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“Reagiamo in nome di questa maglia”. Risorge la passione giallorossa

In cinquecento hanno risposto all'appello di Giuseppe Milli, storico tifoso del Lecce: "Basta restare in silenzio". Nessun rimpianto per la gestione Semeraro, nessun credito incondizionato per i Tesoro: "Aspettiamo i fatti"

LECCE – Riunire cinquecento persone, il 2 di agosto, quando ancora la luce del sole taglia l’orizzonte e si riflette sul mare increspato, può sembrare un’impresa. Ma non se il richiamo è quello della maglia giallorossa, non se a convocare l’adunata è un tifoso storico del Lecce, Giuseppe Milli, tra i fondatori dei “mitici” Ragazzi della Nord e avvocato impegnato – tra le altre cose - in alcuni procedimenti che vedono come imputati diversi ultras giallorossi. Un battitore libero che ha attraversato le generazioni del tifo leccese e che sa muoversi tra codici e legislazioni speciali come un tempo faceva sugli spalti. C'è il popolo della Nord ad ascoltarlo,  ci sono molti altri che di solito siedono in altri settori. 

Tre gli argomenti all’ordine del giorno nella serata dell’orgoglio leccese: l’era Semeraro, l’avvento dei Tesoro, il fronte della giustizia sportiva con un processo, necessariamente “lampo”, che dovrebbe decidere il destino del club salentino. Una sola la parola d’ordine, rispetto, e il filo rosso della passione che sembra partire da quella maglia numero 2 che è appartenuta a Michele Lorusso e che Milli esibisce come una reliquia davanti alla commozione dei presenti che subito scattano in piedi. E' ancora vivo, infatti, nella memoria di molti, il ricordo del calciatore che morì il 2 dicembre del 1983 in un incidente stradale insieme al compagno di squadra Ciro Pezzella.

“Dobbiamo alzare la testa in nome di questa maglia”, questo il peana intonato dall’oratore. L’applauso diventa boato. E poi giù, talvolta armato di clava, talaltra in punta di diritto. Nessun rimpianto per i 18 anni targati “Semeraro”, nessuna fiducia incondizionata alla nuova gestione – “l’unica cosa che conta sono i fatti” -, bagliori di speranza per il processo sportivo che si apre giusto domani e, di riflesso, fulmini e saette contra una parte della stampa, quella colpevolista.

Sospeso tra la mistica di una cerimonia e la ritmica di un’arringa difensiva, l’incontro è servito non solo a pungolare le coscienze tramortite dal pessimismo e dalla rassegnazione, ma anche a presentare una piattaforma rivendicativa alla famiglia Tesoro: al primo punto, l’impegno concreto a perseguire la strada del carnet, quell’espediente già adottato a Roma, Cesena e Bologna – e che ha avuto il via libera anche dall’Osservatorio sulle manifestazioni sportive – che consente di fatto di comperare due mini-abbonamenti (uno per il girone di andata, l’altro per quello di ritorno) senza passare dall’obbligo - mai digerito - della tessera del tifoso. Seconda priorità quella di stabilire una politica dei prezzi “veramente popolare”, fissata comunque sul livello medio della Lega Pro a titolo di risarcimento per i danni morali subiti dalla tifoseria in questi ultimi mesi e, infine, la cessazione di qualsiasi forma di ingresso di favore per la classe dirigente della città. Ad Antonio e Savino Tesoro l’onere della risposta.

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