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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Costretto al trapianto di fegato, lo licenziano per "assenza ingiustificata"

È la controversa vicenda di un ex dipendente del "Ferrari" di Casarano, affetto da grave malattia e sottoposto a delicato intervento, reo di essere mancato per più di tre giorni dal luogo di lavoro. Cisal interpella le istituzioni

CASARANO - Licenziato senza preavviso perché responsabile di "assenza priva di valida giustificazione" per più di tre giorni. Peccato che il malcapitato, L.T.P, un dipendente Asl in servizio presso l'ospedale "Ferrari" di Casarano, fosse reduce da un delicato trapianto di fegato per epatocolangiocarcinoma su cirrosi hbv correlata (un tumore maligno al fegato) e, quindi, alla prese con il rapporto perenne con gli esiti di un intervento certamente impegnativo sia sotto il profilo fisico che psicologico.

È il segretario provinciale della Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori (Cisal), Giovanni D'Ambra, a sottolineare per conto dell'uomo alle autorità regionali e sanitarie un'attenzione a quella che descrive come una vicenda "assurda", che "rischia di vanificare, per le delicate condizioni di salute psico-fisiche del dipendente, l’esito stesso del trapianto di fegato cui è stato sottoposto".

Sul banco degli imputati, dunque, le "gravissime incompetenze" riscontrate nella gestione di questo caso, che hanno di fatto portato a questo procedimento disciplinare. La vicenda ha preso il via circa sei anni fa, quando all'uomo è stata diagnosticata la malattia, con il trapianto di fegato resosi necessario per scongiurare il rischio di perdere la vita nel giro di poche settimane.

Dopo la travagliata prima convalescenza, l'uomo, è stato visitato dalla commissione medica di verifica del ministero dell'Economia e delle Finanze, unico organo deputato a valutarne le condizioni. Quest'ultima ne ha dichiarato la non idoneità al servizio per circa un anno, con certificazione medica, spiegando che sarebbe toccato sempre alla stessa richiamarlo per ulteriori verifiche.

Sulle sue condizioni di salute si è espresso poi il collegio medico dell'Asl leccese che, nel gennaio 2011, ha giudicato l'uomo per altri sei mesi totalmente inabile al lavoro. Sottoposto a nuova visita l'Asl ha dichiarato l'uomo circa un anno dopo "permanentemente non idoneo alle mansioni del suo profilo di appartenenza", ma "idoneo a mansioni equivalenti di natura amministrativa" (tanto che successivamente è stato assegnato ad un lavoro di ufficio).

Nell'aprile 2012, il paziente scrive al collegio medico dell'Asl, ricordando che il giudizio sul caso sia esclusivamente di competenza della commissione medica ministeriale e attendendo in maniera vana la convocazione.

In questo caos di pareri, l'Asl ha contestato l'assenza ingiustificata dal servizio dell'uomo dal giugno 2011 al 23 settembre 2013, annunciando l'avvio di un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Egli ha contestato la decisione, ricordando di aver rispettato in pieno quanto stabilito dalla Commissione medica di verifica del Ministero. Nella contestazione, l'uomo ha chiarito che non è seguita da parte degli organi preposti pratica attuazione nei tempi prescritti di quella indicazione.

D'Ambra chiarisce come l'ex dipendente, "persona umile e buona" che, nel corso della sua vita lavorativa ha sempre dimostrato attaccamento al servizio e ai doveri, ha "avuto solo la sfortuna di ammalarsi nell’esercizio delle sue funzioni di una bruttissima malattia". Ora questa persona, che oltre a dover convivere per sempre con una delicata e comunque precaria situazione di salute per l’acquisizione giornaliera di farmaci antirigetto e salvavita, da quasi due mesi non dorme più di tre ore a notte, in un evidente stato ansioso-reattivo, con ricorrenti vuoti di memoria".

"Siamo proprio sicuri che questa persona - si chiede D'Ambra - riuscirà a superare l’infamia del licenziamento? Una persona normale a cui giunge una tale decisione è presa dalla disperazione più totale. Immaginiamoci per un trapiantato di fegato".

Il segretario provinciale Cisal evidenzia come dal presidente della Puglia, Nichi Vendola, e dall'assessore alle politiche della Salute, Elena Gentile, ai quali era stato richiesto l’intervento del Nucleo ispettivo regionale, finora è giunto solo silenzio. Lo stesso dicasi per il direttore generale dell’Asl Lecce.  

Intanto un avvocato di fiducia del sindacato sta opponendo, nei termini di legge, ricorso contro la decisione presa nei confronti dell'uomo. Ma quello che D'Ambra vuole ribadire è l'assurdità di una vicenda in cui sta pagando ingiustamente un lavoratore, che "non merita assolutamente una simile ed ingiusta vessazione".

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