Leuca; Antonino Raccardi, 23enne di Palermo e, infine, Riccardo Tondo, 30enne di San Cesario di Lecce.

Una undicesima ordinanza è stata notificata dagli agenti della Digos di Bologna, nella tarda mattinata, ad Andrea Bufano, 36enne originario di Maglie, che si trovava nel capoluogo emiliano. Non ne sono state eseguite, invece, altre due - delle tredici emesse - perché ci si è resi conto dell'esistenza di ragionevoli dubbi sulla corrispondenza della persona identificata dalle foto e dai filmati con quella effettivamente destinataria del provvedimento. E’ stato imposto l’obbligo di dimora, invece, ad un 35enne di Sogliano Cavour, Daniele Solito, ritenuto il presunto aggressore del fotoreporter picchiato a bordo campo.

Gli ultras condotti in carcere dovranno rispondere, a vario titolo, di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, danneggiamento e violazione dell’articolo 6 quater della legge speciale 401 del 1989 – Violenza o minaccia nei confronti degli addetti ai controlli dei luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive -.  In un caso è stata contestata anche la violenza privata e l’incendio. In particolare, il dirigente della Digos, Raffaele Attanasi, si è soffermato sull’identificazione del giovane palermitano, ritenuto responsabile, oltre che di atti di violenza all’interno dello stadio dopo l’invasione, anche del danneggiamento e dell’incendio che ha distrutto la jeep della polizia parcheggiata dietro la Tribuna centrale.

L’ingrandimento di alcuni fotogrammi che ritraggono il 23enne - la cui testa era avvolta da una maglietta - tentare di strappare il cavo di una telecamera dalle mani di un operatore a bordo campo, a ridosso del sottopassaggio per gli spogliatoi, ha permesso di isolare un tatuaggio raffigurante il logo del club siciliano che è stato poi confrontato con immagini fornite dalla Digos di Palermo, al quale Raccardi risulta essere appartenente al gruppo “Ultrà Curva Sud”. Che alcuni sostenitori rosanero, in virtù della storica amicizia sancita dal gemellaggio tra le due tifoserie – “una cosa sana, sia chiaro”, ha precisato Attanasi -, era noto alle forze dell’ordine, ma dal report dei biglietti venduti in Curva Nord ne risultavano solo tre in mano a supporter siciliani. Tra questi non compariva l’arrestato che dunque potrebbe essere entrato nello stadio, come forse altri, sotto mentite spoglie.

conferenza_arresti 009-2Quanto all’episodio dell’incendio, ha spiegato il dirigente della Digos, l’attribuzione della responsabilità si è basata sulla testimonianza resa da alcuni agenti che avrebbero riconosciuto nel ragazzo che per due volte ha infranto con un masso i vetri della vettura per poi introdurci un fumogeno, lo stesso che aveva scorrazzato ai margini del terreno di gioco scaraventando anche una panchina all’indirizzo del sottopassaggio.

Gli investigatori si sono convinti del nesso di causalità tra la domenica di violenza e quanto avvenuto il 15 maggio all’interno di un noto ristorante cittadino quando – sfumata la promozione diretta in serie B - un gruppo di ultras, senza passare alle vie di fatto, rivolsero a calciatori e dirigenti minacce molto esplicite che si sarebbero tramutate in conseguenze reali nel caso in cui la squadra avesse mancato l’obiettivo al termine dei play-off. in relazione a questo "avvertimento", è’ stato anche detto che nessuno dei presunti protagonisti di quel raid corrisponde alle persone arrestate oggi, tra le quali peraltro non ci sono destinatari di Daspo in corso. E' stato inoltre aggiunto che dei venticinque tifosi che hanno subito in queste ore la perquisizione domiciliare (sono scatatte anche alcune denunce per invasione), alcuni avevano già scontato il periodo di divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Provvedimento che, con ogni probabilità, verrà ripristinato.

Chiuso il cerchio sugli episodi più violenti successivi alla partita che, in un modo o nell’altro, resta nella storia del calcio leccese, si procederà – è stato sottolineato con fermezza – al vaglio delle posizioni di coloro che, approfittando della forzature di un cancello della Curva Nord, si sono introdotti sul terreno di gioco pur senza rendersi autori di atti violenti. Il Daspo è il provvedimento più probabile.

Il questore ha ringraziato i suoi uomini, elogiando anche l’atteggiamento degli steward che, sul terreno di gioco e all’ingresso della scalinata che porta agli spogliatoi, si sono opposti alla furia degli invasori, alcuni dei quali sono riusciti a passare trovandosi però di fronte una porta sbarrata con dietro il reparto mobile. In quel modo – ha rimarcato Carella - è stato possibile scongiurare che i tifosi raggiungessero i calciatori giallorossi, obiettivo della cieca rabbia al pari delle forze dell’ordine all’esterno dell’impianto.

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