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Ciro e Michele, due gladiatori dal volto umano

Il 2 dicembre del 1983 Ciro Pezzella e Michele Lo Russo morirono in un tragico schianto d'auto, in viaggio per una trasferta. Difensori del Lecce, sono due bandiere ancora oggi simbolo di questa città

Ciro e Michele se ne andarono 25 anni orsono, lasciando un vuoto profondo ed un senso di smarrimento difficile da descrivere. Non sono parole di circostanza, perché quello che la città sentì fu un dolore vero. Si strinse nel giorno dei funerali in un abbraccio commovente, gigantesco. La chiesa di Sant'Antonio a Fulgenzio fece fatica a contenere lo straripante impeto della folla. Diecimila, forse più persone, si accalcarono tra le navate, l'ingresso e le strade. Alle lacrime si mescolarono cori che scossero l'aria come nel più acceso dei derby. Che non sembri una profanazione: oggi il Lecce non fa 10mila presenze allo stadio.

Ciro e Michele, due carriere d'altri tempi, quando nel calcio esistevano ancora le bandiere. Michele Lo Russo, per paradosso di origine barese, un solo gol nella sua vicenda professionale, è stato e continua ad essere uno dei giocatori più amati e rappresentativi del Salento di fede giallorossa: 418 presenze, uno spirito indomabile sotto quella chioma di capelli in stile con la moda dell'epoca. Ciro Pezzella, forte difensore di Ercolano, aveva militato anche nella Sampdoria e nell'Avellino, nella massima serie. Erano l'ossatura della difesa, nel Lecce di Fascetti che qualche tempo dopo avrebbe toccato la gloria con un dito: la serie A. Ma ai tempi di Ciro e Michele, la serie A esisteva solo sulle pagine della "Rosa" e del "Corriere", e nei salotti della "Domenica Sportiva". Non c'erano grandi aperture per le imprese della truppa giallorossa.

Il destino giocò un tiro beffardo. Erano due gladiatori nell'arena, ma umani fuori dal campo. Furono uccisi da una loro paura. Quella del volo. Tempo da lupi, là fuori, quella notte, non volevano prendere l'aereo per raggiungere Varese. Si schiantarono in auto all'altezza di Mola di Bari. Sarebbero dovuti arrivare in stazione e da lì partire alla volta del Nord.

Ciro e Michele sono ancora oggi l'emblema di un calcio che non c'è più. Meno miliardi e meno trasferimenti. Si entrava in una squadra e spesso ci si restava a lungo, facendo parte di un progetto di vita, prima ancora che sportivo. Ecco perché, nella fatalità del destino, tutti si sono definitivamente innamorati fin da quel 2 dicembre del 1983 di Ciro e Michele, i lottatori dal volto umano dei campi da gioco, in un mondo allora senza pay-tv e senza esseri umani trasformati in grotteschi supereroi virtuali da videogiochi. Ciro e Michele vivranno nei nostri cuori, per sempre.

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