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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Intervista al presidente: "Una grande squadra si costruisce per gradi"

I risultati recenti, l'impiego di Falco e il mercato, i conti del club, la questione stadio. Saverio Sticchi Damiani affronta i nodi venuti al pettine e dedica un pensiero a mister Corini, debilitato dal Covid

LECCE – Non c’è nemmeno un attimo di tregua per godersi il Natale. La serie B fino al 4 gennaio procede in apnea: ancora tre giornate prima della pausa invernale di due settimane. In casa Lecce l’atmosfera non è esaltante: due sconfitte di fila fanno rumore per un club blasonato, tanto più se non vinci dal 27 novembre e se una delle due è stata per 3 a 0, in casa, contro il Pisa, una buona squadra di categoria, non certo una corazzata.

Il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani, ha oramai accumulato sufficiente esperienza per sapere che nel calcio le analisi vanno sempre fatte a freddo e i conti alla fine. In questa intervista abbiamo fatto con lui il punto della situazione.

Riavvolgiamo il nastro partendo da Ferrara, dove il Lecce ha perso per 1 a 0 con la Spal. La reazione, dal punto di vista temperamentale e anche del gioco, la rassicura a sufficienza dopo la frustrazione per il tonfo col Pisa, che tra l’altro lei ha palesato apertamente?

“Sicuramente mi rassicura non solo la partita ma anche la consapevolezza che su 13 partite ne abbiamo sbagliate solo una e mezzo, con il Pisa e il 16 ottobre a Brescia. Dobbiamo essere lucidi, anche quando non vengono i risultati, senza drammatizzare e senza esaltarci quando le cose vanno per il verso giusto”.

Vincendo in trasferta col Chievo, praticamente un mese addietro, il suo Lecce si affacciava nella parte altissima della classifica, assaporando per qualche ora il primo posto. Oggi è ottavo, e proprio il Chievo con una partita in meno potrebbe scavalcarlo. È stato controproducente respirare così presto l’aria di alta classifica? Si può dire che la squadra abbia peccato di presunzione?

“Può darsi che dopo una partenza faticosa la rincorsa in cui ci siamo lanciati possa avere indotto un naturale rilassamento. Dopo aver recuperato un avvio così e così, abbiamo pensato di crearci una seconda difficoltà. Io mi auguro che possano presto finire queste montagne russe per attestarci su un rendimento costante”.

Senza portarla sul terreno del complotto, tanto non mi seguirebbe, non le sembra che di sviste a sfavore del Lecce se ne siano viste abbastanza in questo primo terzo di torneo?

“È vero, sono state diverse le sviste a nostro sfavore, però devo dire che si sono verificate per situazioni millimetriche. Io credo che in assenza di Var in serie B alla fine ci sia una sorta di compensazione naturale per cui spero che i prossimi errori siano a nostro vantaggio. Non puoi prendertela con nessuno in assenza della tecnologia che assiste la serie A: devo ribadirlo, si è trattato di situazioni davvero al limite”.

Alla chiusura della sessione estiva del mercato, ha gestito insieme al direttore Corvino due grane non facili: il malcontento di Mancosu e Tachtsidis. Dopo il chiarimento, entrambi sono stati tra i più positivi in fatto di rendimento. Resta il nodo Falco, che peraltro sembra di difficile collocazione tattica nei moduli che utilizza il Lecce. È plausibile l’ipotesi di una cessione?

“Tutti e tre i casi sono stati gestiti bene, tutti e tre i ragazzi si sono confermati molto professionali. Mancosu e Tachtsidis hanno poi giocato con continuità perché sono più congeniali al tipo di gioco deciso dal mister, mentre Falco è un calciatore che più si è rivelato più efficace a partita in corso. Ma questo dato di fatto non vuol dire nulla per il futuro: in una stagione le gerarchie possono cambiare. Il minutaggio di Falco, lo voglio dire con chiarezza, è legato esclusivamente alle libere valutazioni del tecnico. È folle pensare, come pure ho sentito dire, che lo si voglia preservare ai fini di una cessione. Se si volesse preservarlo allora non giocherebbe mai, perché ci si può far male anche in pochi minuti”.

