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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Riparte Calcio senza confini, torneo dell'integrazione

Terza edizione dell'appuntamento presso l'ex Opis. Fino all'estate si corre dietro a un pallone per battere i due volte campioni del Montenegro e per dimostrare che la convivenza è più che possibile

LECCE - Due gironi all'italiana e poi eliminazione diretta fino alla finalissima. Inizia domani, all'ex Opis di Lecce, la terza edizione di Calcio senza confini, torneo a 9 contro la discriminazione. "Chi è razzista non si diverte", è la parola d'ordine che spadroneggia in campo come in tribuna. Si affronteranno otto squadre per ciascun girone: ci saranno i vincitori delle prime due edizioni, i campioni del Montenegro ma anche il quotatissimo Brasile, una squadra in rappresentanza della comunità albanese di Lecce, i ragazzi di Afrika Unite e quelli del Senegal oltre alla formazione che rappresenterà gli studenti Erasmus dell'Università del Salento. Tutti ragazzi che vivono, lavorano o studiano nel Salento e che, grazie anche a questo torneo dimostrano quanto di buono sia stato fatto in tema di convivenza civile e di dialogo tra culture.

"Calcio senza confini - scrivono gli organizzatori dell'agenzia culturale Bfake - riparte dalle buche a centrocampo, dalle partite, dalle squadre, dal pubblico, dai bambini, tra un calcio al pallone e uno al razzismo, tra sudore, fango, polvere, tra ovazioni e risate, tra sport sociale, divertentismo e cultura alternativa. Riparte dagli entusiasmi delle emozioni regalateci e da quelle che ancora dovrà regalarci. Dalla cooperazione internazionale che quest'anno si è realizzata in Gambia, contribuendo alla costruzione di una scuola elementare". Il torneo è autofinanziato, il campo è messo a disposizione dall'Asl di Lecce.

Lo sport, in fondo, diventa in questo torneo che proseguirà fino all'inizio dell'estate, solo un pretesto per la diffusione dei valori sociali dell'integrazione e del rispetto, contro la "vulgata" che esalta il confronto in campo come competizione estrema e sopraffazione dell'avversario. Certo, nessuno ci sta a perdere, ma non sono tollerati eccessi né verbali né fisici. E mentre diciotto ragazzi inseguono la palla sul campo che non è propriamente un tavolo da biliardo, tutt'intorno musica e divertimento. Un'esperienza dal basso che ha molto da insegnare ad appuntamenti più istituzionali e più sponsorizzati.

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