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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Indagini per la sfilata dei tifosi. Il sarcasmo della politica: "E al Mondiale?"

Il sindaco Paolo Perrone ed altri esponenti politici sono intervenuti sulla notifica di atti processuali a 42 tifosi del Lecce, esprimendo perplessità. Ma l'avvocato Giuseppe Milli chiosa: "Intervento tardivo, strumentale e soprattutto inutile"

LECCE – C’è anche il sindaco, Paolo Perrone, tra le fila di coloro che sono quantomeno perplessi dopo la denuncia per manifestazione non autorizzata subita da 42 tifosi del Lecce. Gli episodi contestati e ascritti al reato che è una delle tante eredità del codice fascista del 1931 in tema di sicurezza pubblica,  si riferiscono al 15 maggio del 2011 e all’8 gennaio del 2012.La pena prevista è il carcere fino a sei mesi ed un’ammenda da 103 a 413 euro.

Nella prima circostanza i sostenitori giallorossi festeggiarono la conquista della salvezza maturata con la vittoria nel derby a Bari inscenando un corteo da Porta Napoli a Piazza Sant’Oronzo. Nella seconda, gli ultras della Curva Nord, dopo averla annunciata con un volantino, diedero luogo ad una protesta pacifica, disertando gli spalti, per il costo dei biglietti per la gara Lecce – Juventus dell’8 gennaio del 2012.

Sui social network la notifica dei verbali di identificazione alle persone chiamate in causa per i due episodi perché considerate promotori degli stessi, sta facendo molto discutere. L’opinione quasi unanime è che si tratti di qualcosa molto vicino ad un provvedimento liberticida. E da Facebook viene il commento del primo cittadino di Lecce: “Fermo restando che sono contrarissimo alla violenza e alle manifestazioni stupide del tifo, mi sorprendono i provvedimenti contro 42 tifosi del Lecce per la festa post-derby del maggio 2011, se il punto è solo quello di aver partecipato a una manifestazione non autorizzata. E al Mondiale allora come faremo?”.

Fa da sponda al sindaco Alessandro Delli Noci, assessore all’Innovazione tecnologica: “I festeggiamenti per la propria squadra del cuore rappresentano i momenti più belli del calcio. La vittoria nel derby di Bari del 15 maggio 2011 e la conseguente salvezza conquistata  con merito quel giorno al San Nicola fanno già parte, a pieno titolo, della storia della squadra giallorossa. Peraltro, non si riesce a comprendere come avrebbero potuto i tifosi chiedere preventivamente l’autorizzazione allo svolgimento di una manifestazione senza sapere quale esito avrebbe avuto la gara. Insomma, questa vicenda è a dir poco singolare e necessita di un ripensamento. Così facendo, infatti, si finisce per colpire al cuore i tifosi e un’intera  città che da sempre vive di slanci e di passioni per la squadra giallorossa”.

Anche il consigliere comunale di Forza Italia, Massimo Alfarano, anch’egli appassionato tifoso del Lecce, è intervenuto della vicenda: “Sia chiaro, lo diciamo subito a scanso di equivoci, noi siamo e saremo sempre in prima fila per condannare i violenti. Lo abbiamo fatto allorquando alcuni sostenitori invasero lo stadio in occasione della finale play off dello scorso giugno tra il Lecce e il Carpi provocando numerosi danni al Via del Mare e offuscando l’immagine di una città che resta civile e accogliente. Ma qui siamo al paradosso. Di cosa stiamo parlando? Se festeggiare pacificamente diventa un reato allora il calcio è davvero finito. Vogliamo blindare la gioia? Vogliamo inibire le espressioni di giubilo? Vogliamo omologare i tifosi trasformandoli in tante marionette pronte ad essere utilizzate a proprio piacimento? Se manifestare la propria felicità per la vittoria della propria squadra del cuore diventa una colpa, allora siamo tutti colpevoli. Non solo quei 42 tifosi destinatari del provvedimento giudiziario. Denunciateci tutti! Anzi, denunciate un’intera città”.

Alfarano pensa che sia il caso di convocare un incontro per riportare la questione nella sua naturale dimensione, quella della ragionevolezza: “Quei ragazzi non meritano questa macchia. Per questo lancio un appello forte alle Istituzioni  salentine, a cominciare dal sindaco Perrone, dai parlamentari - invitandoli a presentare un’apposita interrogazione parlamentare -  dai consiglieri regionali e dal prefetto di Lecce con l’auspicio che convochi al più presto un tavolo di lavoro per restituire a questa vicenda un minimo di equità. C’è una parola che racchiude tutto. Si chiama buon senso. E’ quello che manca in questa storiaccia”.

