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Il presidente dell'Atletico Racale: "Settore giovanile al centro del progetto"

L'intervista al presidente dell'Atletico Racale Francesco Cimino, formazione che prende parte al campionato di Eccellenza girone B: dal progetto giovani al futuro incerto in tempi di pandemia

RACALE – Dal tentativo di centrare il salto di categoria, al ridimensionamento del progetto fino alla scelta di puntare sui giovani. L’Atletico Racale dopo qualche annata in veste di outsider del campionato di Eccellenza, quest’anno ha deciso di sposare l’idea di coltivare il settore giovanile dal quale provengono gran parte dei ragazzi che vestono la casacca della prima squadra. Promotore di questo è senza dubbio il massimo esponente del club Francesco Cimino, che in questa intervista ha anche parlato  approfonditamente della pandemia e del blocco dei campionati.

Quest’anno possiamo dire che ci sia stato un ridimensionamento di rosa e obiettivi rispetto alle passate stagioni, tant’è che oggi lottate per la salvezza. Vorrebbe parlarci della prima parte di questa stagione?

“Anzitutto credo che il campionato di Eccellenza sia abbastanza duro, competitivo e impegnativo. Quest’anno, ahimè, non stiamo avendo la possibilità di giocare in casa a causa dei lavori all’impianto cittadino. Stiamo girovagando tra Castrignano del Capo, Parabita e Galatone e questo ci ha penalizzati non poco, in quanto è anche difficile poter applicare i protocolli per affrontare la pandemia. Avessimo avuto un nostro impianto questo non sarebbe stato un problema, ma tutto ciò si amplifica quando non lo si ha a disposizione. Noi ormai da anni puntiamo molto sul settore giovanile, personalmente tempo fa sono stato in prima fila e ho promosso lo slogan 'dai primi calci alla prima squadra' in quanto crediamo nella costruzione di un settore giovanile. Ad oggi abbiamo tratto i primi frutti di questo lavoro, tant’è che alcuni ragazzini del 2004 hanno fatto il loro esordio in campionato già nella passata stagione. Non è certamente una scelta presa per necessità, bensì perché ci crediamo. Quest’anno abbiamo creato un mix tra esperienza e nuove leve, con gli atleti più grandi che hanno anche il compito di far crescere i nostri giovani”.

Il Comitato Regionale pugliese ha disposto il blocco delle attività fino al 30 gennaio prossimo. Crede sia stata la scelta giusta?

“A livello generale credo che ognuno di noi debba imparare a convivere con questo virus, e adeguare le nostre abitudini sociali e lavorative alla presenza di questo mostro invisibile che ha modificato la nostra quotidianità. Questo finché non sarà debellato. Nella nostra squadra ci sono già dieci calciatori colpiti dal covid, quindi non ci stiamo allenando avendo circa metà della rosa contagiata. Di conseguenza dobbiamo attendere l’avvenuta guarigione a applicare il protocollo che ci ha indicato la Lega, nel tentativo di uscircene. Credo che in una situazione simile il fermo sia un fatto dovuto, se molte squadre di categorie superiori e dunque con maggiori risorse e disponibilità economiche fanno fatica ad andare avanti, figuriamoci una squadra di Eccellenza con 22 elementi in rosa tra cui la metà colpita da covid. È un problema affrontare il campionato, ma la reale questione è un’altra; se il picco, come ci viene indicato da chi ha a che fare con il mondo della scienza, è previsto per fine gennaio, come si farà a riprendere il campionato? Lo si farà nel pieno del picco pandemico? Se sono vere queste indicazioni, la vedo difficile che si possa riprendere a giocare nel pieno della quarta ondata. L’ottimismo non bisogna mai abbandonarlo, ma allo stesso tempo credo ci sia bisogno di essere obiettivi e far fronte alla realtà, affidandosi alla scienza. Da pochi giorni sono state riaperte le scuole, fattore che comporta l’aumento di rapporti sociali e che probabilmente sarà anche la causa dell’aumento dei contagi. Fra quindici gironi credo che vedremo le conseguenze di questa scelta”.

Ovviamente le scelte delle istituzioni comportano anche delle conseguenze. Considerando anche che non esiste un vero e proprio obbligo vaccinale per i calciatori, come crede che una società come la vostra possa muoversi, anche a livello economico, in una situazione simile?

“Personalmente sono favorevole al vaccino e non posso fare altro che invitare gli atleti a vaccinarsi. Purtroppo, però, abbiamo scoperto che anche con il vaccino possiamo contrarre e trasmettere il covid: non essendo medici dobbiamo affidarci alle previsioni fatte dal mondo delle scienza. Nel nostro caso anche fare la doccia nello stesso ambiente comporta la diffusione del virus, nonostante tutte le precauzioni. Spero si tenga conto di una serie di aspetti analoghi. Al momento l’ampio utilizzo di tamponi fai da te ci permette di stare più tranquilli, e non possiamo far altro che chiedere un approfondimento maggiore da parte delle istituzioni, nel tentativo di applicare un protocollo compatibile con l’organizzazione e le spese economiche che una squadra di Eccellenza può compiere”.

In ultimo, vorrebbe presentarci gli obiettivi futuri dell’Atletico Racale?

“Prima di tutto sarà fondamentale raggiungere quanto prima la salvezza, per  mantenere la categoria e potenziare il settore giovanile. Con il responsabile di quest’ultimo stiamo facendo un lavoro importate, per proiettare nella nostra realtà sportiva la crescita dei giovani, e per dare un punto di riferimento territoriale agli appassionati e alle famiglie che ci affidano i loro figli. Ricordiamo che fare calcio con i giovani non significa solo crescita atletica, bensì personale. Il calcio è un percorso formativo che bisogna portarsi nella vita, abbiamo questa responsabilità e vogliamo ripagare la fiducia di chi crede in noi, per concedere una vetrina importante ai ragazzi”.

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