“Non possiamo giocare per il pari”: D'Aversa non vuole blocchi mentali
Lecce e Napoli sono a quota 11 punti, ma appartengono a due dimensioni distinte. Il tecnico dei giallorossi sprona i suoi calciatori ad andare oltre i propri limiti: “Davanti al nostro pubblico è già successo”
LECCE – Andare oltre i propri limiti, poi si vedrà. È questo l’ambizioso proposito del Lecce per la sfida al Napoli, che arriva nel Salento dopo la netta vittoria sull’Udinese per 4 a 1.
Salentini e partenopei sono appaiati in classifica a quota 11 e se per i giallorossi la classifica è molto gratificante, per la formazione campione d’Italia si registra un qualche ritardo sulla tabella di marcia. La squadra di Rudi Garcia, che porta il tricolore sulle maglie, ha di fatto l’obbligo della vittoria, mentre quella di D’Aversa può giocare con la consapevolezza di chi ha tutto, o quasi, da guadagnare.
“Dobbiamo ragionare sulla loro ultima partita - ha spiegato l'allenatore del Lecce, oggi in conferenza stampa -: squadra completa, giocatori di qualità e di gamba, con Osimhen che è tra i migliori in Europa ad attaccare la profondità. Giocano, amano il fraseggio, alternano la costruzione a tre a quella a quattro, affrontiamo la squadra più forte. Da parte nostra dobbiamo avere la volontà di fare una grande prestazione sapendo che potrebbe non bastare, quindi dare qualcosa in più del 100 percento. Giocando davanti al nostro pubblico, magari questo può accadere come è già accaduto in passato. L’avversario lo dobbiamo rispettare, ma credo anche che se vogliamo tornare a casa con un risultato positivo, bisogna andare in campo con l’obiettivo e la volontà di metterli in difficoltà e far gol. Non ci possiamo permettere di scendere in campo per il pareggio, quale sarà il massimo che possiamo fare, poi lo vedremo domani”.
L'incontro con i cronisti si è aperto con una riflessione sulla sconfitta rimediata in casa della Juve: “È chiaro che quando si perde la prima gara della stagione non si può esser contenti - ha commentato D'Aversa -, ma bisogna analizzare la partita, il percorso, l’avversario, ricordarsi che se abbiamo vinto contro il Genoa che ieri ha vinto in quel modo lì con la Roma, allora non significa che dobbiamo andare a Torino e vincere perché, altrimenti, perdiamo di vista l’obiettivo e il punto dal quale siamo partiti. C’è soddisfazione perché s’è concesso davvero poco alla Juve, siamo andati ad aggredirli nella loro metà campo, ma c’è anche rammarico per il risultato che non è dipeso dalle decisioni arbitrali, ma da nostre responsabilità sul calcio d’angolo, che pure non c’era. Avendo fatto un’ottima fase difensiva - non ricordo grandi preoccupazioni per Falcone - potevamo far meglio dopo la riconquista del pallone, ma non ci siamo riusciti vuoi per nostre scelte, vuoi per la situazione tecnica”.
Per quanto riguarda la situazione disciplinare (15 gialli, 2 espulsioni), l'allenatore non ha messo altra legna sul fuoco delle polemiche, ma ha fatto un ragionamento più ampio: “Dobbiamo stare più attenti per alcuni cartellini gratuiti, ma per come giochiamo può essere necessario fare fallo quando salta la pressione. Rocchi e Pinzani fanno un ottimo lavoro, eventualmente tocca a loro valutare certi errori. Noi dobbiamo migliorare sotto questo aspetto perché alla lunga ci può penalizzare, però sui due rossi che abbiamo rimediato non posso dire nulla ai miei ragazzi. Posso invece rimproverare loro la carenza di malizia, penso per esempio a un fallo subito da Almqvist al 51’ in uno contro uno (braccio allargato di Danilo sul costato dello svedese che sta saltando, ndr) che non è stato concesso. Io ho una squadra che scende in campo per non prendere in giro nessuno e voglio che si continui così e ci tengo a sottolineare che il giudizio su certi episodi non significa cercare alibi”.