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Male Chiellini, centrocampo surclassato. E con l’Uruguay è già spareggio

Nell'azione del goal della Costa Rica evidente la distrazione del centrale. Abate e Darmian non hanno impedito agli esterni avversari di tenere il baricentro alto e la linea mediana, nel secondo tempo, è caduta come un pugile a suon di cazzotti

LECCE - La tentazione è forte, vien quasi da dire: “Scusate signori, contro l’Inghilterra avete assistito a un gioco di prestigio. Una realtà illusoria che ha deformato i valori, ampliando oltremisura quelli dell’Italia e, di conseguenza, del suo allenatore”. C’è disorientamento, all’indomani del tonfo contro la Costa Rica: una sconfitta, meritata, che però lascia nelle mani degli Azzurri il loro destino. Martedì, ore 18, sarà infatti un vero e proprio spareggio. all'Italia va bene anche un punto.

La coppia di attaccanti formata da Cavani e Suarez mette già paura, soprattutto se è nella parte centrale della difesa che la nazionale italiana mostra il suo punto debole più evidente. Paletta era stato quasi crocefisso dopo la gara di esordio: il che, a dirla con onestà, equivale a sparare contro la Croce Rossa perché da un difensore con quelle caratteristiche non è che ci si potesse aspettare, contro le frecce britanniche, qualcosa di diverso da una partita di sofferenza e tanto mestiere. Ieri, invece, a deludere è stato Chiellini, che Prandelli ha riportato accanto a Barzagli: il livornese ha commesso un evidente errore di distrazione nell’azione del goal, dando a Ruiz la possibilità di colpire di testa indisturbato (tralasciando un rigore su Campbell). E Buffon – il cui rientro era stato accompagnato da un’aspettativa messianica del tutto eccessiva -, ha lasciato completamente scoperto il primo palo con un accenno di uscita poi rinnegato,

Più in generale, con il senno del poi è parsa sbagliata l’impostazione del match: l’adattamento alle caratteristiche dell’avversario ha prevalso sulla capacità di proposizione del gioco. In fondo, seppur con intelligenza, l’Italia avrebbe dovuto fare la partita e invece l’ha quasi sempre subita tanto che le conclusioni verso la porta di Navas si contano sulle dita di una mano, compresa una punizione di Pirlo. Spostare Darmian a sinistra (e Chiellini in mezzo) per consentire l’inserimento di Abate ha depotenziato l’esterno granata, che nella prima uscita del Mondiale era stato tra i migliori, e d’altra parte non ha impedito alla Costa Rica di tenere sempre alti i suoi laterali Diaz e Gamboa.

Tatticamente anche il centrocampo ha perso il confronto. Il solo Pirlo ha retto la sfida per poco più di un tempo, poi la maggiore tenuta di Borges, Bolaños e Ruiz ha fatto la differenza: i centroamericani hanno scientificamente atteso il calo fisico dei dirimpettai italiani. Che stessero meglio, sia dal punto di vista atletico che mentale, lo si era d’altra parte compreso fin dalle prime battute: la Costa Rica ha inaridito l’impostazione della manovra con l’avanzamento di tutta la linea mediana praticamente sulle soglie dell’area di rigore tanto che Pirlo è andato più volte a prendersi la sfera a pochi metri da Buffon.

E con una difesa alta ai limiti dell’incoscienza di zemaniana memoria, la squadra guidata da Pinto ha mandato 11 volte in off-side gli avversari. Senza la possibilità concreta del fraseggio che aveva incantato per la sua efficacia contro l’Inghilterra e senza poter scavalcare la densità in mezzo al campo con lanci lunghi giocabili (a parte un paio di intuizioni del solito Pirlo), l’Italia si è trovata con le armi spuntate e col fiato corto. Non sono serviti a nulla nemmeno gli ingressi di Cassano, Insigne e Cerci, animati certo da buone intenzioni ma inconcludenti anche nelle scelte più facili. Ma nel secondo tempo la squadra azzurra si è spenta a vista d’occhio e non ha saputo mai trovare un adeguato cambio di passo. Come se avesse smesso di credere che fosse possibile recuperare un goal alla Costa Rica. 

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