Che mercato sarà quello invernale per il Lecce? Che in difesa ci sia bisogno di interventi appare assodato.

“Guardi, c’è un dettaglio che tende a sfuggire: abbiamo preso Dermaku con un investimento importante, siamo stati sfortunati perché ha avuto alla prima partita un infortunio muscolare, cosa che nella sua carriera non si è mai verificato. Da lì è iniziato un calvario che si è complicato anche con il Covid che ha contratto. Che la squadra andasse puntellata in difesa lo sapevamo bene e, infatti, abbiamo preso di lui, un potenziale titolare in serie A. Dobbiamo cercare di migliorare la rosa nelle poche cose in cui è carente. In una sola sessione di mercato Corvino ha fatto tantissimo, considerando il fatto che dopo una retrocessione bisogna quasi sempre fare una mezza rivoluzione: noi la stiamo facendo gradualmente perché il mercato è difficile, soprattutto di questi tempi. Una squadra forte si costruisce per step, non in un colpo solo”.

Presidente, con l’arrivo di Corvino che è persona esperta e abituata a una organizzazione molto rigorosa anche sotto l’aspetto organizzativo, lei ora è più libero di concentrarsi su aspetti gestionali e generali: cosa dice il bilancio, che aria tira tra i soci e quanto ancora si può resistere in queste condizioni così particolari a causa dell’emergenza sanitaria?

“Proprio ieri abbiamo approvato il bilancio al 30 giugno, che segna una leggera perdita per una serie di eventi eccezionali e di entrate transitate nel conto di quest’anno solo perché il campionato scorso si è protratto fino ad agosto. I numeri sostanzialmente tornano, la società è in salute: in questi cinque anni i soci hanno ripianato le perdite, non ci sono mai stati utili. Quando c’è la possibilità di un piccolo beneficio economico ne facciamo subito un investimento. I nostri conti sono in ordine, molti dei calciatori in organico sono di proprietà, abbiamo fatto investimenti importanti anche per il settore giovanile, rinnovato le palestre, realizzato un secondo campo di allenamento ad Acaya. Abbiamo di recente acquistato attrezzature per trattamenti speciali in modo da evitare che i nostri calciatori, quando necessario, debbano andare a curarsi altrove. Alcune sono già arrivate, altre arriveranno a breve”.

A che punto è, invece, la questione stadio che si trascina da almeno un paio di anni?

“Abbiamo partecipato al bando del Comune, siamo stati gli unici partecipanti e non poteva essere diversamente considerando che si tratta di impegni molto onerosi: aspettiamo solo l’ufficialità dell’aggiudicazione, dovrebbe essere questione di poco tempo”.

Non c’è immagine che non la ritragga con Marina, sua moglie. Sempre con lei in casa, spesso anche in trasferta. E anche quando lei ha abbandonato il suo posto, contro il Pisa, la sua consorte l’ha marcata a uomo.

“Lei è tifosa a prescindere da me, lo era suo padre e ha sempre avuto questa passione per il Lecce. Il fatto di avere il marito presidente del club l’ha portata a viverla in modo ancora più viscerale. Entrambi intendiamo questa fase della nostra vita come una parentesi al servizio della città e del territorio. Nel calcio a Lecce vediamo molto di più di un pallone che rotola. Entrambi sentiamo molto le pressioni e gli umori delle persone, della città. Per tornare alla gara contro il Pisa: sono sceso negli spogliatoi a seguire il resto della partita in tv perché avevo capito che le cose sarebbero andate male, mi era chiaro che eravamo lontanissimi dalla possibilità di riprendere in mano il match. E, devo dirla tutta, anche qualche commento di troppo che ho sentito mi stava infastidendo”.

Come sta mister Corini?

“Il Covid, nel suo caso, è sintomatico, è una infezione che lo debilita, eppure lui si danna l’anima per non poter stare con la squadra. Cerca di seguire tutto, per come può: grazie ai video monitora gli allenamenti, partecipa alle riunioni tecniche, scalpita. Mi dispiace molto a livello umano, cerco di sentirlo tutti i giorni. È chiaro che i risultati incidano anche sul suo umore, tenendo conto che in questo momento in cui è isolato”.  

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