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Scuse sincere ai tifosi, speranze intatte: il club rilancia mister e squadra

Dopo una valutazione complessiva delle scorie per il disastro di Foggia, i dirigenti e il tecnico Padalino ci mettono la faccia, chiariscono alcuni episodi e chiedono il sostegno dei tifosi

LECCE – Se non si trattasse in fondo di un semplice sport,  angosciante sarebbe un’espressione appropriata per definire la conferenza stampa dei dirigenti dell’Us Lecce - Saverio Sticchi Damiani, Mauro Meluso, Corrado Liguori e Alessandro Adamo - e dell’allenatore Pasquale Padalino, convocata per chiarire alcuni aspetti che hanno reso la Waterloo di Foggia l’anticamera di uno psicodramma di massa.

Ma forse il calcio non è un semplice sport, non lo è probabilmente in molte parti d’Italia e non lo è certamente a Lecce dove al quinto anno di Lega Pro, con ricordi ancora piuttosto freschi di serie A, i nervi saltano facilmente.

C’erano da chiarire alcuni passaggi che hanno determinato una sorta di sollevazione contro il tecnico ma nemmeno i dirigenti e i calciatori sembrano oramai godere di benevolenza incondizionata da parte della piazza. La love story scattata nel momento in cui Saverio Sticchi Damiani si è fatto garante della cordata salentina che ha rilevato il club dalla famiglia Tesoro ha subito una giornata di profonda disillusione e la paura è che niente possa essere più come prima.

Sarebbe un grave errore, però, farsi pervadere dalla cupio dissolvi (cioè da quell’impulso irrazionale a rovinare qualcosa) con otto giornate ancora da disputare prima della fine della stagione regolare e la squadra saldamente al secondo posto, a quattro lunghezze dal Foggia capolista. Certe delusioni, si sa, vanno smaltite con intelligenza: vanno analizzate e prima ancora metabolizzate. E’ quello che i massimi dirigenti del sodalizio hanno cercato di fare in queste 48 ore, ascoltando gli umori, verificando le reazioni e le intenzioni, al chiuso di quello spogliatoio che resterà sempre inaccessibile a taccuini e telecamere, ma nel quale gli sguardi si incrociano come spade e le parole colpiscono con la forza di macigni.

Il risultato di questa riflessione ha portato a due conclusioni. La prima riguarda Padalino che viene confermato perché considerato, ad oggi, il tecnico che meglio di eventuali altri può centrare l’obiettivo della promozione – traguardo, va ripetuto, che la società si è posta di tagliare entro due anni -; la seconda è che sia l’allenatore che la società chiedono scusa ai tifosi per gli errori commessi nella gestione di una gara e del post partita che ha fatto indemoniare molti sostenitori.

E’ stato Mauro Meluso, il direttore sportivo, il primo a prendere la parola anche nelle vesti di responsabile tecnico del club: “Padalino è un tecnico importante, una persona serie e un gran lavoratore. So che il suo stato d’animo era ferito come quello di tutti i tifosi. Non ha bisogno di difese, ma penso che sia lui a poter centrare l’obiettivo della promozione”.

Poi è toccato a lui, all’allenatore foggiano: “La prestazione non è stata da Lecce e mi assumo tutte le responsabilità. Volevamo tornare in testa alla classifica e questa voglia c’è ancora. Il giorno della mia presentazione dissi di avere un conto in sospeso con questa città, con riferimento alla mia esperienza di calciatore con una retrocessione in B, e oggi il desiderio mio e dei ragazzi rimane quello di regalare un sogno ai tifosi. Non a caso ho sempre definito questa la mia seconda terra, non solo perché ogni anno ci vengo in vacanza”.

Padalino, che è apparso sinceramente amareggiato, ha poi chiarito il principale episodio che gli viene contestato, quello di essersi intrattenuto serenamente con gli avversari mentre la squadra andava a testa bassa verso il settore ospiti: “Sono andato prima dall’arbitro, come ogni volta, e quando mi sono voltato per seguire i ragazzi, Coletti ha chiesto di salutarmi. Da uomo di sport io l’ho fatto e poi ho proseguito”. Uno scatto fotografico, dunque, decontestualizzato avrebbe scatenato “un grosso equivoco” che sulla rete si è moltiplicato esponenzialmente fino a diventare una sentenza di condanna.

Gli è stato rimproverato anche di non essere rientrato a Lecce sul pullman della squadra. Essendo foggiano, ha spiegato, è rimasto nella sua città come di solito accade per i calciatori quando giocano dalle loro parti: “Se avessi capito quello che sarebbe successo, avrei cambiato programma. Chiedo scusa, non è stato fatto intenzionalmente e l’interpretazione data è stata cattiva. Chi mi conosce sa cosa provo quando perdo, perché ne va anche del mio lavoro. Io penso di aver dato sempre il massimo, con tutti i miei limiti e non posso accettare che si dica che non lo abbia fatto per questa città”. L’allenatore del Lecce ha concluso il suo intervento auspicando che questo chiarimento contribuisca a rasserenare il clima.

Infine la parola l’ha presa Saverio Sticchi Damiani, mai provato in volto come oggi: “Non potete capire quanto sia difficile parlare”, così ha esordito. Per il presidente onorario si sta vivendo una situazione paradossale: quella dove si mette in discussione la professionalità di un tecnico che ha portato la squadra in testa alla classifica per alcuni tratti della stagione e la serietà dell’impegno suo e degli altri dirigenti. Un quadro, ha detto, che lo lascia sconcertato.

Ma per Sticchi Damiani la reazione dei tifosi va rispettata perché nessuno si sente depositario della verità assoluto e perché evidentemente ci sono stati degli errori: “La società è pronta a scusarsi. Io per primo avrei potuto dire a tutti di salire sul quel pullman. E’ stata una prestazione pessima, senza scuse ma crediamo che il mister e questo gruppo possano consentirci di arrivare al risultato finale. Ma noi vogliamo vedere i fatti”.

Meluso ha confermato il silenzio stampa ad oltranza: non ci saranno, per ora, nemmeno le conferenze stampa della vigilia e quelle immediatamente successive al match. Dopo la conferenza il Lecce si è allenato per la seconda seduta odierna: Arrigoni ha lavorato a regime differenziato.

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