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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Appunti giallorossi. Decisioni arbitrali, non è una questione di malafede

La direzione di Aversano in Como-Lecce ha inciso pesantemente sul risultato, ma cedere alla tentazione del vittimismo sarebbe un errore. Dopo l'espulsione di Esposito, i salentini si sono fatti schiacciare nella propria metà campo

 

LECCE – L’arbitraggio scadente del signor Aversano da Treviso, che ha inciso in Como-Lecce quanto e più lo hanno fatto Foti o Torregrossa, conferma un’impressione nata sin dalla prima giornata del campionato di Prima divisione. Che cioè le prestazioni dei direttori di gara (e dei loro assistenti) della Lega Pro siano generalmente mediocri. Per una questione di capacità, non di malafede.

Del resto se ci fosse stato un oscuro ordito ai danni del Lecce, già dopo cinque minuti i lariani sarebbero andati in vantaggio (ed invece si sono visti fermare l’azione un attimo prima di segnare): non è consolatorio cedere alla tentazione del vittimismo. Resta invece sul tappeto il nodo della qualità arbitrale: si immagini cosa potrebbe accadere se il girone A si rivelasse combattuto ed equilibrato fino al termine. Un problema a dir poco serio.

Ma le parole di mister Franco Lerda sono giustamente andate oltre le sacrosante rimostranze per la direzione di gara, manifestando il rammarico per un atteggiamento troppo remissivo dei suoi dopo il gol di De Rose. Come dargli torto. Il ripiegamento nella propria metà campo, iniziato prima dell’ingiusta espulsione di Esposito, è stato come stendere la tovaglia sul tavolo dove il dolce sarebbe poi stato tutto per i padroni di casa. Che sanno benissimo di quale inatteso apporto abbiano goduto.

Bisogna però capire perché il baricentro dell’azione giallorossa sia stato arretrato così tanto, perché cioè è emersa palese l’impossibilità di sviluppare la manovra come il Lecce di solito sa fare: Passaggi di prima, estenuante circolazione di palla da una parte all’altra, improvvise accelerazioni sull’asse verticale. Una risposta possibile è che i salentini potrebbero aver pagato in termini di organizzazione di gioco la sostituzione di Bogliacino, richiamato in panchina per far posto a Di Maio nel momento del bisogno.

La sensazione è che senza l’uruguagio in campo Memushaj sia rimasto troppo isolato nell’impostazione, essendo peraltro un regista basso. Con il senno del poi si può affermare che richiamare in panchina un esterno – Falco o Chiricò - avrebbe potuto costituire un’alternativa. Certo, in inferiorità numerica, la coperta sarebbe stata comunque corta, soprattutto per una squadra che il gioco lo vuole sempre imporre e non subire. Al di là di queste disquisizioni tattiche resta - anche dopo un boccone amaro come quello di ieri - la consapevolezza della forza del Lecce e della sua superiorità: la Virtus Entella è avvisata.  

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