I conti non tornano nemmeno al consigliere regionale del centrodestra, Saverio Congedo: “Premetto che non conosco le carte ma sono francamente sorpreso per i possibili provvedimenti che riguarderebbero una quarantina di tifosi del Lecce che parteciparono alla festa in città dopo la vittoria del derby di Bari a maggio 2011. Ho un ricordo personale di quella giornata: tornavo da Bari (dove peraltro fummo vittime di un tentativo di aggressione e bersagliati  con lancio di pietre e oggetti) e ricordo con piacere l’attesa del pullman della squadra davanti all’Hotel Tiziano e il carosello spontaneo di persone, anche di  intere famiglie con bambini, per le vie della città, che fu apparentemente pacifico, gioioso e senza eccessi.

Congedo, precisando di non conoscere gli atti e quindi le ricostruzioni dettagliate, parla di “un provvedimento singolare, che potrebbe addirittura dare vita a un precedente pericoloso, se consideriamo a quante manifestazioni improvvisate assistiamo e assisteremo ogni giorno, come i cortei di operai o disoccupati disperati, di flash-mob nelle piazze, persino - conclude Erio Congedo - a festeggiamenti per le vittorie tricolori  dei Mondiali”.

Il patron dello Svicat Rugby, Fabrizio Camilli, non va per il sottile: “Nel leggere la cronaca di queste ore sull'ipotesi di reato addebitata ai tifosi del Lecce, rei di aver manifestato oltre un anno e mezzo fa in occasione di un derby vinto a Bari, mi viene spontaneo un senso di nausea e di schifo profondo verso chi avrebbe il compito di far rispettare la legge nel nostro Paese".

"Ogni giorno - argomenta Camilli - si leggono commenti rivoluzionari su questo o quel presunto sopruso subìto dai nostri politici per i quali ci sono manifestazioni a supporto o condanna, ma non ho mai sentito che siano stati accusati di mancata autorizzazione. Faccio alcuni esempi a riguardo: processo Ruby, con 60 parlamentari davanti al palazzo di giustizia; Ilva di Taranto, con 20 consiglieri regionali e comunali che si indignano e manifestano contro Vendola e le sue presunte frequentazioni; mille trasportatori a Genova ed altrettanti a Roma contro la privatizzazione dei trasporti pubblici: nessuna autorizzazione - sciopero selvaggio - tante forme di violenza gratuita (anche solo psicologica) e nessuno ha niente da dire. Mi viene il dubbio che dietro questa ennesima violenza contro la curva Nord ci sia qualcosa di poco chiaro e di matrice diversa da quella giudiziaria”.

Giuseppe Milli: "Rispetto per la magistratura, la difesa è nel processo".

Sulla vicenda si è espresso anche Giuseppe Milli, il legale di mille battaglie giudiziarie in difesa degli ultras ed egli stesso storico tifoso del Lecce. L'avvocato, tirato in causa perché molti dei provvedimenti notificati nei giorni scorsi riguardano suoi assistiti, inquadra la vicenda innanzitutto dal punto di vista giuridico: "Come mi è stato insegnato dal mio maestro è imposto all’avvocato una difesa costante e continua, sempre nell’interesse del cliente, ma mai oltrepassando i limiti di legge e, soprattutto, nel pieno rispetto della magistratura, anche quando non si comprende e non si condivide l’esercizio dell’azione penale. Resta, quale unica cosa da fare, quella di difendersi strenuamente, magari alla ricerca della prova che discolpi il proprio assistito, ma sempre e soltanto nel processo e attraverso i rimedi giurisdizionali concessi dai codici di rito".

In seconda battuta il commento si sposta sulle prese di posizione odierne da parte degli esponenti della politica cittadina: " Pur evidenziando che occorre solo fare una cosa , e cioè difenderci nel processo penale e nulla più, tuttavia comprendo la viscerale protesta del popolo del tifo, ma non quella proveniente da parte dei politici dell’ultima ora, eccezion fatta per quelli sempre presenti in prima linea perché figli della curva Nord. Nessuno, soprattutto i ragazzi di curva, ha mai richiesto tale intervento anche perché considerato oltremodo tardivo se non strumentale e soprattutto inutile".

"Appare alquanto sterile - commenta Milli - perorare cause ad hoc , magari contestando il lavoro del magistrato senza sapere o leggere una sola carta processuale, mentre da tempo immemore magari si è assistito silenti ed inerti a tutta una serie di storture investigative e conseguenti debacle processuali senza chiedersi nulla e soprattutto senza interrogarsi perché sono accadute alcune sconcertanti vicende poi conclusesi , quasi tutte, in maniera diversa rispetto a quanto prospettato nelle conferenze stampa della prima ora. Di esempi ne potrei fare a bizzeffe. Ma cadrei nel ridicolo e quindi taccio. Nell’interesse dei miei assistiti si invoca il silenzio".

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