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Martedì, 16 Aprile 2024
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Il ricordo del carabiniere Angelo Petracca ucciso da rapinatori nel 1990

Originario di Casarano, fu ucciso a Ceglie Messapica in un conflitto a fuoco con una banda dopo un colpo alla filiale di una banca

CEGLIE MESSAPICA - Stamani, alla presenza del prefetto di Brindisi, Valerio Valenti, del procuratore della Repubblica, Antonio De Donno e delle massime autorità civili e militari della provincia, ha avuto luogo in Ceglie Messapica la cerimonia di commemorazione del carabiniere ausiliario medaglia d'oro al valor militare Angelo Petracca, caduto la mattina del 22 gennaio 1990 mentre assieme ai colleghi della stazione cittadina affrontava una banda di rapinatori che avevano preso d’assalto una filiale bancaria.

Alla cerimonia hanno partecipato i fratelli del militare scomparso, Massimo e Giuliana (nella foto sotto con il colonnello De Magistris e monsignor Pisanello), nonché una rappresentanza degli studenti degli istituti di Ceglie Messapica, e un folto numero di cittadini. Nel corso della commemorazione è stata data lettura della motivazione della medaglia d'oro al valor militare, sono stati resi gli onori ai caduti e deposta una corona di alloro nei pressi di una targa commemorativa già presente sul luogo dove cadde ferito a morte il giovane carabiniere, benedetta monsignor Vincenzo Pisanello, vescovo della diocesi di Oria.

La cerimonia si è conclusa con il saluto del sindaco della città, Luigi Caroli e con il discorso del comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Giuseppe De Magistris. Inatteso e molto apprezzato l’intervento di Ann a Argese, giovanissima  presidente del consiglio comunale dei ragazzi di Ceglie Messapica, che ha letto un suo commovente pensiero dedicato ad Angelo Petracca, caduto in difesa della comunità locale. Alla memoria del carabiniere ausiliario è dedicata anche la caserma che ospita la compagnia carabinieri di San Vito dei Normanni.

La storia di quel 22 gennaio del 1990

Angelo Petracca era nato a Casarano il 6 gennaio 1970, oggi avrebbe avuto 48 anni. Era un ragazzo alto un metro e 90, dal fisico possente, amico di tutti, mite, sempre sereno e solare, lo descrive una nota del comando provinciale dei carabinieri di Brindisi. È morto nell’adempimento del proprio dovere, alle 13.30 di 28 anni fa, in un giorno in cui era libero dal servizio, e si trovava in caserma a pranzare. Il senso del dovere, come racconterà poi il fratello Massimo, lo aveva indotto anche a non accogliere una sua richiesta di accompagnarlo a Bari ad un colloquio di lavoro.

Angelo Petracca-2Angelo Petracca non esitò un attimo a uscire dalla caserma assieme a due colleghi quando giunse la segnalazione della rapina. C’erano quattro uomini armati e incappucciati che stavano cercando di penetrare nella sede locale della Banca Popolare di Lecce, spianando pistole e fucili a pompa. Ceglie Messapica in quegli anni, come buona parte del Brindisino, era attraversata da tensioni legate al crimine: poco meno di un anno prima, era stato ferito il comandante di quella stazione carabinieri, il maresciallo Vincenzo Gallo, che era riuscito a sventare l’ennesima rapina in banca e a ferire e arrestare uno dei quattro rapinatori, nel corso di un violento conflitto a fuoco.

Il giovane carabiniere ausiliario ne era consapevole, ma quella mattina non esitò a indossare il giubbetto antiproiettile, a prendere la sua Beretta PM12 e a uscire per affrontare i banditi assieme al brigadiere Raffaele Iacuzio e il collega Oronzo Spagnolo. I rapinatori che erano rimasti all’esterno della banca aprirono subito il fuoco contro i tre carabinieri, mentre un complice cercava di sfondare con una mazza ferrata il vetro blindato all’ingresso della banca.

Il conflitto a fuoco

In quel frangente, il carabiniere Spagnolo, nello spostarsi per appoggiare la reazione del brigadiere Iacuzio, fu ferito gambe cadendo sull’asfalto, e contro di lui i banditi non esitarono a continuare a sparare. Il carabiniere ausiliario Angelo Petracca, per consentire al collega colpito di mettersi al riparo, abbandonò il suo riparo correndo allo scoperto e facendo fuoco con la mitraglietta contro i malviventi. Fu così che una scarica di pallettoni centrò al capo il coraggioso militare, abbattendolo.

I compagni racconteranno nelle ore successive che Angelo Petracca, pur ferito mortalmente, aveva tentato ancora di reagire con la sua arma automatica. Mentre la vita lo abbandonava, arrivò di corsa a coprirlo il brigadiere Iacuzio, il quale era rimasto senza munizioni ma, recuperata la PM12 del collega ucciso riuscì a mettere in fuga i banditi. Le raffiche della mitraglietta impugnata dal sottufficiale mandarono in frantumi i cristalli del lunotto posteriore e di una portiera anteriore dell’auto dei rapinatori, che decisero di battere in ritirata.

Le indagini

La rapina fu messa a segno nella sede provvisoria dell’istituto di credito. Per lavori nella sede di via San Rocco, la Banca Popolare all’epoca si era trasferita in via provvisoria in alcuni locali di via Sant’Anna. Un gruppo di rapinatori quel pomeriggio arrivò a bordo di una Lancia Thema, ovviamente rubata. Via Sant’Anna dista non più di trecento metri dalla stazione carabinieri. I testimoni e gli stessi militari superstiti descrissero bene i banditi che avevano aperto il fuoco: uno era alto e massiccio, ma tutti avevano i volti coperti dai passamontagna.

I sospetti si concentrarono su un soggetto di Ostuni, poi morto in un incidente in un cantiere mentre guidava una macchina da lavoro, e su un noto pregiudicato di Carovigno, ucciso non molto tempo dopo assieme a un giovanissimo complice mentre in auto si dirigevano con una terza persona a bordo verso l’ufficio postale di Casalini, frazione di Cisternino sulla provinciale per Ostuni. Ad attenderli c’erano varie pattuglie dei carabinieri: nel tentativo di sottrarsi alla cattura, l’auto dei banditi urtò contro una radiomobile che stava tagliandole la via di fuga, e ne nacque una reazione a fuoco in cui ci furono due vittime.

L’indagine sulla morte di Angelo Petracca finì poi in archivio, ma il caso si riaprì nel 2010 sulla base delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che aveva indicato un brindisino come uno dei banditi che la mattina del 22 gennaio 1990 aveva sparato contro i carabinieri. Ma anche il secondo filone d’indagine non ha dato esiti.

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