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E' un Lecce formato trasferta: segna Ariatti, Cesena KO

Al 27' della ripresa la stoccata vincente su cross di Angelo. Il Lecce vince 1 a 0, ma potrebbe dilagare. Nel finale Valdes sciupa un'occasione d'oro per eccesso di egoismo. E ora la sfida di Mantova

La politica dei piccoli passi per fare grandi falcate. Dove i piccoli passi sono quelli del gioco, le cui azioni sono in lieve rialzo, e le grandi falcate i numeri, ora eccellenti. Senza deliziare la platea o mettere a segno reti a grappoli, il Lecce di mister Papadopulo riesce comunque a sorridere guardando la classifica che s'è contratta come una fisarmonica. La vetta è di nuovo lì, giusto ad un passo. Concretezza senza fronzoli come arma vincente e gestione autorevole del cammino esterno come caratteristica. Non puzza di "caso" il dato statistico: 17 i punti lontano dal "Via del Mare", cinque le vittorie esterne. Ormai è assodato, il Lecce gira meglio fra gli spazi ampi, quelli offerti dalle squadre costrette a fare risultato fra le mura amiche. Ma era una tappa che Papadopulo temeva, quella di Cesena. La prognosi dei romagnoli è riservata, ma si sa, per miracolo della fede si può venire a galla da uno stato di coma da un momento all'altro. L'allenatore del Lecce paventava il timore che l'avversario schiudesse le palpebre proprio in questo martedì serale di calcio, un pastone di Champions League e recuperi di serie B. E prima ancora di scendere in campo a Pisa, già aveva dipinto la trasferta di Cesena con gli stessi tratti drammatici di un passo dell'Inferno dantesco.

Nessuna bolgia, in realtà. I limiti dell'avversario sono talmente evidenti che ne guadagna in estetica il Lecce. La novità di giornata? Meno lanci lunghi del solito, con il Tir che va a recuperare palloni a centrocampo per poi dialogare con Elvis, e più impeto sulle fasce, con Angelo e Ariatti molto larghi. Peccato che il primo abbia un buon piede per i cross, ma difficoltà a saltare l'uomo ed il secondo facilità a saltare l'uomo, ma difficoltà a crossare. Finirà con un onorevole compromesso: lancio di Angelo, zampata di Ariatti. Uno a zero, non senza polemiche per un presunto fuorigioco. E' il 27'esimo della ripresa al "Manuzzi". Da lì in poi, il Lecce potrebbe dilagare, ma non lo fa per una forma di comprovata idiosincrasia nei confronti dei risultati di manica larga. Ecco, se c'è una cosa che turba, è questa incapacità nel chiudere le gare al momento opportuno. Ne deriva un patema sottile, come un lacerante stato d'ansia continuo. Hanno incitato e tremato i 300 sostenitori andati a seguire la sfida. C'è quel precedente del Grosseto, e il pareggio al 90 esimo del Pisa è roba fresca di tre giorni.

Ma il Cesena non ha né la fiducia incondizionata nel futuro del Grosseto, né la carica agonistica del Pisa, e i salentini hanno gioco fin troppo facile, e senza strafare. Eppure, il primo tempo si apre con qualche rischio di troppo, che con l'ultima della classe si potrebbe e dovrebbe evitare. C'è in particolare un Vascak indemoniato, fra i bianconeri, che davanti alla sua ex vuol fare la figura da fico. Per un paio di volte brucia tutti sulla destra e scalda le mani di un pronto Rosati. Poi però il Lecce cresce, prende le misure e come già accaduto in toscana sotto la Torre Pendente, s'impossessa del centrocampo. Peccato che per andare al tiro peni un po' troppo. Nella ripresa la superiorità è evidente. Papadopulo vuole i tre punti e dietro Tiribocchi e Abbruscato mette Valdes, per la felicità di chi sogna il tridente pure di notte. Le occasioni fioccano, ma fra tre bomber bisogna attendere la stoccata di un'ala come Ariatti. Nel finale, quando ormai c'è anche Tulli per Abbruscato, Valdes fa l'egoista e cerca di smarcarsi tutto il Cesena. Mezzo Lecce è appostato in area in attesa del suo assist per realizzare da posizione facile, facile, ma il "pacarito" ci mette le ali come la bevanda e fra un dribbling e l'altro vola un po' troppo e con lui vola via anche l'azione. Papadopulo vorrebbe distruggere la panchina a calci, ma il triplice fischio che arriverà da lì a poco quieterà i tremori dell'irritazione.

Il Lecce coglie il massimo con il minimo, dosando le forze, e dedica questa vittoria ad Antonio De Giorgi, l'aiuto magazziniere morto folgorato per l'abbattimento di un fulmine sul "Via del Mare" il 1° novembre scorso. Fu in occasione di questa sciagura che la trasferta a Cesena venne rinviata. Sabato terza trasferta di fila, in casa del rognoso Mantova. Torneranno all'appello anche Munari e Giuliatto. Per Papadopulo, dopo la penuria delle prime giornate, è il momento dell'abbondanza. Dovrà solo scegliere quali carte giocarsi per cercare di raggranellare altri punti d'oro.

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