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Arrigoni, eroe a sua insaputa di una stagione da incorniciare

Il mediano lombardo, al secondo anno nel Salento, è per LeccePrima il calciatore che ha mostrato il miglior rendimento. Dietro di lui Mancosu e Perucchini, poi Cosenza e Armellino

LECCE – Quando si vince un campionato, come ha fatto il Lecce, con una giornata di anticipo, dopo una stagione con tre sole sconfitte al passivo, la miglior difesa e il terzo miglior attacco, sono spesso i piccoli dettagli a fare la differenza nel rendimento dei singoli.

Non ho però troppe difficoltà nel definire Andrea Arrigoni il migliore in assoluto. Il mediano giallorosso non ha saltato nemmeno una gara – come lui solo il portiere Filippo Perucchini – ma soprattutto ha dimostrato una continuità impressionante: integro fisicamente, non ha smesso di correre un secondo e quando ha rimediato la rottura delle ossa nasali, a fine gennaio a Rende, tutti pensavano che ne avrebbe potuto approfittare per tirare il fiato. 

Nemmeno per sogno: due giorni dopo la botta che lo aveva messo ko e costretto al ricovero in ospedale, era già pronto per allenarsi e dalla partita successiva si è presentato in campo con una maschera protettiva fino a che non si è pienamente ristabilito. In una conferenza stampa a fine dicembre mister Liverani gli attribuì un bell’otto e mezzo e, un paio di mesi più tardi, il tecnico ha ribadito la stima per il calciatore lombardo: “Se è in condizioni sufficienti per giocare, io a uno come lui non rinuncio mai”.

Umile ma non remissivo, capace anche di farsi sentire dai compagni più esperti, senza mai una parola o un gesto sopra le righe, ha provato a disegnare geometrie, ha servito assist, ha recuperato una infinità di palloni, ha garantito equilibrio alla squadra facendo da cerniera tra la fase difensiva e quella di costruzione, arrestando il suo moto perpetuo soltanto dopo il triplice fischio finale. Gli è mancato solo il gol ma forse anche questo piccolo rammarico si sposa bene con il profilo del personaggio: una sorta di eroe a sua insaputa, che ha fatto della professionalità e del rigore, in campo e fuori, il suo marchio di fabbrica. Secondo i presunti bene informati in estate era destinato a lasciare il Lecce dopo una prima stagione discreta in giallorosso, invece è rimasto senza battere ciglio e ha ripagato con gli interessi tutti coloro che auspicavano la sua cessione.

La piazza d’onore è per Filippo Perucchini e Marco Mancosu: al portierone bergamasco si possono rimproverare alcuni passaggi a vuoto e dei limiti sui quali deve ancora lavorare, ma anche in questa stagione ha confermato le sue indiscusse doti di base con parate importanti. Nell’ultima fase del campionato ha impresso il suo sigillo in almeno due trasferte che si sono rivelate decisive, col senno del poi: monumentale nell’assalto finale del Cosenza, determinante anche contro la Reggina. Il centrocampista sardo ha contribuito con sette reti, di cui un paio davvero pregevoli, all’avanzata giallorossa, dimostrando versatilità tattica e una buona condizione fisica che, insieme a un tasso tecnico notevole, gli ha permesso di creare sempre un sacco di difficoltà agli avversari.

Al terzo posto Ciccio Cosenza e Marco Armellino. Il primo per l’indubbio carisma che lo ha reso una sorta di icona della determinazione che i tifosi hanno sempre chiesto alla squadra, ma anche per aver risolto con mestiere molte situazioni incresciose, in campo e non solo. Non esente da errori, qualche volta grossolani, si è fatto sempre perdonare con un supplemento di generosità che ha pochi eguali. Armellino è un altro di quelli che si guadagnano sempre il pane, anche quando danno l’impressione di giocare maluccio. Infaticabile, grintoso, talvolta anche sfacciato nei confronti a distanza con Liverani, è il classico centrocampista della cui importanza ti accorgi quando non lo hai a disposizione. Un pilastro solido, capace di rendersi pericoloso anche dalle parti dell'area di rigore avversaria, come dimostrato da ultimo proprio contro la Paganese con il suo gol di testa al 17' del primo tempo.

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