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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Calcio & scommesse: chiuso il dibattimento, il Lecce non patteggia

Seconda giornata del processo sportivo che vede imputati Ferrario, Rosati, Benassi e, per responsabilità oggettiva, il club: il difensore ammette l'omessa denuncia, ma non l'illecito. Il verdetto della Commissione disciplinare la prossima settimana

LECCE – Il legale dell’Us Lecce, Saverio Sticchi Damiani, ha deciso di non patteggiare. Spetta ora alla Commissione disciplinare stabilire se al club salentino può essere imputata la responsabilità oggettiva in conseguenza all’illecito sportivo di cui sono accusati Stefano Ferrario, Massimiliano Benassi e Antonio Rosati per i quali il procuratore federale, Stefano Palazzi, ha chiesto tre anni e mezzo di squalifica. Tre, invece, i punti di penalizzazione invocati per la società salentina. Il verdetto dei giudici è atteso per la metà della prossima settimana.

Sticchi Damiani è convinto della fragilità dell’impianto accusatorio, con riferimento in particolare alla mancanza di prove che attestino quello che per Palazzi è un illecito sportivo consumato, cioè l’accettazione da parte di Ferrario della proposta ricevuta da Alessandro Zamperini prima di Lecce-Lazio, ultima giornata del campionato 2010/2011 e il coinvolgimento di altri calciatori dell’organico giallorosso: è stato fatto presente ai giudici, tra l’altro, che quella fu l’unica gara della stagione non preceduta da un ritiro (il Lecce aveva già raggiunto il suo obiettivo, la domenica prima, a Bari) e dunque sarebbe stato molto complicato incontrare o avvicinare i sei o sette atleti, tra i quali Benassi e Rosati, di cui Gegic, uno degli slavi, parlò a Gervasoni, che è invece considerato uno dei “reclutatori”, insieme a Zamperini. Che fine poi abbiano fatto le centinaia di migliaia di euro che pure sarebbero serviti ad incentivare l’accettazione della proposta e che sarebbero stati portati a Lecce da due ungheresi legati all’organizzazione, non è stato mai dimostrato.

Le dichiarazioni rese in mattinata da Alessandro Zamperini, nell'udienza che chiuso la fase dibattimentale, sembrano aver fornito un valido sostegno alla linea difensiva che rifiuta il compromesso: il punto di penalizzazione, conseguente al patteggiamento, sarebbe poca cosa dal punto di vista sportivo, ma molto rilevante sul piano etico perché suonerebbe come un’ammissione di colpa. Il dibattimento del processo sportivo che vede imputati otto calciatori (alcuni oramai ex) e tre club – Lazio, Lecce e Genoa – è infatti ripreso questa mattina con le dichiarazioni di Alessandro Zamperini che avrebbe avuto insieme a Carlo Gervasoni e a Mario Cassano, un ruolo rilevante nel collegare il gruppo degli slavi con i giocatori che avrebbero dovuto mettere in pratica le manipolazioni dei risultati.

“Ho chiesto a miei avvocati di parlare dopo aver sentito le richieste di squalifica per i miei colleghi e i miei amici'”, ha detto l’ex difensore prendendo la parola dinanzi alla Commissione disciplinare della Figc, secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa. Zamperini è amico di Stefano Mauri, capitano della Lazio, per il quale il procuratore federale Stefano Palazzi ha chiesto 4 anni e sei mesi. 

Zamperini ha ricostruito il contesto della presenza sua e di Ilievski – uno degli zingari - a Formello, il 14 maggio del 2011, poche ore prima della gara con il Genoa, e poi è passato alla gara della settimana successiva, Lecce–Lazio: “'Gervasoni e Ilievski - spiega - mi pressano per far conoscere loro altri giocatori per combinare qualcosa, che so che poi è Lecce-Lazio. Decido di scendere a Lecce perché mi ero comunque già sentito con Ferrario giorni prima, per andarlo a trovare. Lui quel giorno era infortunato e mi ha bloccato dicendomi che non era assolutamente interessato a queste cose e rimane anche stizzito”.

Una versione che combacia, ancora una volta, con quella fornita da Stefano Ferrario già all’epoca del suo primo interrogatorio e poi ribadita oggi: “Nei giorni successivi alla proposta – è sempre l’Ansa a riportarlo - ci sono stati dei contatti dello stesso Zamperini, che mi chiedeva come stavo, mi diceva di prendere un aperitivo e si è autoinvitato a mangiare una pizza a casa mia. Io non capivo tutto quel corteggiamento da parte sua, dopo ho capito che il suo timore era che nel momento in cui ho rifiutato la proposta lo potessi mettere in difficoltà. Il lunedì dopo la partita è scomparso, non mi ha più  contattato e solo dopo ho capito il motivo”.

L’ex centrale del Lecce ha dichiarato alla corte di volersi assumere le proprie responsabilità, riconducibili a ignoranza e superficialità, relativamente al reato di omessa denuncia ma non per illecito sportivo. Contro di lui l’accusa ha in mano i tabulati telefonici, che attestano una telefonata con Zamperini – che si trovava a Lecce - e lo scambio di tre messaggi prima del match.  

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