rotate-mobile
Sport

L'uomo del fiume è tornato. Ritratto di un personaggio a parte

Sono stati mesi lunghi e difficili per Serse Cosmi, lontani da un calcio che è il suo mondo. Dopo le amarezze e gli esoneri di Livorno e Palermo, la sua storia ricomincia dal Salento. Con la passione di sempre: "Non vedo l'ora di iniziare"

 

L’uomo del fiume è tornato. Sono stati mesi lunghi e difficili per Serse Cosmi, lontani da un calcio che è il suo mondo. Dopo le amarezze e gli esoneri di Livorno e Palermo, la sua storia ricomincia dal Salento. A Lecce l’allenatore perugino trova la possibilità di riprendere, di ripartire da una città e una squadra che in fondo gli appartengono, dove il calcio e la vita vanno da sempre a braccetto e dove le grandi imprese rimangono scritte sui muri dello stadio, con orgoglio e passione. “Ho dato subito la mia disponibilità – commenta– e non vedo l’ora di iniziare”.
 
Serse Cosmi, neo-allenatore dei giallorossi è conosciuto anche come “l’uomo del fiume”, che è anche il titolo della sua autobiografia, Un libro in cui il tecnico di Perugia si racconta, con grande umanità e semplicità. Il padre Antonio, grande appassionato di ciclismo, lo chiamò Serse in onore di Serse Coppi, fratello di Fausto, scomparso in un incidente a soli 28 anni. La sua è una storia di un uomo che si è fatto da solo usando armi come sensibilità e intelligenza, genuinità e coerenza, rispetto dei valori e delle persone, lavoro e tenacia. Già, perché c'è chi comincia a fare l'allenatore sulla panchina del Real Madrid e chi su quella del Bar Bruna di Ponte San Giovanni. Serse Cosmi è partito da lontano, la sua strada è sempre andata in salita, ma è solo sulle salite che sudi, soffri, piangi e incontri la vita.
 
Negli anni l’allenatore di Ponte San Giovanni è rimasto se stesso, l'impresa più difficile. Lui è sempre il figlio di Antonio detto "Pajetta", il fiumarolo del Tevere. È sempre la mascotte della Pontevecchio, il bambino che fabbricava striscioni e bandiere per tifare Perugia. È il maestro di attività motorie nelle scuole elementari e l'istruttore di nuoto. È l'accompagnatore di ragazzini nei centri estivi e il "personal trainer" in palestra. Dei suoi vecchi mestieri dice: "Ho ancora tutto dentro, sono fatto a strati che si sono sovrapposti e sedimentati".
 
Serse Cosmi è l'emblema di un calcio diverso, più vicino al cuore che ai soldi, fatto di quella passione forte che lui ha conosciuto e imposto come allenatore nel Torneo dei bar, nei campionati giovanili e dei dilettanti della Pontevecchio fino ai professionisti dell’Arezzo. Con la passione e la determinazione ha vinto tanto, ricetta che funziona anche in serie A. Lo accompagnano ancora le cose apprese su quel campo polveroso in riva al Tevere, dove è cresciuto e diventato uomo, dove ha affondato le radici del suo successo. Un successo che l’ha portato sino a uno dei templi del calcio mondiale: il “Camp Nou” di Barcellona, e poco importa se in quella tiepida serata di autunno (era il 29 settembre del 2005) la sua Udinese fu travolta dai gol di Ronaldinho, rimarrà una serata magica. Ora, però, è tempo di iniziare una nuova sfida, con la passione di sempre.
Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'uomo del fiume è tornato. Ritratto di un personaggio a parte

LeccePrima è in caricamento