rotate-mobile
Sport

Svanisce il sogno dell'Italia di Conte. Pellè, che pasticcio dal dischetto

La Germania conquista la semifinale dopo nove calci di rigore: pesano gli errori dell'ariete salentino e di Zaza, quando l'impresa era a un passo

LECCE - L'eliminazione dell'Italia dal campionato europeo lascia dietro di sè una scia di polemiche e di immagini forti, antitetiche per certi versi. Le lacrime di molti tra i calciatori, tra tutti Barzagli e Buffon, e i rigori sbagliati, soprattutto quelli di Zaza e Pellè.

Ci vuole davvero poco per svestire il ruolo dell'eroe e indossare quelli del bersaglio, in un paese in cui il calcio è religione di Stato. In fondo la squadra di Antonio Conte ha dato tutto, ben oltre le sue possibilità e le attese della vigilia, di cui in realtà nessun parlava con fiducia perché, bisogna dirlo, nel valore di questa squadra non ci credeva nessuno a parte Conte.

Invece è venuta la partita perfetta, contro il Belgio, e con essa un crescendo di entusiasmo culminato nella vittoria contro la Spagna agli ottavi di finale: l'esaltazione dello spirito di gruppo e della dedizione tattica degli Azzurri sono diventati il centro di gravità di tutti i commenti a margine della galoppata in Francia. Fino ad una lotteria di tiri dagli undici metri che sembrava, ad un certo punto, poter regalare all'Italia il sogno di una semifinale.  

Dal quasi anonimato a una sorta di delirio nazionalpopolare, perchè l'appetito vien mangiando così come la voglia di salire sempre sul carro dei vincitori. Ma la via verso la gloria si è interrotta all'improvviso e faranno sempre discutere la scelta di  Conte di inserire Zaza allo scadere del secondo tempo supplementare, solo per fargli tirare il rigore, e quella di Pellè di ingaggiare una guerra psicologica con Neuer, forse il miglior portiere al mondo, insieme naturalmente a Buffon che però ha 38 anni.

La provocazione dell'attaccante del Southampton - ti faccio il cucchiaio, o scavino, simulato con la mano poco prima della rincorsa fatale - è parsa fuori luogo, temeraria, quasi oltraggiosa. Per carità, le sfide si vincono anche sul filo dei nervi, ma, alla resa dei conti, quella pantomima si può leggere, col senno del poi, come una manifestazione di timore davanti a un mostro sacro che non ha fatto una piega e anzi, ritardando al massimo il tuffo laterale, ha costretto l'attaccante ad esasperare l'angolazione del tiro. 

Era salentina la denominazione di questa nazionale che stava per scrivere un capitolo esaltante, ma come ha detto Barzagli, di un'impresa solo sfiorata non rimarrà traccia. Da domani l'Italia è in mano a Giampiero Ventura, l'allenatore che prese il Lecce in serie C e lo portò nel giro di due anni in serie A, all'inizio della gestiona della famiglia Semeraro.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Svanisce il sogno dell'Italia di Conte. Pellè, che pasticcio dal dischetto

LeccePrima è in caricamento