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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il Lecce corre e tira, lo Spezia aspetta e vince

Un discreto e sfortunato Lecce messo sotto nel finale dai liguri a causa di una gaffe difensiva. Poteva essere il giorno della salvezza: si dovrà penare ancora

Lecce - Spezia 0-1
Rete: Varricchio al 37' del s.t.

"Sole sul tetto dei palazzi in costruzione, sole che batte sul campo di pallone", canta De Gregori. E sì che di sole sul "Via del Mare" di Lecce ne batte davvero tanto. Un po' meno sulla classifica dei liguri, che nel Salento sono scesi non a farsi i bagni di primavera, ma per un'immersione di punti ed un'emersione dalle zone a rischio. E alla fine così sarà. Un po' perché lo Spezia ha un Santoni in paradiso, che mette mani ovunque e tira i compagni fuori dai guai dall'inizio alla fine della gara. E un po' anche perché il Lecce dal campionato ha ormai poco da chiedere.

Finisce così che la squadra ogni tanto prenda sonno e si rilassi, e non solo davanti a Pavarini, dove sta mancando Cottafava (tegola doping, vicenda da chiarire) e dove oggi è mancato per squalifica anche Polenghi, ma anche lì davanti, dove le occasioni ‘fioccano come nespole', direbbe certo Biscardi, ma nessuno le raccoglie. Nasce così da una pennichella nel finale il gol di Varricchio che cambia metaforicamente la temperatura in campo e fa calare il gelo sullo stadio. La sua, di nespola, l'ha saputa raccogliere.

Lecce-Spezia presenta davanti ad uno sparuto pubblico, parte del quale ancora immusonito per la mancata vittoria nel derby, un volto piuttosto inedito. Pavarini, smaltita la squalifica, riconquista il ruolo da titolare, Diamoutene lo protegge in zona centrale, accanto a lui ci sono il redivivo Arrieta e Schiavi. A destra Papadopulo prova ancora una volta Vascak, che parte bene con qualche incursione lanciere della fascia, ma poi si perde come al solito e finisce per essere sostituito. In zona centrale, Zanchetta in regia accompagnato da un Munari in giornata "ni" e un Juliano volenteroso, ma non brillante; chiude il cerchio Giuliatto, come sempre generoso cavalcatore del lato sinistro. In avanti, così come accaduto a Bari, Valdes parte dalla panchina: Papadopulo riconferma Osvaldo a fare reparto con Tiribocchi, oggi prezioso in fase di rifinitura (diverse, importanti imbeccate partono dal suo piede), ma poco concreto in zona tiro.

Nello Spezia in difesa si vede un ex, Pecorari, che ha lasciato il Salento non senza qualche polemica con la tifoseria e che davanti al pubblico di un tempo ci mette l'anima per fare reparto e difendere il risultato. Ma il vero eroe spezzino, come anticipato, è Santoni. Vola ovunque può volare e quando proprio non ci riesce, soffia sulla palla e la spinge sulla traversa. Con quel cognome, qualcuno lassù lo deve amare davvero. La gara parte che non è un granché e spesso non mancherà l'elogio all'inutile lancio lungo. I raggi solari battono sui crani, si suda e si boccheggia, la palla naviga qua e là a ritmi blandi. Però il Lecce ha qualche arma in più, e si vede. Al 4' Vascak sfugge sulla destra correndo per una cinquantina di metri, entra in area, crossa per Tiribocchi, la difesa libera in extremis. Risponde due minuti dopo lo Spezia: Gorzegno affetta l'area leccese e cede a Guzman, Pavarini fa buona guardia.

