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Le "contraddizioni" per il bene del Lecce: dal progetto triennale al mercato

Il direttore dell'area tecnica, Pantaleo Corvino, ha motivato alcune scelte che ai tifosi sono parse stridenti rispetto a quanto dichiarato. Il presidente Sticchi Damiani ha auspicato compattezza: "Campionato equilibrato, la differenza la faranno i dettagli"

LECCE - Con questa serie B non si scherza, tra inferno e paradiso il confine è labile e anche il purgatorio può essere un passaggio necessario verso un obiettivo più importante.

La conferenza stampa che il Lecce ha convocato per il pomeriggio di oggi per fare il bilancio delle attività di calciomercato, in realtà aveva anche un altro obiettivo: cercare di disinnescare la miccia del malcontento che, dopo due deludenti giornate di campionato, sembra già accesa. "Se c’è qualche fischio, è amore, non è contestazione - dirà in proposito il direttore dell'area tecnica, Corvino -. Ma non inquiniamo le acque".

Quella frase di fatto ha chiuso la conferenza (cui ha partecipato anche Stefano Trinchera, il direttore sportivo) ma ne ha rappresentato, in sostanza, la premessa logica: c'è una certa preoccupazione che qualcosa stia covando sotto la cenere e allora, per scongiurare degenerazioni, è stata ribadito come un fronte compatto possa essere uno di quei dettagli che fanno la differenza determinando un esito del campionato piuttosto che un altro. Tacitare dunque le critiche, impedire la disccusione? Non si tratta di questo. Non è un caso che in apertura del suo intervento il presidente Saverio Sticchi Damiani abbia detto: "L’unica medicina che conosco nella comunicazione è essere il più trasparenti possibile".

Il numero uno del club lo ha detto senza girarci attorno: "Vorrei dissipare da subito ogni perplessità e smarcarmi da ogni polemica. Secondo noi la squadra è competitiva, ma non ricordo una B con tante squadre tutte ugualmente attrezzate: si fa fatica a individuare quelle che possono retrocedere. Da qualche tempo a questa parte, anche nel campionato cadetto, vediamo l’ingresso di proprietà straniere con grandi risorse: questo ha fatto sì che giocatori di A, in esubero nei loro club, accettassero di scendere di categoria. Non vorrei che passasse un messaggio sbagliato, noi non siamo arroccati nel campanilismo: abbiamo verificato più volte la possibilità di attirare l'interesse di potenziali soci stranieri, ma in questi anni il tentativo non ha trovato grande riscontro soprattutto per una diffidenza nei confronti della posizione geografica della città".

Il presidente ha poi motivato con maggiore chiarezza le ragioni di alcune turbolenze che la tifoseria leccese ha inevitabilmente percepito. Del resto un post è oramai alla portata di tutti: "È stata un’estate non semplice: noi dobbiamo tutelare il club, non possiamo agevolare il desiderio dei calciatori di avere il miglior contratto possibile a spese nostre, non possiamo rinunciare a monetizzare una cessione per facilitare un migliore ingaggio nel nuovo club. Ora buttiamoci alle spalle questo periodo, stiamo provando a crescere in termini di organizzazione e strutture. Mettiamoci in condizione di comprendere tutti che la differenza tra competere per la promozione e giocare per non retrocedere passa per i dettagli. Noi dobbiamo metterci l’elmetto ogni giorno e lottare per questo club. Sarà fondamentale l’apporto del pubblico, ne abbiamo bisogno per mettere gli avversari in difficoltà, cosa che per esempio lo scorso anno non è potuta avvenire". 

Pantaleo Corvino, da parte sua, ha fatto una lunga disamina tecnica, ripetendo spesso concetti già espressi nelle settimane scorse, dalla coerenza di una programmazione strutturata su tre anni, con modalità e obiettivi dichiarati in partenza, fino ai limiti del patrimonio tecnico che ha trovato al suo arrivo - oneroso e burrascoso per la prima squadra, assai ridotto per quanto concerne il settore giovanile -, ma ha anche ricordato che il traguardo della promozione in A al primo tentativo è stato mancato di un soffio, mentre la vittoria del campionato da parte della Primavera è stata "inaspettata".

Il vero elemento di novità rispetto alle precedenti uscite pubbliche è che Corvino ha motivato i passaggi che sono apparsi fino a oggi contraddittori. Il primo è quello che riguarda la cornice della programmazione. Quell'orizzonte triennale, ha spiegato, non è stato compromesso dall'esonero di Corini:"Mi sono contraddetto nell’interesse del Lecce: la squadra deve essere equilibrata e non poteva incassare così tanti gol. Io ho 45 anni di esperienza, credo di potermi rendere conto in un anno se la situazione è migliorabile oppure no".

Il secondo passaggio, anche questo chiarito e rimodulato, è quello che aveva portato il direttore dell'area tecnica a comunicare la ricerca di un terzo attaccante per mettersi al riparo da squalifiche e infortuni per Coda e Rodriguez. Corvino ha motivato così il mancato arrivo dell'atteso rinforzo: "Il mercato non ci ha offerto opportunità che facessero al caso nostro e d'intesa con il tecnico abbiamo deciso che, se necessario, una soluzione la troveremo in casa, dobbiamo salvaguardare il nostro capitale umano". 

Un terza questione è poi quella emersa oggi, relativa agli esuberi: qualche settimana addietro, infatti, è stato affermato pubblicamente che, nemmeno in caso di mancata cessione, i calciatori in attesa di trasferimento avrebbero fatto parte del progetto tecnico. Oggi, invece, è stata dichiarata una correzione di rotta: "Avevamo detto che le uscite sarebbero state 14, ne sono state perfezionate 10. Stiamo cercando di trovare una soluzione consensuale per due giocatori, Benzar e Pisacane. Gli altri due, Meccariello e Paganini, sono a disposizione del mister che farà le sue valutazioni".

Il direttore ha anche chiarito che la posizione di Baroni non è in discussione: "Non possiamo pretendere che abbia la bacchetta magica, non ci facciamo condizionare dai risultati, abbiamo una squadra competitiva come ha detto il presidente, e lo confermo, ma, attenzione, tutti gli altri non sono da meno". E per far passare il messaggio che non ci sono Cenerentole in questo campionato, Corvino ha quantificato in 4 milioni di euro il monte ingaggi di Cerri e La Gumina, i due attaccanti titolari del Como. 

E se conferenza all'insegna della trasparenza doveva essere, Sticchi Damiani ha risposto ad alcune domande sull'aspetto finanziario della gestione del club, intanto sul saldo tra entrate e uscite:  la cessione di Henderson - ha detto - è stata compensata dagli arrivi di Strefezza, di Gargiulo, di Blin mentre le altre operazioni in entrata del club consentono di spalmare i costi su più annualità. Per la Primavera, invece, sono stati impiegati circa 650mila euro, comprensivi degli stipendi al minimo federale. 

Poi la questione ingaggi, giustamente molto cara al club: è stata raggiunta, rispetto allo scorso anno, una riduzione di circa il 25 percento e si tratta, ha precisato il presidente, di un dato migliorabile, ad esempio con la risoluzione per Pisacane e Benzar o con la chiamata di qualche squadra per mister Corini, che dal Lecce riceve lo stipendio. La direzione, insomma, è quella auspicata ma, nonostante le accortezze, la proiezione per fine anno è quella di un bilancio in perdita. E i soci saranno chiamati a ripianare.

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