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Appunti giallorossi. Perdere non è una tragedia, giocare male è peggio

Ha fatto più male la sconfitta o il modo in cui è maturata? La battuta d'arresto di Lumezzane impone una riflessione: il Lecce può divenire, con un atteggiamento mentale sbagliato, il peggior nemico di se stesso

LECCE – Non è vero che esiste un solo modo di perdere, come forse intendeva dire Franco Lerda, rispondendo piuttosto contrariato alla considerazione di un giornalista in sala stampa che gli aveva fatto presente che, invece, c’è modo e modo di uscire sconfitti dal terreno di gioco.

Analizzando a mente fredda la prima sconfitta stagionale del Lecce, battuto 2 a 1 da un tenace Lumezzane, bisogna distinguere tra quello che la partita ha significato di per sé e quello che, d’altra parte, rappresenta nel contesto del campionato. Il primo livello di disamina porta a conclusioni piuttosto nette: l’atteggiamento mentale dei giallorossi è stato di supponenza e la manovra prevedibile. A questi dati di fatto si sono aggiunte delle scelte operate dal tecnico che non hanno convinto, ma mancando la prova contraria, devono restare per onestà, al margine delle valutazioni: certo, tenere in panchina Vanin e De Rose, che a Pavia non avevano giocato, è sembrata una soluzione piuttosto complicata da capire.

Non sorprende quindi che il combinato disposto di tutti questi fattori sia stata una prestazione al di sotto della sufficienza, da tutti i punti di vista. La peggiore di questa prima parte di stagione. A differenza di altre partite in cui il Lecce aveva comunque stentato sul piano del gioco, a Lumezzane i giallorossi hanno denunciato una flessione preoccupante dal punto di vista agonistico, confermando alcuni segnali emersi già, tre giorni prima, a Pavia.

La consapevolezza di essere i più forti, del resto, può fare brutti scherzi, soprattutto se coniugata con una scarsa propensione al sacrificio. La Lega Pro nasconde sempre delle insidie. Al termine della prossima giornata, la dodicesima, quella in cui il Lecce riposerà, il vantaggio dei salentini potrebbe ridursi a “soli” tre punti: perché questo si verifichi, il Carpi – che ha già riposato - dovrebbe vincere a Chiavari contro la Virtus Entella.

La valutazione della singola partita però, e qui si passa al giudizio sul campionato fin qui disputato, non può prescindere da una premessa essenziale: Lerda ha fatto, come è stato scritto più volte, un lavoro eccezionale con un gruppo pieno sì di qualità, ma anche quasi completamente rinnovato e per di più in una fase di transizione societaria che si è prolungata più del dovuto. Nessuno sano di mente può, nemmeno dopo la debacle di Lumezzane, avere dubbi sulla leadership del Lecce. La capacità di mantenerla fino al traguardo finale, che è l'obiettivo obiettivo massimo ma anche -per il valore di questa squadra e le aspettative della società e dell'ambiente - allo stesso tempo minimo, dipenderà solo dalla tensione mentale che l’allenatore riuscirà ad ottenere dai suoi ragazzi.

Insomma, un campanello d’allarme deve essere valutato per quello che è e portare all’adozione delle opportune contromisure, senza generare psicodrammi: ci ragioneranno su, Lerda e i calciatori, alla ripresa degli allenamenti, fissata per domenica pomeriggio dopo che in un primo momento era stata programmata per lunedì. Forse il presidente Savino Tesoro, che negli spogliatoi di Lumezzane pare si sia fatto sentire molto a lungo, puntava a chiudere il campionato senza sconfitte, ma era preventivabile che la provincia calcistica italiana, finora succube davanti ad una superiorità a tratti imbarazzante, trovasse il guizzo per mettere al tappeto la corazzata. E probabilmente, a primavera, ripensando a questa gara, saremo in molti a dire: “Grazie Lumezzane”.

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