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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L’accordo che sana Filanto, tra indiscrezioni e animi infuocati dei lavoratori

Nel corso dell'assemblea di domani i sindacati comunicheranno i 467 dipendenti l'ipotesi di compromesso raggiunta in Confindustria. Le prime indiscrezioni: copertura pari all'importo della cassa integrazione pregressa, mai autorizzata

CASARANO – Fiato sospeso per i quasi 500 lavoratori del gruppo calzaturiero Filanto che, da mesi, non ricevono un soldo in busta paga, né sotto forma di regolare stipendio, né in qualità di ammortizzatori sociali. La ‘bomba’ nelle aziende che compongono il cluster amministrato da Antonio Sergio Filograna è esplosa in seguito all’intervento di sequestro cautelativo messo in atto dalla Guardia di finanza che ha apposto i sigilli ai beni immobili della proprietà.  Bloccando anche i conti correnti e provocando l’effetto domino della mancata autorizzazione della cassa integrazione straordinaria.

La condizione salariale, all’interno delle cinque società del cluster, è variegata: tra chi non riceve il regolare salario dal mese di febbraio, esiste anche un gruppo di dipendenti che ha potuto contare gli ultimi soldi in busta paga nell’aprile 2013. Il buco “salariale” che, nei casi limite, ammonta a 5/6 mensilità è il nodo principale della matassa che gli ultimi vertici interministeriali (Mise, dicastero del Lavoro insieme agli esponenti della Regione Puglia) hanno tentato di sbrogliare. Vagliando persino l’ipotesi di coprire l’ammanco mediante l’attivazione di una cassa straordinaria retroattiva. Le maglie strette della legislazione vigente, e la particolare condizione del cluster in cui tre delle cinque aziende hanno presentato richiesta di concordato preventivo (Tomaificio, Zodiaco e Tecnosuole), pare aver fatto perdere le tracce di quell’analisi ministeriale.

Se gli esiti del versante romano rimangono ancora fumosi (ma c’è chi  ritiene quell’ipotesi totalmente naufragata), in sede locale un accordo sembra essere stato raggiunto. La prima intesa tra sindacati e azienda, scucita agli inizi di settembre, prevedeva l’anticipo di una mensilità per ciascun lavoratore , con un primo acconto immediato di 50 mila euro: tranche non ancora erogata.

Così le maestranze, logorate dall’ attesa di quella piccola boccata d’ossigeno, sono tornate a protestare già oggi, all’ingresso dell’ex impero Filanto. Picchettando i cancelli nella pretesa di ottenere quanto dovuto:  il saldo di un debito che complessivamente, secondo le prime stime fatte dai sindacati, dovrebbe ammontare a 3 milioni e mezzo di euro. Partendo dalla prima tranche per risalire, a ritroso, fino al punto in cui gli stipendi si sono bruscamente interrotti.

Eppure un accordo è stato nuovamente raggiunto proprio ieri sera, presso la sede di Confindustria Lecce: i termini rimarranno ‘top secret’ fino all’appuntamento di domani, quando i segretari di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil comunicheranno direttamente ai 467 lavoratori, presso l’auditorium del Comune di Casarano, l’ipotesi di accordo.

Prima di allora nessuno intende sbottonarsi, ma trapelano già le prime voci di corridoio che parlano di un presunto impegno del calzaturificio di Casarano a saldare le mensilità arretrate, mediante un atto transattivo: non totalmente, ma per un importo pari a ciò che i lavoratori avrebbero percepito con l’attivazione di quella cassa integrazione mai autorizzata.

Per quanto riguarda l’accesso agli ammortizzatori sociali, validi a partire dal 1° agosto, il gruppo di Casarano avrebbe già presentato richiesta per tutte le aziende, indistintamente. Le indiscrezioni su quest’ipotesi di compromesso saranno ufficializzate, o smentite, nel corso dell’assemblea di domani. Un appuntamento che, stando agli umori generali dei lavoratori, si preannuncia infuocato.

GALATI: "SERVE UN PIANO PER IL FUTURO"

A Casarano c’era anche il consigliere regionale di Sel, Antonio Galati che ha elogiato dei lavoratori “l’esempio di dignità e fermezza offerto anche oggi”. Lo stesso consigliere ha avuto un incontro con i vertici. “il confronto si è basato sul futuro occupazionale dei 469 addetti oggi appesi alla trattativa romana curata con tenace competenza anche in queste ore dall'assessore regionale al lavoro Leo Caroli, che sembra essere riuscito nel miracolo di aprire uno spiraglio nella muraglia normativa che non avrebbe consentito l'attivazione di nuovi ammortizzatori sociali.”

“Ma al netto di strumenti presto o tardi destinati a terminare – dice Galati - il management Filanto anche oggi ha dichiarato che il riassorbimento di tutte le maestranze è impossibile. Dal confronto serrato non è emerso un piano industriale degno di questo nome: la vaga promessa di riassorbimento di qualche decina di addetti, anche quando dovesse avvenire, lascia intatte le dimensioni del problema sociale e accresce le già forti perplessità per la mancanza totale di un progetto industriale e occupazionale di lungo respiro. La Filanto è un'azienda che al territorio ha dato molto, ma che ha avuto anche di più: una parte di questo debito, contratto nei confronti dello Stato, va saldato nei riguardi dei lavoratori. La Filanto deve dimostrare di avere piani seri, di partorire progetti di lungo respiro, di contrarre impegni precisi e verificabili”.
 

Galati è tornato a riproporre quel “piano a risposta multipla” già sollecitato prima dell'estate, da concertare con la Regione Puglia e tutti i livelli politico-istituzionali. “Esiste una pluralità di strumenti che possono essere messi in campo per la ricollocazione delle maestranze - ribadisce ancora una volta Galati - la Regione Puglia lavora da tempo su microcredito, autoimpresa, formazione professionale, Piano per il lavoro; altri strumenti, come gli accordi di programma, sono di competenza del Governo nazionale”. 

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