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Minuto di silenzio per la tragedia di Lampedusa: i tifosi del Lecce danno l'esempio

In alcuni stadi d'Italia oltraggiato il ricordo delle vittime del tragico sbarco della scorsa settimana: il numero dei morti è ancora ufficioso. Al Via del Mare, invece, i cori si sciolgono in un lungo applauso. E gli ultras del Barletta ricordano il crollo del 3 ottobre del 2011

LECCE – Lo hanno chiamato il minuto della vergogna. E forse, questa volta, non è una frase fatta, di quelle da spendere in circostanze solenni. Oltraggiare il ricordo delle centinaia di vittime dello sbarco di Lampedusa è stata una trovata idiota. Purtroppo è accaduto in molti stadi d’Italia dove alcune tifoserie si sono rese protagoniste di atteggiamenti beceri: dai veronesi a Bologna agli juventini, passando per i laziali, ma nemmeno nelle serie inferiori sono mancati episodi a di poco imbarazzanti.

Non è in gioco, infatti una questione ideologica, per quanto il tentativo giustificazionista qualcuno prova sempre a farlo: non si stava discutendo, infatti, dell’opportunità di politiche dell’immigrazione più restrittive oppure, al contrario, più permissive, ma ci stava fermando per 60 secondi – sarà banale? Forse, ma tutte le società organizzate hanno sempre avuto le loro liturgie – semplicemente per onorare le vittime di una tragedia senza precedenti: madri e bambini, uomini e anziani in cerca di una speranza, vana e illusoria che fosse. Uno striscione di dissenso, di denuncia, di indifferenza motivato in qualsiasi modo, sarebbe stato certamente più coerente che un inno alla resurrezione di Cristo.

Chissà cosa passa nella testa di chi, forte dello spirito del gregge, si permette di fare ironia o dileggio davanti ad una disgrazie del genere: anzi, porsi troppi interrogativi significa cadere nel sociologismo più inutile. Purtroppo nella subcultura di alcuni mondi autoreferenziali esiste ancora la convinzione che il valore di una vita umana dipenda dal colore della pelle. Questa è la verità: se sei bianco ti rispetto, se tendi al nero al massimo ti ignoro, ma se resti a casa tua eviti di farmi incazzare.

barletta_tifosi-2Per fortuna che, ogni tanto, Lecce possa essere additata come un esempio: ieri, infatti, quando le squadre si erano disposte a semicerchio per osservare il minuto di raccoglimento, la Curva Nord - riaperta dopo quattro turni di squalifica per episodi già varie volte condannati senza riserve - stava dando la carica alla squadra con un coro ripetuto. Da un momento all’altro l’incitamento è cessato e l’applauso partito qualche istante dopo ha unito tutti i settori dello stadio, compresi i tifosi barlettani che fino a quel momento si erano distinti per una decina di petardi esplosi, alcuni dei quali lanciati in Tribuna Est.

A proposito dei tifosi ospiti, c’è da fare una menzione al grande striscione che così recitava: Aspettando giustizia per le vittime del crollo. Il riferimento, naturalmente, è al disastro di Via Roma del 3 ottobre del 2011 quando il cedimento delle strutture di una palazzina uccise cinque persone: quattro lavoratrici di un opificio e la figlia 14enne dei titolari. 

Ecco, sarebbe il caso che i fari delle telecamere e l’attenzione degli opinion leader, che ormai sul Lecce hanno steso un velo pietoso, tra calcio scommesse e violenze dopo la finale contro il Carpi, concedessero una chance ad una città che in termini di immagine ha pagato ben oltre le sue responsabilità.

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