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L'episodio

Esultanza al veleno dell’ex: gesti rivolti ai tifosi salentini e alla panchina ospite

Fatto il gol, Olivieri non ha lesinato provocazioni, probabilmente superando quel limite che separa una reazione emotiva da una vendetta calcolata

LECCE - Una partita nella partita quella di Marco Olivieri: l'attaccante del Perugia, che ha disputato nel Lecce la prima parte di stagione, ha fatto di tutto per fare lo sgambetto ai suoi ex compagni e ci è quasi riuscito, andando in gol con la sua squadra in inferiorità numerica.

Dopo una mezza dozzina di volte in cui è stato fermato per posizione di fuorigioco, alla fine ha approfittato di un errore della difesa del Lecce per aggirare Bleve, responsabile anche lui della pessima lettura dell'azione, e andare a segnare la marcatura del momentaneo vantaggio dei grifoni (qui la cronaca della gara).

Che avesse il dente avvelenato, Olivieri, si era ben compreso, ma non che avesse tutto un bagaglio di provocazioni pronto all'uso: la mano portata all'orecchio è un gesto abbastanza diffuso tra i calciatori e di solito equivale a dire "fischiatemi adesso se avete il coraggio". Il riferimento è naturalmente allo scarso feeling col popolo giallorosso: per lui 18 presenze con il Lecce, nessun gol (col Perugia è a quota 3 in 8 partite), più di qualche fischio dagli spalti ma anche diversi applausi per  l'impegno profuso in un modulo nel quale, evidentemente, non si è trovato a suo agio. Non è stato un gesto carino, ma non è la fine del mondo a patto però di accettare l'idea di essere preso di mira fino alla fine calcistica dei suoi giorni.

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Olivieri però il "meglio" lo doveva ancora tirar fuori: rientrando verso il centro del campo, rivolto in direzione della panchina del Lecce, ha mimato il gesto di una telefonata e ha stretto indice e pollice di entrambe le mani all'altezza della vita lasciando intuire qualcosa che avesse a che fare con la scarsità di attributi (ce l'aveva con Baroni, con Trinchera, con la dirigenza leccese, col mondo intero?). Ai posteri l'ardua sentenza, in ogni caso non ha fatto una grandissima figura, essendo un professionista: qualsiasi rimostranza, legittima o meno, potesse avere riguardo alla sua separazione dal Lecce, avrebbe potuto esprimerla per tempo, innanzitutto, e con un pizzico in più di garbo. In bocca al lupo, deve farne di strada.

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