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Giovedì, 18 Aprile 2024
Senza mezzi termini

Corvino ribalta l’accusa: “Dal portiere una pagliacciata da inchiesta federale”

Il direttore dell'area tecnica del Lecce ha condannato l'uso dei petardi, ha escluso ipotesi di piani orditi dal Vicenza, ma non ha risparmiato un giudizio molto severo sul comportamento di Contini richiamando il principio della lealtà sportiva

LECCE – In una conferenza intensa dal punto di vista emotivo e dei contenuti, il direttore dell’area tecnica del Lecce, Pantaleo Corvino ha commentato l’ormai arcinoto episodio dell’uscita dal campo del portiere del Vicenza, Contini dopo l’esplosione del petardo avvenuta mentre i calciatori giallorossi festeggiavano con Strefezza, l’autore del gol, il vantaggio e l’estremo difensore si trovava a una decina di metri di distanza dallo scoppio.

Il direttore ha atteso il pronunciamento della giustizia sportiva, che ha comminato 10mila euro di multa al Lecce, per esplicitare quei concetti che nelle ore successive al match aveva affidato a una dichiarazione necessariamente sintetica. Oggi ha parlato, anche alzando la voce come mai era capitato (almeno) dal suo ritorno nel club giallorosso.

Ma è giusto partire dalla premessa: Corvino ha condannato l’uso del petardo, ha messo la mano sul fuoco sulla buonafede della società vicentina, escludendo l’ipotesi di qualsiasi piano prestabilito e sulla correttezza dell’operato dello steward che pure era stato inserito nel novero dei “sospetti”. Poi ha ricordato che i petardi non sono certo una novità, in Italia e non solo, e che nel caso specifico non si è trattato di un lancio, ma di un deposito fatto a breve distanza, con lo scopo di festeggiare, non di offendere: una modalità potenzialmente pericolosa, certo, da evitare in futuro, ma non un atto deliberato per far male.

Quindi Corvino ha ribaltato l’accusa e anche la narrazione che di quell’episodio è stata fatta puntando l’indice contro Contini, reo di una “pagliacciata che ha interrotto per un tempo molto lungo il gioco e alterato l’esito di una gara che il Lecce a quel punto stava dominando e meritatamente vincendo”. Il direttore ha parlato chiaramente del venir meno della lealtà sportiva che per un tesserato è un obbligo, un principio fondante la propria attività e in questo senso ha stigmatizzato anche il comportamento del calciatore Cavion che pure aveva provato ad accasciarsi al suolo palesando, anche lui, conseguenze: peccato che al momento dello scoppio fosse distante qualche decina di metri dal suo portiere e, quindi, ancor più dal punto dell’esplosione. Il responsabile dell’area tecnica ha quindi dichiarato di voler sollecitare un’inchiesta della procura federale: “Sono 50 anni che faccio questo lavoro, non ho mai mancato di rispetto a nessuno”.

Corvino ha chiaramente detto che quei concitati frangenti hanno cambiato il corso della gara e probabilmente influito anche sulle decisioni: quella della concessione del rigore per esempio (Helgason tocca con la punta del piede la suola di Meggiorini oppure no e con quale intensità?): “Nemmeno con il microscopio” e, anche dell'indicazione del Var sulla necessità di ripetere il rigore.

Interpretazione controcorrente da parte del direttore anche della questione dell’ammenda e sulla lettura che ne è stata data, tendenzialmente orientata a descriverla come un pericolo scampato. Corvino ha spiegato che la decisione del giudice è in relata in linea con i precedenti, a partire da quello di Crotone-Benevento dell’ottobre scorso quando, a inizio gara, un petardo esplose a una decina di metri proprio da Contini (allora con i calabresi) provocandone un leggero stordimento. Allora la decisione del giudice fu di comminare una multa da 10mila euro ma, ha fatto notare Corvino, in quell’occasione si trattò di un lancio sul terreno di gioco e non di una esplosione avvenuta tra spalti e tabellone pubblicitario.

Bisogna però dire che i due episodi, per molti versi analoghi a partire dal coinvolgimento di Contini, differiscono in un elemento importante: a Crotone il portiere rimase in campo mentre a Vicenza è stato sostituito creando uno scenario di ulteriori strascichi successivi al fischio finale dell’arbitro e di conseguenze più pesanti rispetto a una multa, quelle cioè di una chiusura totale o parziale dell’impianto. Del resto era stato lo stesso presidente, Saverio Sticchi Damiani, a commentare a caldo: “Il gesto di uno non può danneggiare una intera, meravigliosa tifoseria, non è giusto”.

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