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Il Lecce sprofonda nei suoi limiti. Ora è vera crisi

Difesa molle, scarsa personalità, zero idee. Il Cagliari chiude la gara in 45 minuti con Ribeiro e Biondini. Mister Di Francesco resta al suo posto, ma parte della squadra sembra non seguirlo

LECCE - Nel personalissimo girone dantesco in cui il Lecce è sprofondato, non c'è nulla da salvare. La bella prestazione di Bologna e un discreto primo tempo contro l'Atalanta sono lontani anni luce. La partita di oggi, contro il Cagliari che ci si aspettava - cinico, ordinato, tecnico - , è la fotografia esatta di cosa sia adesso la formazione giallorossa: una nave alla deriva, con il comandante che indica la rotta e una parte dell'equipaggio che guarda altrove, chissà dove.

Non è una spaccatura, al momento, ma Di Francesco in sala stampa non le manda a dire: senza dedizione alla causa non ha molto senso parlare di tattica. Del resto prendere gol al primo affondo - è questa la condanna infernale - può essere una questione di modulo fino ad un certo punto. Il tecnico abruzzese non nasconde la delusione per la mancata risposta caratteriale che aveva sollecitato ma non si tira indietro rispetto alle sue responsabilità. Sa che l'allenatore è sempre il primo a pagare anche se, per il momento, continua a godere dell'appoggio di Cipollini, Osti ed evidentemente della proprietà.

Dopo la terza sconfitta casalinga consecutiva, la società non vuole infatti mettere in discussione il tecnico al quale ha affidato un compito mica facile: ottenere la salvezza all'esordio in A con una squadra fatta di tanti prestiti e di elementi di una certa età - Di Michele, Giacomazzi, Oddo - che, se da una parte garantiscono esperienza, dall'altra palesano limiti di tenuta atletica contro avversari di ben altra situazione anagrafica.

Lo si era scritto, molto prima del via del torneo. Perché al Lecce riesca il miracolo, ci vorrebbe una complicata concatenazione di fattori, ma i riscontri, al momento, sono tutt'altro che confortanti: qualcuno va per conto suo, qualcuno non va proprio nel senso che nemmeno si vede in campo, ma proprio nessuno sembra avere il carisma per poter prendere in mano le redini di una squadra ad un passo dallo sbando.

Primo tempo: Due tiri, due gol. Ribeiro e Biondini condannano il Lecce ad una missione impossibile.

La prendo io o la prendi tu? Sulla base di questo dilemma che attanaglia la difesa giallorossa, il Cagliari costruisce cinicamente un doppio vantaggio che taglia le gambe e offusca la lucidità mentale. Le modifiche allo schieramento introdotte da Di Francesco non portano i benefici sperati. Cuadrado, esterno destro di centrocampo, preferisce intestardirsi nell'uno contro uno piuttosto che cercare la profondità mentre Mesbah, dall'altra parte si muove con troppa circospezione e quando ha la possibilità del cross, ritarda la rifinitura.

E' Di Michele, come al solito, a farsi carico delle velleità offensive ed in un paio di circostanze non è nemmeno assistito dalla fortuna: al 22' salta l'uomo con un guizzo ai limiti dell'area di rigore, si spinge sul fondo e mette al centro un pallone sul quale Piatti non trova la coordinazione. Due minuti prima, una bella punizione di Mesbah era finita di poco al lato.

Intanto il Cagliari ne ha già fatto uno, esattamente al 10'. Dalla sinistra Cossu mette in mezzo un cross che rimbalza tra il portiere e la difesa e tutti restano a guardare tranne Thiago Ribeiro che indirizza verso la porta senza alcun tentativo di disturbo da parte di Brivio, tagliato alle spalle. Che il Lecce non sia sereno, si vede. Nel giro di due minuti vengono puniti col giallo prima Ferrario e poi Brivio, entrambi in ritardo sui rispettivi avversari.

Il signor Guida non usa lo stesso metro con i sardi, fino al giallo sventolato in faccia a Conti, sul finire del tempo. Il secondo gol è in buona parte la ripetizione del primo: cross ancora una volta da sinistra, una deviazione di Ferrario in tentativo di anticipo su Larrivey coglie impreparato Brivio e Biondini non può sbagliare a pochi metri da Julio Sergio. E per il Cagliari la partita si mette tutta in discesa.

Secondo tempo: dentro Pasquato e Corvia ma la musica non cambia. Al Cagliari basta controllare.

Il Lecce si ripresenta in campo con Pasquato e Corvia per Brivio e Piatti e proprio dai piedi del giovane di scuola juventina nasce prima una punizione che Agazzi toglie dal sette con una gran parata e poi un traversone un po' troppo lungo per Di Michele. Capitan Giacomazzi chiede il cambio per un risentimento muscolare e così a 16', con l'ingresso di Bertolacci, mister Di Francesco esaurisce le tre sostituzioni a disposizione. Sul taccuino dell'arbitro, dopo Pisano finisce anche Oddo. Il Cagliari aspetta nella sua metà campo, aggredisce i portatori di palla e colleziona tre calci d'angolo consecutivi e una mezza rovesciata di Conti fa venire i brividi ai tifosi giallorossi, già in preda al panico.

Il tecnico dei sardi, Ficcadenti, nel giro di pochi minuti effettua due cambi - Ibarbo per Thiago Ribeiro e Nenè per Larrivey - e la sua squadra continua ad occupare con ordine tutti gli spazi, esercita un dominio quasi incontrastato a centrocampo con gente del calibro di Biondini, Nainggolan e Conti e lascia che il Lecce si esaurisca nelle sue contraddizioni. Solo negli ultimi minuti, i padroni di casa arrivano davvero vicini al gol, con Corvia di testa e poi con Di Michele dopo una percussione di Cuadrado, praticamente assente per il resto della gara. Non il solo. Finisce, naturalmente, tra i fischi.

Adesso c'è la seconda pausa per gli impegni della Nazionale: sarà il caso che nello spogliatoio ci si guardi in faccia senza troppi giri di parole, un po' come si faceva un tempo. Di Francesco è l'allenatore, ha le sue idee e le sue maniere per impartirle. Fino ad ora sono state tutt'altro che convincenti ma immolarlo come l'unico responsabile potrebbe essere fuorviante. Anche l'allenatore, però, deve essere in grado di prendere veramente in mano la squadra e farla rigare dritto. La cattiveria agonistica che chiede ai calciatori deve tirarla fuori prima di tutto lui.

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