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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Lecce privo di fantasia nel centro del campo: per gli attaccanti poche soluzioni

La partita di Matera ha confermato la mancanza di un regista che "accenda la luce" proprio dove nascono le azioni. Con il passaggio al 3-5-2, deciso già dopo mezzora, la manovra è diventata più efficace: è una strada sulla quale insistere

LECCE –  Per sgombrare il campo dalle critiche il Lecce non può che ripartire dal gioco. Che ancora non s’è visto, se non per alcuni tratti, durante le tre gare disputate fino ad oggi. Partendo dalla base costituita dalla permanenza in giallorosso di tutti i protagonisti principali, o quasi, della scorsa stagione, era certo lecito attendersi qualcosa di più in fase di impostazione della manovra.

In sostanza sembra palese la mancanza di fantasia, di una luce che si possa accendere dando alla trama di costruzione sia efficacia che imprevedibilità. Accadeva anche lo scorso anno, non è una novità. L’arrivo di Filipe Gomes dovrebbe servire proprio a colmare questa lacuna e anche il recupero di Bogliacino può essere indirizzato nella stessa direzione.

Sebbene abbia ragione Lerda quando dice che il dibattito sul modulo resta fine a se stesso fino a che non sono i calciatori a interpretarlo, è anche vero che il 4-4-2 (o 4-2-4) non ha convinto: i due mediani restano vincolati a colpiti difensivi – e del resto Papini e Salvi lo sanno fare bene – e magari devono anche coprire gli esterni quando quest’ultimi sono in debito d’ossigeno. E se la lucidità viene meno proprio nel baricentro della squadra, è chiaro che diventa più complicato servire alle punte palloni giocabili.

Del resto la partita di Matera può essere considerata indicativa in questo senso: il passaggio al 3-5-2 dopo circa mezz’ora di gioco ha dato al Lecce un altro passo. Fino a quel momento i giallorossi avevano maledettamente sofferto il pressing sui portatori di palla, con Papini guardato a vista, mentre con una maggiore densità al centro (con Mannini spostato come interno e poi con Filipe Gomes nella ripresa), di certo i salentini hanno guadagnato metri e trovato una maggiore continuità nel fraseggio. E’ questa una strada sulla quale insistere: la “trasformazione” dei mediani in interni, quindi con compiti più offensivi, porta ad avere più soluzioni in chiave offensiva.

Un’alternativa, certo, può vedere anche l’impiego di un vero e proprio trequartista (Bogliacino, Miccoli) alle spalle degli attaccanti, ma quella con il capitano resta un’ipotesi di scuola perché il Lecce non può certo tenere in campo i tre attaccanti in organico – Miccoli, Moscardelli e Della Rocca – contemporaneamente. La linea offensiva è già sotto esame da parte dei tifosi: all’attivo c’è solo uno del brindisino contro il Barletta). Ma il problema è che le punte devono essere messe in condizione di far male in area di rigore e per questo è necessario avere una manovra più fluida.

Le attenuanti da concedere a Lerda non sono certo marginali, questa non è una premessa di circostanza: tra infortunati (D’Ambrosio, Bogliacino, Diniz), squalificati (Vinetot, Lepore) e arrivi last minute (Carrozza, Carini, Mannini, Filipe Gomes), è naturale che il cantiere giallorosso sia ancora lontano dalla chiusura. D’altra parte nessuna squadra è a punteggio pieno e il Catanzaro, per esempio, ha dovuto sudare sette camicie per avere la meglio del fanalino di coda, il Martina Franca, ridotto in nove uomini dopo due espulsioni. E fino ad ora non c’è stata una sola partita dall’esito scontato.

Bisogna essere concreti per vincere il campionato, costanti e non per forza sempre esteticamente belli. Ma il Lecce ha un organico che permette varie soluzioni tattiche e giocatori esperti che possono adattarsi senza particolari traumi a cambiare ruolo nel corso della stessa partita. E’ una squadra costruita per vincere, ma anche per convincere. E a questo compito non può sottrarsi.  

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