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Sabato, 20 Aprile 2024

L’omaggio della città a Beto Barbas: “All’uomo e al suo stile, oltre che al calciatore”

Oggi è prossimo ai 64 anni, ma nel cuore di tanti tifosi è sempre viva la sua lunga esperienza in maglia giallorossa. Il sindaco ha ricordato anche la “dignità e semplicità con la quale lui ha saputo raccontarci un momento di difficoltà che stava vivendo”

LECCE - Nell’Open Space di Palazzo Carafa il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha consegnato una targa a Juan Alberto Barbas, detto Beto, autentica leggenda del calcio leccese che ad agosto compirà 64 anni.

Nel 1985 arrivò nel Salento ancora inebriato di entusiasmo per la prima storica promozione in serie A: nelle due stagioni precedenti era stato il miglior calciatore straniero della Liga, con la maglia della Real Saragozza e nel Lecce confermò la fama che lo aveva preceduto fino a una separazione, nel 1990, che lo colse di sorpresa. L’ex numero 8 giallorosso è in Italia da alcuni giorni, nell’ambito di una serie di iniziative promosse da “Salento Giallorosso”. Alla cerimonia ha partecipato anche una delegazione della Primavera, di cui facevano parte anche mister Federico Coppitelli e Javier Chevanton, suo collaboratore tecnico. 

La storia di Barbas calciatore è sotto gli occhi di tutti, vantando anche 33 presenze con la nazionale maggiore dell’Argentina, meno nota è quella dell’uomo che è sempre rimasto profondamente legato alla città di Lecce e che ha dovuto fare i conti anche con periodi piuttosto complicati: nei primi mesi della pandemia da Covid 19, fece clamore una sua intervista al più importante quotidiano argentino, il Clarin, nella quale spiegava le difficoltà economiche che doveva affrontare non percependo più lo stipendio di allenatore delle giovanili della squadra di Terza Divisione con cui collaborava allora.

A quella fase complicata attraversata da Barbas  si è riferito Salvemini in un passaggio del suo intervento: “Dietro questo legame profondo fra un ex calciatore e la città – ha detto il sindaco Salvemini – non ci sono soltanto gli indiscutibili e straordinari meriti sportivi, ma c'è il modo col quale lui ha vissuto e abitato la città lasciando un'impronta umana di attenzione, rispetto, sportività, stile e sobrietà che sono valori fondamentali senza i quali le esperienze passano ma non lasciano molto di più. Celebriamo oltre che il campione l'uomo anche nella straordinaria dignità e semplicità con la quale lui ha saputo raccontarci un momento di difficoltà che stava vivendo. Non nascondersi davanti alle difficoltà non è da tutti, va oltre il rettangolo di gioco e ci fa sentire Barbas fino in fondo parte di questa comunità”.

“Amo Lecce e non la dimentico mai – ha spiegato Barbas che ieri sera è stato festeggiato anche dai tifosi nei pressi dello stadio – e anche quando sono a Buenos Aires parlo sempre di questa città bellissima, dove la gente è stupenda, e a chi mi dice che farà un viaggio in Europa, io consiglio sempre di venire qui. Ho fatto qui quello che dovevo fare, giocare a calcio, non so se bene o male, ma ho sempre cercato di lasciare una buona immagine come persona. Credo di esserci riuscito perché ogni volta che torno a Lecce trovo un'accoglienza incredibile”.

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