Passa appena un minuto, ed Osvaldo ne inventa un paio delle sue, di quelle incredibili: una bellissima, una bruttissima. La prima è una serpentina, palla incollata al piede, in piena area ligure che lascia di sasso tutta la difesa. Sembra il Maradona dei tempi migliori. La seconda è il tiro che ne viene fuori. Davanti a Santoni cicca completamente e spara sul fondo a destra invece che in fondo al sacco. E piomba l'incubo Toffoli. Al quarto d'ora ancora Lecce. Vascak, prima di terminare le energie, prova un'altra incursione: parte da destra, si accentra e vede Osvaldo. Il servizio è ottimo, il tiro altrettanto, teso e angolato al punto giusto. Ma Santoni ha una calamita nella mano sinistra e riesce addirittura a bloccare il bolide senza l'ausilio della destra, semplicemente distendendosi in tuffo. Ci sono giornate che nascono così.

Minuto 19: lo Spezia avvisa che in fin dei conti sta giocando pure lui. Varricchio in piena area si libera di Diamoutene e gira verso la porta, ma Pavarini è lesto a respingere. Al 26' ancora liguri in avanti. Questa volta è Guzman a liberarsi da limite, il suo tiro è teso, il portiere leccese lo intercetta e allontana il pericolo. Al 31' dubbi su un entrata di Pecorari in area. Tiribocchi buca per vie centrale la difesa con un assist filtrante intercettato da Osvaldo, che parte verso l'area ed è ostacolato in scivolata dal difensore spezzino. L'argentino fa una piroetta in area e cade per terra, ma per Dondarini non c'è alcun contatto. La moviola non chiarisce del tutto. Si arriva così al 42': Tiribocchi ripete la stessa, identica operazione precedente, solo che questa volta il pallone carambola fra i piedi di Juliano: Santoni esce alla disperata e respinge il tiro ravvicinato del brasiliano. Nel finale, ancora Lecce. Punizione da 35-40 metri. Praticamente non lontano dal cerchio di centrocampo. Sulla palla va lo specialista, Zanchetta, che scarica un destro micidiale. Ma Santoni si distende e respinge. Amen. Tutti negli spogliatoi.

Nella ripresa Papadopulo testa Diarra. Rimane sotto la doccia Vascak. Ed è il Lecce ad farsi ancora una volta pericoloso. Anzi, pericolosissimo. I giallorossi conquistano al 9' una punizione dal limite. Inutile dire chi si presenta ed inutile dire chi si oppone. Il tiro del capitano leccese è un capolavoro, una pennellata sotto l'incrocio che manco "Pinturicchio" Del Piero. La risposta dell'estremo difensore avversario si rivela un'ancor più eccellente opera d'arte, un inno alla plasticità. I piedi si alzano dal suolo, la spalla s'inarca lievemente, il guanto destro intercetta la sfera sotto la traversa. Zanchetta stenta a crederci, scuote la testa, mormora qualcosa, come diavolo ha fatto.

Il Papa non ci sta, vuole i tre punti e prova forze fresche. Entra così Valdes, gli lascia spazio Juliano, in sostanza innesta il tridente. E proprio dalla classe cristallina del cileno parte al 16' un tiro destinato ad avere migliori fortune, a conclusione di un'efficace manovra corale. Ma la palla sbatte contro la traversa e saluta la rete rimbalzando in campo. Nel "Via del Mare" si inizia a pensare al malocchio. Poi, il solleone inizia a mietere vittime. I giocatori rallentano ancor di più il ritmo, Osvaldo è richiamato in panchina per dare spazio ad un'altra punta, Tulli. Del quale si ricorderà in questa gara solo un giallo al 33'. Dopodiché, la botta che stordisce lo stadio.

Dopo 37 minuti di nulla totale dall'inizio della ripresa, lo Spezia passa in vantaggio. Padoin serve Varricchio che scatta sul limite del fuorigioco, saltato per il rientro tardivo di Arrieta. E con la difesa in bambola, l'attaccante spezzino si ritrova davanti a Pavarini, che prova una disperata uscita, ma viene aggirato. Oplà, palla in rete, Spezia in lacrime per la gioia e gara praticamente chiusa qui. Non sempre chi semina raccoglie.

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