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Utilizzo di uno smartphone in sala operatoria, sei i provvedimenti disciplinari

A distanza di circa due mesi della conclusione dell’inchiesta dell’Asl di Lecce sul presunto caso dell’utilizzo di uno smartphone come fonte di luce in una sala operatoria dell’ospedale di Galatina (lo scorso 23 luglio a causa del guasto di una lampada  scialitica), arrivano i primi provvedimenti disciplinari

LECCE – A distanza di circa due mesi della conclusione dell’inchiesta dell’Asl di Lecce sul presunto caso dell’utilizzo di uno smartphone come fonte di luce in una sala operatoria dell’ospedale di Galatina (lo scorso 23 luglio a causa del guasto di una lampada  scialitica), arrivano i primi provvedimenti disciplinari. Sono sei, infatti, i dipendenti del nosocomio salentino destinatari di una sanzione che prevede la sospensione dal servizio (con relativo decurtamento dello stipendio).

Quindici i giorni di sospensione per il primario di ortopedia, Antonio Aloisi, assistito dall’avvocato Donato Mellone, cui è contestata una condotta negligente. Aloisi, medico stimato a livello internazionale e di grande esperienza, sarebbe uscito, secondo la contestazione, dalla sala operatoria prima della fine dell’intervento. Accuse ritenute assolutamente infondate dall’interessato e dal suo legale, pronti a ricorrere nelle sedi competenti (ricorso interno o al giudice del lavoro) per dimostrare l’assoluta correttezza del lavoro del primario.

Le altre sanzioni riguardano Antonio Perrone: 10 giorni di sospensione per comportamento negligente per non aver rispettato i protocolli previsti all’interno della sala operatoria. Stessa sanzione per Salvatore Mastria, per condotta reticente, così come due infermieri, Antonio De Razza e Vita Colazzo, sospesi per 5 giorni. I tre non avrebbero fornito notizie utili all’inchiesta avviata dalla Asl. Sanzionato anche Mario De Vito, il tecnico che avrebbe utilizzato lo smartphone in sala operatoria per fare luce. Nessuna sanzione, invece, per i direttori sanitario e amministrativo, e il dirigente del patrimonio.

A inizio settembre scorso era stata consegnata alla direzione generale la relazione della commissione d'inchiesta interna. Dalle deposizioni e dalle prove tecniche sul campo era merso che “la luce prodotta dalla torcia dei telefoni cellulari non apporta alcun vantaggio in termini di illuminazione del campo operatorio sia tenendo la lampada scialitica portatile accesa, sia a scialitica spenta”.

Restano non pochi dubbi su un caso che ha suscitato scalpore e perplessità, a cominciare dall’ormai celebre foto in cui una mano regge un telefono cellulare per fare luce durante un intervento chirurgico. L’impressione (condivisa anche dalla Procura di Lecce che ha chiesto l’archiviazione del procedimento) è che si tratti di un fotomontaggio. Tutta la vicenda del resto è strana, la sensazione è che si sia trattato di n caso montato ad arte per creare “un caso”. La lampada, però, è stata riparata (in realtà era stata sostituita da una mobile) è questo è un dato importante.

Sulla vicenda è intervenuto il presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Andrea Caroppo: “Manca uno strumento fondamentale per operare chirurgicamente in sicurezza e le sanzioni disciplinari vengono emesse a carico non di chi avrebbe dovuto provvedere, ma del personale che già garantisce i livelli essenziali di assistenza con spirito di abnegazione e nonostante turni massacranti. Un paradosso confezionato dalla Asl di Lecce contro gli operatori coinvolti nel caso della foto di un intervento a Galatina, in cui ci si faceva luce con un cellulare perché mancava la lampada scialatica”.

“Al di là della veridicità di quella foto –aggiunge Caroppo – non possiamo non constatare che il provvedimento sia diretto nei confronti di chi era evidentemente irresponsabile della mancanza dello strumento nella sala operatoria. Una lampada che mancava da ben due anni e che solo oggi è stata reinstallata nella struttura. Per questo, non possiamo che esprimere la nostra solidarietà nei confronti degli operatori destinatari della sanzione. Ovviamente i responsabili della carenza di apparecchiature adeguate nella sala chirurgica di Galatina sono stati esclusi da ogni gravosità”.

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